Terremoto devasta Haiti,
migliaia di persone tra le macerie

L'epicentro a 15 km dalla capitale Port-au-Prince.
Nell'isola vivono un centinaio di italiani.

 

13 gennaio 2010. - Un terremoto di magnitudo 7 ha devastato martedì pomeriggio - la notte tra martedì e mercoledì in Italia-, l'isola di Haiti. Il sisma, un vero e proprio sciame sismico che ha fatto registrare una decina di scosse nel giro di poche ore (la prima attorno alle 23 italiane), ha avuto il suo epicentro ad una quindicina di chilometri dalla capitale Port-au-Prince e ha provocato numerosi crolli di edifici. Nell'area colpita dal sisma, molto densamente popolata, vivono almeno 1,8 milioni di persone su circa 9 milioni di abitanti dell'intera nazione. Nella notte era anche stato diramato un allarme tsunami per tutto il quadrante caraibico, ma per fortuna non si sono avute ricadute e conseguenze in alcuno dei Paesi potenzialmente interessati da un'eventuale onda di rimbalzo e quindi l'allerta è rientrata.

MIGLIAIA SOTTO LE MACERIE - Per un bilancio delle vittime è ancora troppo presto, le informazioni, anche a causa della rete delle telecomunicazioni andata completamente in tilt, arrivano con difficoltà. Quello che è certo, però, è che migliaia di persone sono rimaste sepolte sotto le macerie e i soccorritori stanno cercando di estrarne vive quante più possibile: gli Stati Uniti, che fin dall'inizio hanno monitorato da vicino la situazione, parlano di un probabile elevato numero di morti. Tra gli immobili collassati ci sono numerosi ospedali (nella capitale solo uno è rimasto in funzione e ha già esaurito la capacità di accoglienza di feriti; la Croce Rossa internazionale si sta attrezzando per allestire alcuni punti di pronto soccorso da campo) e anche il palazzo presidenziale di Port-au-Prince. Il presidente Rene' Preval è tuttavia vivo, secondo quanto hanno confermato fonti diplomatiche haitiane a Città del Messico.

GLI ITALIANI NELL'ISOLA - Sarebbero circa una settantina gli italiani che vivono stabilmente nell'isola, secondo la stima diramata dalla nostra ambasciata di Santo Domingo. La Farnesina ha già attivato le proprie strutture per verificare se i nostri connazionali abbiano riportato conseguenze. Accertamenti sono poi in corso per verificare quanti possano essere gli italiani presenti nell'area per motivi turistici o di lavoro. «Ci sono grosse difficoltà di comunicazione e di raccolta di informazioni» ha però fatto sapere Ludovico Camussi, dell'unità di crisi del ministero degli Esteri, secondo cui gli italiani, tra residenti e persone che lavorano presso attività turistiche o presso le sedi delle Nazioni Unite, sarebbero complessivamente un centinaio, a cui aggiungere quanti dovessero risultare solamente «in transito» (ASCOLTA l'intervista). Una prima stima che tiene conto anche dei turisti e di coloro che hanno segnalato la propria presenza tramite il sito Dovesiamonelmondo (il portale che fa capo alla Farnesina) parla di un totale di circa 190 italiani nell'area. Al momento, tuttavia, non risultano connazionali morti o feriti.

SCIACALLI IN AZIONE - Nel frattempo, c'è già chi ha iniziato ad approfittare del dramma collettivo che sta vivendo la nazione. Un gruppo di uomini e donne ha assaltato e depredato un supermercato nella Capitale, approfittando dei varchi apertisi nei muri e del fuggi fuggi generale. Altre azioni di sciacallaggio, secondo quanto hanno riferito fonti locali alle agenzie di stampa, si registrano in varie zone della città. Il sisma ha danneggiato anche gli edifici che ospitano la polizia e questo rende più difficoltose le operazioni di coordinamento dell'attività di controllo e repressione delle azioni criminali. Le condizioni di indigenza di gran parte della popolazione - Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo, il più povero in assoluto di tutto il continente americano - rischiano di rendere esplosiva la situazione. Nel Paese opera dal 2004 anche una forza militare multinazionale sotto l'egida dell'Onu e guidata dal Brasile. Undici di loro, otto cinesi e tre giordani, sarebbero morti sotto le macerie; una decina di soldati risulta invece dispersa.

GLI AIUTI INTERNAZIONALI - Il segretario di stato Hillary Clinton ha detto che gli Stati Uniti faranno subito la loro parte per assicurare ad Haiti la massima assistenza possibile. «Siamo pronti a inviare mezzi civili e militari per aiutare le persone colpite dal disastro - ha spiegato la Clinton -. Siamo inoltre pronti a mandare la assistenza umanitaria necessaria». Parole poi ribadite anche dallo stesso presidente Usa, Barack Obama Ma è stata tutta la macchina internazionale dei soccorsi a mettersi subito in moto. Oltre che dagli Usa, anche da Italia, Francia, Canada sono stati annunciati aiuti e soccorsi a destinazione Port-au-Prince. Sul fronte Onu, il portavoce dell’Ufficio per il coordinamento delle questioni umanitarie (Ocha), Stephanie Bunker, ha indicato che l’organizzazione ha diramato un messaggio di allerta a tutti gli uffici nel mondo per preparare una mobilitazione massima dei soccorsi a destinazione Haiti. Gli Stati uniti hanno già assicurato l’invio di una squadra dell’agenzia di aiuti allo sviluppo UsAid con 72 operatori e 6 cani specializzati nella ricerca di persone prigioniere delle macerie. Con loro porteranno ad Haiti 48 tonnellate di attrezzature ed equipaggiamento di primo soccorso, accompagnati da esperti di catastrofi naturali.

L'INTERVENTO DELL'ITALIA - Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, ha spiegato che l'italia «non lesinerà sforzi per essere in concreto vicina alla popolazione haitiana, e naturalmente agli italiani presenti nell’area del terremoto». Il governo venezuelano ha annunciato l’invio di «una squadra di aiuto umanitario» composta di cinquanta uomini con beni alimentari e medicinali. Anche Parigi ha fatto sapere che invierà «immediatamente» nella capitale haitiana, Port au Prince, devastata dal sisma, aiuti d’urgenza. Tutti i paesi dell’America latina hanno mostrato la loro disponibilità ad inviare aiuti. In particolare dal Brasile il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha espresso la sua "grande inquietudine", in particolare per la sorte dei 1.200 soldati brasiliani che lavorano per la missione di stabilizzazione dell’Onu nel paese (Minustah). La Banca interamericana di sviluppo (BID) ha sbloccato aiuti d’urgenza per 200.000 dollari.

 

(Corriere della Sera)