Italia, la rivolta dei vecchietti
Buffon e Cannavaro: «Più rispetto per chi era a Berlino».
Il rimpasto di Lippi: tocca a Rossi, Santon e Quagliarella.

 

Buffon, alcune insicurezze contro gli Usa.18 giugno 2009 - I “vecchietti” della Nazionale, come Lippi li ha definiti con molto affetto, sono ancora piuttosto arzilli se sono bastate le critiche dopo la prestazione contro gli Stati Uniti, in cui non avevano combinato niente fino all’ingresso di Rossi e Monto-livo, per farli sobbalzare quasi li avesse punti una vespa.

«Tutti insieme abbiamo dato una bella risposta a coloro che si sono dimostrati maldisposti verso questo gruppo - ha cominciato Buffon -. A tre anni dalla vittoria del Mondiale non si poteva e non si doveva stravolgere la squadra protagonista di quella impresa. Sono convinto che questo gruppo può dare ancora molto e per questo merita rispetto e un po’ di riconoscenza in più: in molti dimenticano che se il movimento calcistico italiano ha qualcosa da dare è soprattutto per merito nostro».

Il sito del portiere juventino non aveva ancora finito di battere l’accorata difesa che Cannavaro si presentava a ribadire il tasto, forte del rientro contro l’Egitto che lo porterà a 125 presenze, soltanto una meno di Maldini. Aveva il solito bel sorriso stampato sulla bella faccia ma le parole erano pietre. «Questi vecchietti giocano nel Bayern, nel Lione, nel Milan, nella Juve, hanno grande esperienza e la portano nella squadra - ha detto il capitano -. Adesso è scoppiata la moda di affidarsi ai giovani ma se non li si colloca in una squadra con una solida esperienza non si va lontano e invece l’Italia deve sempre correre per vincere perché se non lo fa ci massacrate». Più chiari di così non si poteva.

Il nodo è che quando si è troppo coinvolti in una situazione è difficile valutarla con lucidità. Il rispetto e la riconoscenza per chi vinse il Mondiale sono indiscutibili, anzi nel Paese che dimentica tutto troppo in fretta è vergognoso che già un anno dopo la vittoria di Berlino quasi non la si sia celebrata. Si indìca una festa, si crei una «Hall of Fame», come fanno gli americani. Ma la riconoscenza appartiene ai sentimenti e non alla sfera del lavoro.

Se in tre anni molti di quei giocatori (che in Germania andarono persino oltre le loro qualità) sono precipitati nel rendimento anche nei club, bisognerà guardarsi intorno e chiedersi se non si debba fare spazio a forze più fresche e che vanno svezzate in fretta, anche rischiando qualche sconfitta indolore. Del resto in questi tre anni non ricordiamo una partita esaltante della Nazionale dei «vecchietti», neppure agli Europei dove l’Italia uscì ai rigori con la Spagna ma dopo una prestazione da provinciale. Cannavaro con molta onestà ha ammesso che «tornare ai miei livelli in quel Mondiale è impensabile, feci 7 partite fuori dal normale. Però non si scende da cento a zero». Ma quale livello è accettabile per mantenere il posto: il 60, il 70, l’80 per cento di quelle giornate irripetibili? E chi lo raggiunge ancora?

Nessuno vuole far fuori il gruppo storico per una questione di moda, perché il romanzo di una squadra capace di sconfiggere gli anni sarebbe anzi bellissimo da raccontare e un esempio per tutti. Il problema è invece non accorgersi tra un anno di aver ripetuto l’errore di Bearzot che non seppe staccarsi dai suoi senatori e andò incontro alla brutta figura in Messico, macchiando anche l’immagine di quei campioni del mondo ormai sfioriti. La Confederations Cup, che per ammissione di Lippi è uno straordinario rodaggio del Mondiale, deve parlare per il futuro: rispondere al quesito se resistono per la vecchia Italia le prospettive di fare bene tra un anno.

La prima uscita, con ben nove campioni del mondo in campo, ha aumentato i dubbi. La seconda, oggi, contro il frizzante Egitto che gioca all’africana ma con mentalità e organizzazione europee, è un nuovo banco di prova. Lippi cambierà forse 5 giocatori. «Non è una punizione per nessuno - ha spiegato-, semplicemente credo che contro gli egiziani serva un certo tipo di squadra e da giorni ho in testa gli interpreti. È una partita importantissima. Se la perdiamo la sfida di domenica con il Brasile diventerà drammatica». Il ct ha provato Santon in difesa e Rossi e Quagliarella in attacco, oltre a Toni. Se toccherà a loro si potrà pensare a un rinnovamento.

 

(La Stampa.it)