Dalla gavetta alla Champions,
per Amauri l'oro della Juve

Il brasiliano ha trovato l'accordo con i bianconeri.

22 maggio 2008. - Messi in fila per settimane incontri notturni, finzioni, sterzate improvvise e contrattempi da comporci un romanzo, la Juve ne ha girato l’ultima pagina: Amauri Carvalho de Oliveira, battezzato «Ama» nei suoi primi mesi a Napoli, dove nel gennaio di sette anni fa mise i piedi in A, sarà bianconero. Manca solo l’autografo, impone la formula, ma ieri il ds Alessio Secco e Vittorio e Mariano Grimaldi, gli agenti del brasiliano, in tre ore di colloquio si sono accordati praticamente su tutto: quattro anni di contratto (e opzione sul quinto) a circa 3,8 milioni di euro a stagione, che lieviteranno oltre i 4 con i premi. Resta da comporre l’intesa con il Palermo, che alla fine dovrebbe ricalcare l’ultima bozza: 12 milioni di euro, più Nocerino e la comproprietà del giovane attaccante Lanzafame. A meno che Zamparini non accartocci tutto: «I procuratori - è sbottato ieri sera il presidente del Palermo - mi hanno chiesto 2 milioni per loro per far firmare il contratto. Questo non lo sopporto: potrei tenermi Amauri». Difficile. Appianata quest’ultima grana, visite mediche e firma dovrebbero arrivare all’inizio della prossima settimana.

Strano filasse dritto fino in fondo, per Amauri, in una vita che ha sempre scelto curiosi tragitti per portarlo al successo. Uno che, solo otto anni fa, giochicchiava nella serie B brasiliana, più per hobby che per mestiere. Levigato il talento per il futebol sulle strade di Carapicuiba, dov’è nato, e in spiaggia, nella primavera 2000 per il diciannovenne Amauri il pallone è soprattutto una passione per gli occhi: quando può s’infila allo stadio a fare il tifo per la squadra del cuore, il San Paolo, e, ovvio, per il suo idolo, Kakà. S’accorge di lui, Mariano Grimaldi, ai primi passi da procuratore: lo nota nel Santa Caterina, squadretta semi-professionistica di serie B. Boneco, il nomignolo che avevano appiccato ad Amauri rubandolo a un personaggio della tv brasiliana, c’era finito quasi per caso: la stagione è agli sgoccioli e lui accetta la richiesta per divertirsi. Ride meno chi se lo trova davanti: otto gol in quattordici partite, e un biglietto aereo per partecipare al torneo giovanile di Viareggio. «Per me era un fenomeno, ci ho sempre creduto», racconterà poi Grimaldi. In Toscana stampa subito cinque gol. Bastano per farlo restare in Europa.

Bellinzona, in Svizzera, è la sua prima maglia, dove arriva via Napoli. La indossa negli ultimi mesi della stagione e non gli va benissimo, perché un infortunio al ginocchio gli lascia solo cinque partite e un gol. Finisce in fumo il riscatto, e torna in Italia. Già s’intuisce che sarà una strada ripida. Mariano, da procuratore intanto ne è diventato quasi il fratello, ospitandolo a casa per i primi mesi. Si sposa con Cinthya, brasiliana come lui: arriveranno Cindy, che oggi ha sei anni e Hugo Leonardo, nato un anno fa. Non sono gli unici bambini nella vita di Amauri, che mai dimentica l’inizio della storia: in Brasile finanzia un orfanotrofio, materiale scolastico, regali, una casa insomma, per tutti quei bambini che giocano in strada, come faceva lui.

Per il successo, però, bisogna viaggiare ancora molto: Piacenza, Empoli, Messina, Chievo e, finalmente, Palermo. Percorso lungo, anche perché, sibilano gli amici, erano anni in cui bisognava pure avere il procuratore giusto. Lui, dicono, non ha mai voluto cambiarlo. Per il salto, finalmente, basta l’ultimo campionato con il Chievo: lo razziano il presidente Maurizio Zamparini e il ds Rino Foschi con una trattativa notturna imbastita in poche ore, vuole la leggenda. Comincia bene la stagione, neppure facile, perché il poster da staccare dagli occhi dei tifosi è quello di Luca Toni. Il brasiliano ci riesce, grattandolo con i gol, finché un’uscita di Manninger, contro il Siena, gli gira il ginocchio, all’antivigilia di Natale. Diagnosi preoccupante, con i legamenti che gli verranno ricostruiti in sala operatoria. Con la testa, però, ha iniziato la rieducazione già dal giorno successivo: «Tornerò più forte di prima». Detto fatto. Nell’annata appena sigillata, timbra 15 gol, suo record. Braccia alzate e dita al cielo a ogni centro, per ringraziare Dio. Succederà due volte contro la Juve: «Amauri è un giocatore che ci piace - sorrise Ranieri - ma non era necessario ci convincesse così». Si fa avanti la Juve, poi il Milan. Spuntano gli scout di Chelsea e Arsenal, anche se il passaporto brasiliano, per l’italiano bisogna aspettare, frena l’export. Da ieri, Juve, per circa 25 milioni: dura, adesso, chiamarlo hobby. Zamparini permettendo.

 

(La Stampa.it)