Italia, è allarme rosso
L'Ungheria ci travolge

Azzurri nettamente sconfitti (3-1) nel test di preparazione ai match decisivi verso Euro 2008.

Fabio Cannavaro in azione.BUDAPEST, 22 agosto 2007 - La "ola" alla fine è giustificata, perché battere i campioni del mondo è soddisfazione da raccontare ai posteri. Così, dopo cinque vittorie di filata, l'Italia cede all'Ungheria nell'amichevole di Budapest. Stop umiliante, perché sul tabellone alla fine risalta un clamoroso e gigantesco 3-1. Inutile il vantaggio di Di Natale. Juhasz pareggia, Gera, su rigore, ribalta il risultato, Feczesin lo fissa. Una brutta figura che sottolinea una preparazione sommaria e che impone una lunga riflessione in vista dei prossimi impegni. Chi si attendeva gol di rapina di Toni o i lampi di Quagliarella è rimasto deluso; solo gioco a sprazzi, qualche idea, ma nulla di più. Alla fine l'Ungheria impone il suo ritmo e fa festa.

AQUILANI E DEL PIERO - L'ultimo test prima della Francia, Roberto Donadoni lo affida a un gruppo compatto, ma con la novità Aquilani, lanciato nella mischia per saggiarne qualità indiscusse. Il romanista viene schierato tra Quagliarella e Del Piero, preferito a Di Natale. La punta è Toni, fresco eroe di Germania, mentre al fianco di Pirlo c'è Ambrosini, impiegato al posto di Gattuso, vittima di un leggero problema muscolare. Poi la difesa di sempre, con Oddo a destra, Cannavaro, Materazzi e Zambrotta.

PIRLO ILLUMINA - Test importante, perché l'Ungheria sembra uscita dal torpore degli utlimi anni, mostrando un gioco piacevole ed efficae. Gli azzurri partono bene. Pirlo carica le polveri con una potente punizione, ma è Gera, al 9', a far tremare Buffon che vede sfilare la palla fuori di poco. A centrocampo Pirlo detta i tempi, ma è l'unico a conservare la lucidità necessaria per trovarevarchi nella difesa organizzata dei padroni di casa.

TONI IN OMBRA - Toni viene cercato poco; un peccato perché il bomber, con la sua capacità di far salire la squadra, è in grado di mettere in apprensione chiunque. Vita dura per il gigante del Bayern Monaco che se la deve vedere con un quartetto difensivo che non concede nulla e che, soprattutto, non usa le buone maniere. L'Ungheria esibisce buona tecnica e individualità; si chiude bene dietro e presidia tutti gli spazi del campo, senza permettere all'Italia di giocare con continuità. Piacciono gli inserimenti di Aquilani; Oddo potrebbe pressare di più e Donadoni glielo ricorda; quando infatti il cursore rossonero decide di lasciare con più frequenza la difesa, sa regalare spunti utili per gli attaccanti.

Nell'ultimo quarto d'ora l'Italia cede fisicamente; l'Ungheria prende palla e non la molla più. Anche perché i nostri fanno poco pressing, permettendo più del lecito ai magiari che ci prendono gusto. Al punto da sfiorare il gol un paio di volte.

ILLUSIONE - La ripresa inizia con quattro variazioni: Inzaghi per Toni, Di Natale per Del Piero, Grosso per Oddo e Barzagli per Materazzi (k.o. per un duro colpo alla coscia destra). Senza Toni l'Italia perde centimetri in attacco, ma la fame di Inzaghi è garanzia, anche se a pescare il gol dal cilindro è Di Natale che infila di punta nell'angolino; da apprezzare l'ottimo assist in scivolata di Aquilani: autoritario, grande personalità, fra i migliori in campo. L'Ungheria subisce il colpo, regalando il campo agli azzurri. Ma non dura molto. Varhidi inserisce Filkor e Leandro e la musica cambia. Proprio Leandro sfiora il pari, ma non sbaglia Juhasz che fulmina Buffon con sinistro al volo, regalo dell'Italia che gli concede spazi impensabili.

CANNAVARO FLOP - Bastasse. Cannavaro commette un fallo da pollo in area su Priskin; rigore netto, trasformato con classe da Gera che trova l'angolo giusto. L'Ungheria si esalta e Donadoni toglie il distrutto Aquilani per Palombo. Non ne guadagniamo e subiamo la fisicità dei magiari che snocciolano bel gioco e si permettono il lusso di andare ancora in gol. Gera umilia Cannavaro (serata no) e trova il varco giusto per Feczesin che batte lo stralunato Buffon e chiude il conto. C'è da preoccuparsi? Contro Henry e compagni servirà ben altra squadra: Donadoni avrà 17 giorni a disposizione per ritrovare il bandolo della matassa; gli azzurri concentrazione e forza fisica, perché contro i transalpini saranno fondamentali.