Da Modena
a Maranello

La storia della FerRari. Sesta puntata.

I bombardamenti.L'idea di Enzo Ferrari e di vari Podestà di Modena e dintorni, ossia che i tedeschi avrebbero bombardato soprattutto le grandi città rispramiando i piccoli centri abitati, si rivelò completamente sbagliata: l'esercito nemico prendeva di mira soprattutto gli stabilementi industriali, ovunque fossero. Lo spostamento della fabbrica da Modena a Maranello fu quindi inutile e, infatti, nel 1944 la Auto Avio Costruzioni fu rasa completamente al suolo.

Dalle ceneri dei vecchi stabilimenti il Drake riuscì però a salvare qualcosa e, finita la guerra, l'Azienda cambiò ragione sociale diventando finalmente "Ferrari". La prima cosa che il giovane Enzo fece fu quella di mettere in cantiere una macchina da corsa, quella che poi verrà ribattezzata 125 Sport. Il prototipo aveva 12 cilindri e una cilindrata di 1500 cc, dimostrando subito un notevole coraggio da parte del costruttore: pochi all'epoca erano in grado di realizzare un propuslore del genere e Ferrari voleva imporsi il prima possibile nel panorama delle competizioni. Non va dimenticato fra l'altro che per rifondare la marca il Drake si era riempito di debiti e per lui era fondamentale ben figurare agli occhi delle banche e dei creditori. Così per la prima macchina con il marchio Ferrari fu subito scartato il progetto più logico e redditizio, ossia usare lo stesso motore della 815 Auto Avio Costruzioni, un semplice 8 cilindri realizzato unendo due 4 cilindri Fiat. La 125 doveva però fare scalpore, avere un'immagine hi-tech e, soprattutto, gettare le basi per un'intera genìa di macchine da corsa. Quindi la scelta del V12 era irrinunciabile.

Ma se dal punto di vista strategico Ferrari aveva visto giusto, dal punto di vista tecnico le cose stavano diversamente: la cilindrata di appena 1500 cc impose di miniaturizzare tutto e il frazionamento in 12 cilindri rese tutto più complicato. Il primo V12 era infatti fragilissimo e appena saliva di giri si rompeva sempre qualcosa.

Il Drake però non abbandonò mai il suo progetto e investendo una montagna di risorse - in termini umani ed economici - riuscì a risolvere pian piano tutti i problemi di messa a punto. Ebbe fra l'altro la geniale intuizione di far partecipare allo sviuluppo della macchina e del suo prodigioso motore gran parte dei banchieri e dei creditori che di tanto in tanto invitava a Maranello per farli assistere ai progressi della 125 Sport.

Il vero problema era che per risolvere i problemi del propulsore, la preparazione del telaio fu un po' trascurata: con la prima Ferrari nasce così anche la classica tipologia di macchina da corsa made in Maranello: con un possente propulsore ma un po' debole di telaio e freni. I modenesi hanno un modo molto speciale di chiamare macchine del genere: per loro sono auto "ignoranti", ossia potentissime, imbattibili in velocità e accelerazione, ma tutte da domare in curva. Nasce così il mito delle auto di Maranello: buongiorno Ferrari.

 

(La Repubblica.it)