Trekking delle Cinque Terre

Una giornata speciale, per chi ama camminare
tra panorami mozzafiato e una natura incontaminata.

LA SPEZIA, 16 aprile 2007. - Ci vengono dagli States apposta, e per di più tutto l’anno: e infatti a Monterosso l’inglese è la lingua più gettonata dopo l’italiano. Ma la rete di sentieri che congiungono le Cinque Terre, dal ’97 inserite dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità, sono una vera e propria babele linguistica: la maggior parte di chi compie in un’unica tornata il tragitto tra il primo e l’ultimo paese (12 chilometri, per circa quattro ore di cammino) è straniera.

Gli italiani preferiscono affollare il tratto meno impegnativo e affascinante, ossia quello tra Riomaggiore e Manarola: venti minuti di cammino cementificato, pur con una vista mozzafiato, che però ricorda tanto, per lo struscio continuo, via Roma a Torino o via XX Settembre a Genova il sabato pomeriggio.

Innanzitutto un consiglio sul senso di marcia da seguire per chi vuole fare le cose per bene, ossia compiere l’intero tragitto in un giorno solo: visto che i tratti più impegnativi si trovano a Ponente, vi suggeriamo di partire da Monterosso e non dalla parte opposta, altrimenti si affronta il percorso più duro quando si è già sulle ginocchia. E poi occorrono scarpe artigliate, gambe buone, un po’ di fiato. Il periodo migliore per questo simpatico trekking è tra settembre e maggio: nei mesi estivi si rischiano delle sudate non indifferenti. Ah, ancora un paio di avvertenze: si cammina per circa tre ore e mezza e si pagano 5 euro a persona. E non si può pensare di farla franca in nessun modo…

MONTEROSSO-VERNAZZA (Un'ora e mezza circa)
Si parte dalla stazione di Monterosso, che da fuori sembra una normalissima casa: il treno è senz’altro il mezzo migliore per raggiungere questo piccolo angolo di paradiso. Ci si dirige verso est, lungo il bellissimo lungomare, per poi passare sotto l’ex galleria ferroviaria che conduce al paese vecchio. Quindi si prosegue sulla salita che costeggia la spiaggia posta dopo il porticciolo. Gradini. Una valanga, anche irti. Ponticelli. Alberi di limone e vigneti tutt’intorno. Odori e aromi meravigliosi. Qua e là, qualche piccola casa immersa nel verde ma assolutamente fuori mano. Sentieri ombrosi e stretti, che se incroci qualcuno ci si deve fermare per decidere a chi tocca passare per primo. Si sale ininterrottamente per quasi un’ora, e qui la fatica si spreca, per poi scendere a Vernazza, bellissima e straordinaria. Il tempo impiegato per questa prima tranche? Un’ora e mezza, senza troppe soste, a parte il tempo per fare le foto che vedere a lato.

VERNAZZA-CORNIGLIA (Un'ora circa)
Dopo una breve fermata alla fontana sulla piazza di Vernazza per una rinfrescata, si riparte per un’altra ora di cammino a passo spedito. Tra Vernazza e Corniglia i camminamenti si allargano e la macchia mediterranea si sostituisce alle piante d’alto fusto: anche per questo il sole (e dire che siamo soltanto a Pasqua…) batte forte, e l’arsura si fa sentire. Ecco allora venirci opportunamente in soccorso, lungo il cammino, il grazioso baruccio “Il Gabbiano”. Dal piazzale sovrastante si scorge giù da basso il Guvano, la spiaggia alternativa degli hippy e dei nudisti, alla quale si accede percorrendo un lunga galleria (quasi un chilometro) nella quale, sino a metà degli anni Trenta, correva il treno. Corniglia, arroccata in alto, è la meno conosciuta (e battuta) delle Cinque Terre. E infatti, rispetto agli altri quattro paesi, quassù c’è molta meno gente, anche se è la vigilia di un giorno di festa. Forse anche perché, per raggiungerla dalla stazione, bisogna salire ben trecentosettantasette gradini (si, avete letto bene…) che stroncano anche i più allenati. Prima di dirigerci verso Manarola, è d’obbligo una puntata al meraviglioso affaccio che c’è oltre la chiesa e che domina tutto il litorale. Mentre ci si gode un po’ di meritato riposo, gli occhi spaziano su una vista mozzafiato: il mare, lì sotto, assume proprio tutte le tonalità dell’azzurro e del verde.

CORNIGLIA-MANAROLA (40 minuti circa)
Gambe di nuovo in spalle. La valanga di scalini di cui si è detto conducono (per fortuna in discesa) alla stazione che si oltrepassa per una camminata quasi tutta pianeggiante. Sentiero rettilineo, bello largo, tra la strada ferrata e il mare, che prima attraversa un ex (bruttissimo) villaggio turistico, e poi termina nei pressi di alcune (bellissime) anse rocciose dove i più coraggiosi fanno già il bagno, nonostante l’acqua sia ancora ghiacciata. Poi si giunge a Manarola, una Vernazza un po’ meno sofisticata, con le barche da pesca curiosamente accatastate a lisca di pesce nella via principale in salita.

MANAROLA-RIOMAGGIORE (20 minuti)
Non c’è neanche bisogno di una sosta, prima di dirigersi verso Riomaggiore. E anche se questo tratto è conosciuto come “Via dell’Amore”, non si può dire che sia il più suggestivo. Era certamente più pittoresco una ventina di anni fa, anche se franava di continuo costringendo le autorità locali a chiusure improvvise. Però un bacio dato allora lì in piedi ne valeva cento di quelli di adesso, scambiati mentre si è comodamente appoggiati alla spalletta in cemento armato di una delle tante (tristanzuole) gallerie che si incontrano sul percorso. Allietate soltanto in parte dal bell’orto botanico ricco di piante mediterranee che fanno da sfondo al mare. Con un po’ di delusione per l’ultimo tratto, si ritorna indietro in treno. Però il ricordo di una giornata così bella e faticosa rimarrà a lungo dentro.

FOTO Trekking delle Cinque Terre

 

Da La Stampa.it