Festa del cinema di Roma
vince "Playing the victim"

Premio speciale della giuria a "This is England" di Sheane Meadows
Migliore attore protagonista Giorgio Colangeli in "L'aria salata"

ROMA, 21 ottobre 2006. - Nella migliore tradizione italiana - sperimentata, e più volte, alla Mostra di Venezia - a vincere la prima edizione della Festa capitolina è un film che pochi giornalisti, e critici, hanno visto e commentato: si chiama "Playing the victim", lo ha diretto il russo Kirill Serebrennikov, è una una black comedy sospesa tra vita e morte. Una sorta di adattamento di Amleto in chiave tutta contemporanea, almeno nelle intenzioni dell'autore.

Un risultato che mostra come una giuria popolare - composta da cinquanta membri, e guidata da Ettore Scola - possa prendere decisioni non scontate, e decisamente cinefile. Per nulla sbilanciate, per una sorta di campanilismo involontario, a favore delle pellicole italiane. Quelle che, diciamo così, giocano in casa.

Questo però non vuol dire che il cinema italiano resti a bocca asciutta. Visto che, dei quattro premi ufficiali - miglior film, interpretazione maschile, interpretazione femminile, riconoscimento speciale della giuria - il nostro Paese ne conquista uno: merito di un veterano come Giorgio Colangeli, che per il suo ruolo di padre detenuto, e assassino, in "L'aria salata" di Alessandro Angelini (con Giorgio Pasotti coprotagonista) viene eletto miglior attore. Mentre la migliore attrice è la brava Ariane Ascaride, che in "Le voyage en Erménie", diretta da un autore tipicamente festivaliero come Robert Guédiguian, è una figlia alla ricerca del padre gravemente malato, nella sua terra d'origine.

Completa l'albo d'oro il premio speciale della giuria assegnato a quello che è stata forse l'opera più amata, da pubblico e critici: "This is England" di Shane Meadows, storia di un ragazzino che si unisce a un gruppo di skinhead nell'Inghilterra anni Ottanta. Un film troppo amato, per poter essere ignorato dalla giuria.

Questi i riconoscimenti ufficiali, le statuette "Marc'Aurelio" create appositamente per l'occasione da Bulgari. Ma ci sono anche tre premi colleterali interessanti, che meritano senz'altro una citazione. A partire dal Blockbuster, sponsorizzato dalla nota catena di vendita homevideo, e assegnato da un'altra giuria popolare (venti grandi consumatori di dvd) presieduta dal regista Giovanni Veronesi. Lo scopo era segnalare la miglior pellicola della sezione più patinata e ricca di star della Festa, ovvero Premiére: a vincere è Giuseppe Tornatore, col suo "La Sconosciuta".

Un altro buon risultato, per il cinema italiano. E sempre di opere made in Italy si parla nel secondo dei premi collaterali, consegnato dal L. a. r. a. (la Libera associazione dei rappresentanti degli artisti), scelto tra tutti i film di casa nostra, sparsi nelle varie sezioni della manifestazione. Ebbene, alla fine a vincere è Ninetto Davoli, degente in ospedale accanto a Fabio Volo in "Uno su due" di Eugenio Cappuccio (inserito nel cartellone Premiére). Infine, il premio Cult al miglior documentario va a "Deep water" di Louise Osmond e Jerry Rothwell.

Tutti questi riconoscimenti sono stati assegnati nel corso di una cerimonia che si è svolta questa mattina nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium, preceduta dal concerto di chiusura della Festa diretto da Antonio Pappano. Una mattinata cominciata con una dura contestazione dei fotografi, che accusano l'organizazzione di non essere messi in condizione di lavorare. Il momento più toccante, invece, è quando alla vedova di Gillo Pontecorvo, Picci, viene consegnato un premio alla memoria del marito: in sala, tra pubblico e critici, emozione e applausi.

 

Da Repubblica.it