Hugh Grant versione popstar

L'attore parla della commedia "Scrivimi una canzone", in cui è il leader di una band alla Wham! finita nell'oblio. "Ma sto diventando vecchio per i ruoli sentimentali"

ROMA, 22 febbraio 2007. - Capelli improbabili, ciuffone alla George Michael, movimenti alla Simon Le Bon, Hugh Grant torna nei nostri cinema con un look davvero insolito: quello di ex popstar anni Ottanta, condannata a successivo oblio, che tenta il riscatto duettando con la simil-Britney Spears del momento. Accade nella commedia romantica Scrivimi una canzone, in cui recita a fianco di Drew Barrymore (la paroliera dilettante di cui si innamora). "E' vero - ammette oggi il divo, incontrando i cronisti italiani - anche se non ci siamo ispirati a persone reali, la band ricorda in qualche modo i Wham!, e i numeri di ballo quelli dei Duran Duran. E pensate che adesso la colonna sonora del film, con le mie performance canore, è prima su iTunes... meglio di Justin Timberlake!".

Classico humor britannico, da parte di una star che ha il pregio - raro - di non prendersi troppo sul serio. Una forma di snobismo alla rovescia tipicamente inglese, ma che rende sempre piacevole chiacchierare con lui. Disposto a rispondere a tutte le domande, tranne a quelle sulla sua recentissima separazione dalla fidanzata Jemima Kahn. Anche se poi, sollecitato dai giornalisti, qualcosa dice: "Tutto quello che avete letto su questa storia, sui giornali o su internet - sbotta - è solo immondizia. E pure inventata".


Signor Grant, in Scrivimi una canzone, diretto da Marc Lawrence, lei si cimenta con il canto e il ballo: ci racconta questa esperienza?
"La cosa ridicola della faccenda è che io non sono particolarmente appassionato di musica: il fatto di dover suonare, cantare e danzare è stato un vero incubo. Ma ho avuto ottimi insegnanti, che mi hanno addestrato per mesi, come se fossi una foca. E proprio ieri la Warner mi ha annunciato che il disco con i miei brani nel film è il più venduto, su iTunes e su Amazon: ormai sono una popstar più di Justin Timberlake!".

La sua voce è molto migliorata, rispetto alle improvvisazioni canore di altri suoi film, tipo About a boy. Come si è preparato?
"Ho fatto una serie di esperimenti sulla mia voce. All'inizio ho tentato un tono un po' alla Mick Jagger, molto imitato dalle popstar anni Ottanta; ma non mi veniva bene, così ho scelto uno stile più naturale. Durante le prime prove, comunque, ero un disastro: più che una popstar, sembravo uno che canta un'operetta o un inno nazionale".

Nella vita reale, quali sono le sue preferenze musicali?
"I miei gusti? Sono orribili, mi vergogno a rivelarli. E poi io non sono uno di quelli che mette in prima persona un disco: tranne che nelle cene o nei party particolarmente noiosi, in cui è meglio coprire il tutto con la musica".

E i suoi gusti sulle commedie, genere cinematografico di cui lei è protagonista assoluto?
"Mi piacciono i film della parte centrale della carriera di Woody Allen (ma anche gli ultimi); e poi sono un fan di Peter Sellers e dei Monthy Pyton. Sulle vecchie commedie in bianco e nero, invece, non sono particolarmente preparato... anche se recentemente ne ho viste paracchie, per colmare questa lacuna".

In generale, come sceglie le commedie romantiche?
"Ricevo tantissime sceneggiature del genere. Leggendole, cerco due cose: che sia realmente divertente; e che lo script dia l'impressione di venire dal cuore di chi l'ha realizzato".

Si identifica molto nei suoi personaggi?
"Dipende. Ad esempio, mi è stato difficile scrollarmi di dosso il Daniel Cleaver del Diario di Bridget Jones: forse perché avevo successo con le donne! Ma quella fase è passata".

Lei spesso ha ruoli positivi, di uomo di cui innamorarsi; a volte però - come appunto in Bridget Jones, e ancora di più in American Dreamz - interpreta personaggi sgradevoli. Preferisce il lato romantico o il cattivo?
"Quello di American Dreamz è stato un ruolo che mi è piaciuto moltissimo: adoro tirare fuori il lato peggiore di me, è una sorta di catarsi. Non credo che mi stancherò mai di girare commedie, anche perché non penso, come tanti dicono, che siano più facili da recitare dei drammi; ma forse presto sarò troppo vecchio per i ruoli romantici".

Oltre alla musica, l'altro elemento forte di Scrivimi una canzone è la ricostruzione ironica, e un po' trash, degli anni Ottanta: lei come ricorda quel periodo?
"In modo pessimo. Due cose, in particolare, mi sono rimaste impresse. Primo: gli orribili capelli che avevo, una cosa enorme, pieni di succo di limone nel tentativo - fallito - di farli schiarire. Secondo: giravo sempre con addosso una specie di tuta mimetica, tipo militare, che mi aveva fatto comprare la mia ragazza dell'epoca. E che, dopo il primo lavaggio, diventò strettissima all'altezza del cavallo, costringendomi a camminare in avanti".

Pensa mai che potrebbe capitarle quello che accade al suo personaggio del film: una meteora dello showbiz, che adesso non fila più nessuno?
"Bé, non è così male: ti chiamano nei reality, ti sbattono nella giungla o a pattinare sul ghiaccio... non vedo l'ora che accada anche a me!".

 

Da Repubblica.it