Una macchina che legge il pensiero
Un gruppo di neuroscienziati ha messo a punto una tecnica per decifrare in anticipo
nel 70% dei casi le recondite intenzioni di una persona

24 febbraio 2007. - Uno scanner cerebrale ad alta risoluzione, un potente computer con programmi speciali, otto cavie umane. Con questo equipaggiamento un gruppo di neuroscienziati è riuscito in un'impresa da fantascienza. Ha letto in anticipo nelle pieghe della sostanza grigia le recondite intenzioni di un essere umano. Il cruciale passo avanti verso la messa a punto di una macchina da Grande Fratello che spia sul nascere i processi mentali, è stata fatta da una equipe con a capo il professor John-Dylan Haynes, che ne dà lui stesso notizia sulla rivista "Current Biology".

Haynes lavora in Germania all'Istituto Max Planck per le Scienze Cognitive e del Cervello e non nasconde la sua soddisfazione: "finora non era possibile capire dall'attività cerebrale come una persona intendeva agire per il futuro". Lui ce l'ha fatta, in simbiosi con colleghi britannici dell'University London College e dell'università di Oxford, grazie a complessi programmi di computer in grado di decifrare un'enorme massa di dati generati da scanning cerebrali ad alta risoluzione.

Nelle sue linee generali, l'esperimento che ha permesso la straordinaria svolta è stato piuttosto semplice. Ad un gruppo di otto volontari sottoposti a scanning cerebrale è stato chiesto un po' di aritmetica mentale: dovevano addizionare o sottrarre a proprio piacimento due numeri, nel silenzio della propria testa. Sette volte su dieci i ricercatori hanno previsto con accurato anticipo se la cavia umana in questione aveva optato per l'addizione o per la sottrazione.

"Gli esperimenti - spiega il neuroscienziato del Max Planck - hanno dimostrato che le intenzioni non sono codificate in neuroni singoli, ma in una struttura spaziale di attività cerebrale. Le intenzioni sono immagazzinate nella parte anteriore del cervello e per l'esecuzione devono essere 'copiate' in una regione differente, più indietro".

Il prof. Haynes dà per scontato che grazie al tumultuoso progresso della neuroscienza "in futuro sarà possibile leggere pensieri astratti nei cervelli dei pazienti". Il che prospetta un mondo come quello prefigurato dal regista Steven Spielberg nel film "Minority Report", dove un'onnipotente giustizia punisce preventivamente, prima ancora che il crimine sia commesso, sulla base della lettura delle intenzioni.

Di sicuro gli esperimenti del prof.Haynes sembrano indicare che la "macchina della verità" usata negli Stati Uniti e in altri Paesi per accertare l'attendibilità di testimoni e imputati sarà presto soppiantata da strumenti molto più sofisticati e intrusivi. In prospettiva, anche il nocciolo più intimo di una persona sarà scandagliabile. A quel punto un uomo non sarà in grado di mantenere più alcun segreto e potrà essere spiato fin nel più intimo. Rendendosi conto della portata potenzialmente enorme del suo esperimento, lo stesso Haynes auspica l'apertura di un vasto "dibattito etico" su queste tecniche emergenti, "così che nessuno sia un giorno sorpreso, sopraffatto, spiazzato" dalle grossissime novità all'orizzonte.

 

Dalla rivista NEWTON