Così Enzo Ferrari
veste i panni di pilota
La storia della Ferrari. Terza puntata.
 

Eccoci quindi alla storia di Ferrari in quanto pilota e costruttore: la sua prima gara risale al 1919, quando debutta come pilota alla Parma-Berceto, classificandosi quarto nella categoria 3000 e undicesimo in assoluto. Un bel risultato, non c'è che dire. Ma non è un caso che Enzo Ferrari vada subito forte: per lui le gare erano tutto. Ossia soddisfazione personale, mezzo per riscattarsi, voglia di affermarsi. "Non credo di essermi comportato proprio male, come corridore", diceva spesso. E non aveva tutti i torti visto che era riuscito a vincere 9 gare su 39 disputate considerndo il fatto che spesso era stato costretto a correre con mezzi inferiori a quelli dei concorrenti. E, soprattutto, considerando l'eccezzionalità di essere sopravvissuto a tante competizioni, cosa piuttosto rara all'epoca.

Memorabile la seconda corsa di Ferrari: la Targa Florio del 1919, sempre al volante di una CMN. A parte il cominco incidente la mattina della partenza quando rimase bloccato per due ore nell'ascensore dell'albergo, mandando all'aria i programmi di viaggio, Ferrari arrivò al traguardo praticamente a gara finita. Pubblico e cronometristi ufficiali erano andati a casa da un pezzo e a prendere i tempi era rimasto solo un carabiniere impolverato che con una grossa sveglia annotava su un registro i tempi e l'ordine d'arrivo dei ritardatari: "nono" fu il suo responso...

Ferrari però ben presto cominciò a vincere davvero, ad essere conteso dalle scuderie ufficiali e l'episodio della Targa Florio rimase solo un divertente aneddoto da raccontare agli amici. Tuttavia uno scatto decisivo alla nascita del mito Ferrari avvenne quasi per caso. Il Commendatore aveva stretto una sincera amicizia con il conte Enrico Baracca, padre dell'eroe dell'aviazione, conosciuto per la prima volta quando faceva ancora il corridore. Successivamente, il Drake conobbe anche la contessa Paolina Baracca, la mamma del celebre aviatore, che gli affidò qualcosa di molto prezioso: l'emblema dell'aereo del figlio. "Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna" gli disse. L'idea al Commendatore piacque subito: riportare sulla carrozzeria delle sue auto quel cavallino che campeggiava sulla fusoliera dell'aereo di Francesco Baracca, oltre che un porta-fortuna, costituiva un collegamento ideale tra le sue macchine da corsa e quelle da guerra. Entrambi i mezzi dovevano lottare con il nemico, entrambi dovevano vincere per forza, partivano per una missione, per difendere l'onore della nazione.

Da quel giorno, di vettura in vettura, il cavallino rampante non ha più abbandonato la casa di Maranello: prima come simbolo della Scuderia di macchine da corsa, poi addirittura come stemma di una nuova casa automobilistica, la Ferrari.

 

(La Repubblica.it)