Basilica di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna.. Dettaglio da: "Maria col Bambino attorniata da angeli".
Mosaico di scuola ravennate italo-bizantina,
completato entro il 526 d.C. dal cosiddetto "maestro di Sant'Apollinare".


3 gennaio 2012 - Nei Vangeli, l'apparizione dei Magi è timidissima. Ignoriamo chi siano i Magi che, nel Vangelo di Matteo (l'unico che li ricorda), giungono da Oriente: sappiamo soltanto che seguono una stella, giungono a Betlemme, entrano nella casa di Giuseppe e Maria, vedono il bambino, si prostrano, gli rendono omaggio e gli offrono i doni: oro, argento e mirra.

Tutto il resto del racconto della Natività, che trionfa nel Vangelo di Luca, viene abolito da Matteo. Non ci sono i pastori e le greggi, l'angelo del Signore, la grande gioia di tutto il popolo, la nascita del Salvatore, la moltitudine dell'esercito celeste che loda Dio: «Gloria a Dio nelle sublimità e sulla terra pace agli uomini della divina benevolenza»; e sopratutto il segno singolarissimo, il paradosso dei paradossi: «Il Cristo, avvolto in fasce che giace in una mangiatoia». Nel Vangelo di Matteo, abbiamo soltanto questi Magi sconosciuti: saggi pagani, che anticipano la conversione dei popoli stranieri al Signore, mentre Israele lo rifiuta.

 

«Adorazione dei Magi» di Fray Nicolas Borras (1570).

 

Il racconto è sobrio e rapido: nessun episodio della Bibbia lo anticipa; tanto che potremmo persino immaginare che sia un particolare indifferente, lasciato cadere a caso da Matteo. Ma, pochi anni dopo l'età dei Vangeli, la vicenda dei Magi diventò la più grande leggenda mitica del Nuovo Testamento: qualcosa di sacro, festoso, tremendo. La pietà popolare vi trovò tutto ciò che desiderava: il brillio delle grandi ricchezze, gli eserciti multicolori, l'Oriente, la misteriosa saggezza dell'Oriente, i minuziosi particolari della vita di Gesù, l'aura della leggenda, il verisimile, l'inverosimile, il vasto, l'ingenuo e il romanzesco, che incantano i semplici e i bambini. Così la storia dei Magi attraversò arricchendosi i secoli del Medioevo, lo riempì di apparizioni, fino a quando trionfò in un capolavoro: l'Historia Trium Regum di Giovanni di Hildesheim, composto attorno al 1364, e raccolto da Luca Scarlini nel piacevolissimo Natale dei Magi (Einaudi, pagine XXIV-271, 16).

Ora, finalmente, i nomi sconosciuti dei tre Magi vennero rivelati: si chiamavano Melkon, Gaspar, Balthasar, oppure Melchior, Jaspar, Balthasar.

Ognuno di loro discendeva da una delle tre razze della Bibbia: giungevano dalle diverse regioni d'Oriente; e incarnavano il passato, il presente, il futuro, o i sacerdoti, i guerrieri e i coltivatori. I narratori del Medioevo inventarono loro un passato, che risaliva fino alle origini del mondo. Quando fu cacciato dal Paradiso Terrestre, Adamo ricevette un dono di Dio che lo legava al suo creatore: un libro scritto, chiuso e sigillato da quella mano meticolosa e onnipossente.

Il libro discese le generazioni: venne trasmesso di figlio in figlio; da Mosè ad Abramo a Isacco a Giacobbe a Giuseppe; e finalmente giunse, intatto e immacolato, senza un foglio o una lettera in più o in meno, nelle mani dei Tre Magi. Quando l'angelo del Signore annunciò alla Vergine Maria che sarebbe divenuta madre, in quell'istante medesimo il libro si aprì; e la voce dello Spirito Santo - una voce squillante che non avevano mai ascoltato - annunciò ai Tre Magi di lasciare le loro case, di seguire una stella, e di andare ad adorare un misterioso Neonato.

La stella, quasi anonima, del Vangelo di Matteo diventò rapidamente una immensa stella miracolosa. Gettava fiumi e fiumi di luce, che avevano la consistenza dell'acqua di mare: splendeva più di qualsiasi astro o cometa mai conosciuti; anche di quella che, pochi decenni prima, aveva annunciato la nascita di Mitridate re del Ponto. Gli altri astri sembravano offuscarsi e ottenebrarsi dinanzi a quel chiarore sovrabbondante; e danzavano per rendergli omaggio.

A poco a poco, la stella si innalzò sopra il mondo, come un'aquila, e rimase immobile, fissa nello stesso punto: il sole si avvicinò sfiorandola, quasi toccandola; e i raggi lunghissimi e ardenti della stella diventavano grandi uccelli che battevano festosamente le ali. Giù in basso, in Persia o a Babilonia o in Caldea, i Magi fissavano il cielo con attenzione spasmodica; e quando gli occhi erano stanchi e quasi ciechi si accorsero che la superficie dell'astro era disegnata da una calligrafia minuziosa e meticolosa: qui c'era l'effigie di un bambino, lì l'immagine di una virgo che allattava, là il disegno di una croce sanguinante.

Non sapevano ancora che quei segni sarebbero divenute impronte evangeliche. I Magi continuarono a fissare per giorni il cielo e compresero che non avevano compreso. La stella miracolosa era un enorme angelo, che aveva preso le forme e lo splendore di una stella: forse lo stesso angelo che, molti secoli prima, aveva guidato i figli di Israele fuori dal vasto carcere dell'Egitto.

I tre Magi non si erano mai conosciuti. Venivano da lontano e percorrevano strade diversissime che non si incontravano nella vastità del deserto e delle montagne. Una sola cosa avevano in comune: quella stella, sempre la stessa, sempre diversa, che precedeva ciascuno di loro e i loro eserciti numerosi e coloratissimi; e avanzava quando essi avanzavano. Non sostavano quasi mai: quasi mai toccavano cibi e bevande, e non nutrivano le bestie di foraggio. Camminavano da lungo tempo e tuttavia credevano di aver camminato da una sola giornata, e di aver contemplato un solo tramonto. Mentre procedevano, le vie sconosciute, i corsi d'acqua, le paludi e le montagne diventavano vaste pianure, piene di strade affollate. Presso Gerusalemme si levò sopra di loro una nebbia densissima e caliginosa, che nascose la stella-angelo. Melchior si fermò presso il monte Calvario; Balthasar presso il monte Oliveto. Quando la nebbia si andò diradando, i tre Magi si incontrarono all'improvviso: non si erano mai visti, non si conoscevano; eppure si baciarono con grande affetto, come se avessero trascorso insieme tutta la vita. Cominciarono a parlare. Si accorsero di parlare lingue diverse: ma ciascuno di loro credeva che gli altri dicessero le loro stesse parole.

Quando i tre re giunsero vicino a Betlemme, vestirono gli abiti e gli ornamenti regali, che avevano portato con sé dall'Oriente. Lì vicino c'era una casa chiamata alchan : un tempo custodiva cavalli, muli, asini e cammelli, che venivano offerti ai viaggiatori e ai pellegrini: ma, al tempo dei Magi, la casa era distrutta ed era rimasto soltanto un piccolo tugurio - pareti di mattone, muri sconnessi, un'aia dove si vendeva pane, e una mangiatoia di pietra, grande come un'urna, alla quale erano legati il bue di un mendicante e l'asino di Giuseppe. Era la mangiatoia - «il segno dei segni» - di cui parlava il Vangelo di Luca.

La grande stella-angelo si fermò, si abbassò tra i mattoni e i muri di pietra con un fulgore così grande che ogni pietra del tugurio venne accecata e trasfigurata. I Magi furono sconvolti dal timore. Videro Maria, bruna di capelli e di pelle: essa si copriva il capo con un mantello bianco di panno, tranne il viso avvolto nel lino, e con la mano destra reggeva il corpo di Gesù. Allora Melchior offrì a Gesù un pomo d'oro, che stringeva in una mano, ed era già appartenuto ad Alessandro Magno. Rappresentava il mondo nelle sue forme più fastose e vistose. Ma Gesù non aveva bisogno del pomo d'oro e, appena gli fu consegnato, lo frantumò e lo ridusse in polvere con un tocco della sua piccolissima mano.

In quel momento cominciò il ritorno. La stella scomparve: nessun barlume celeste ricordava ai Magi che un grande angelo li aveva illuminati per due settimane. Le strade erano oscure, scoscese e incerte. Se il primo viaggio era durato dodici giorni, quello di ritorno, pieno di ansie, di pene e di fatiche, durò due anni. La notte, come tutti i viaggiatori, i Magi si fermavano nelle locande, chiedendo cibo, aiuto e soccorso. Ebbero timore e tremore. Alla fine dei due anni riuscirono a ritornare a casa, portando uno strano regalo. Quando avevano lasciato Betlemme, Maria aveva donato loro una fascia, come ricordo. In Oriente i Re e i principi si raccolsero attorno ai Magi, domandando cosa avevano visto e cosa avevano fatto, in che modo erano andati e ritornati, e cosa avevano portato con loro. Essi mostrarono la fascia di Maria. Celebrarono una festa, accesero il fuoco e, secondo l'usanza zoroastriana, lo adorarono e vi gettarono sopra la fascia. Il fuoco la avvolse e la accartocciò: ma, quando il fuoco si spense, estrassero la fascia dalle ceneri, come se la fiamma non l'avesse nemmeno toccata.

Dunque la verità - dissero i Magi - non era il fuoco d'Oriente: ma la fascia di Maria, la mangiatoia del Bambino, la croce disegnata sulla stella, l'astro-angelo che li aveva protetti, il tugurio pieno di splendore. I Magi presero la fascia, la baciarono, e se la misero sul capo e sugli occhi, dicendo: «Questa è la verità». Poi la nascosero con grande venerazione tra i loro tesori.

 

La tomba dei Re Magi a Colonia.


Infine, nelle loro remote e quasi inattingibili sedi d'Oriente, i tre Magi cedettero alla forza del tempo. Melchior aveva centosedici anni, Balthasar centododici, Jaspar centosei. Poco prima che morissero, sopra la loro città apparve una stella: la stessa che li aveva guidati a Betlemme; e ora ricomparve, a salutarli e forse ad accompagnarli per l'ultima volta. Nell'ottava della Natività del Signore, dopo aver celebrato l'Ufficio divino, Melchior chinò la testa e dolcemente si addormentò nel grembo di Dio, senza provare nessun dolore. Nella festa dell'Epifania, chinò il capo Balthasar: sei giorni dopo, Jaspar.

Gli aiutanti li rivestirono con i loro sontuosi abiti regali e sacerdotali: poi li seppellirono nello stesso sepolcro; in piedi, l'uno accanto all'altro, come se percorressero ancora le strade di Palestina, mentre l'astro-angelo li guidava verso la più conosciuta e sconosciuta delle grotte.

 

La cattedrale di Colonia, dova si trova la toma dei Re Magi.

 

(pietro citati / corriere.it / puntodincontro)

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3 de enero de 2012 - En los Evangelios, la aparición de los Reyes Magos es muy tímida. No sabemos quiénes son los Reyes Magos que en el Evangelio de Mateo (el único que los menciona) vienen de Oriente: sólo sabemos que siguen una estrella, llegan a Belén, entran en la casa de José y María, ven al bebé, se inclinan, le rinden homenaje y le ofrecen regalos: oro, plata y mirra.

Todo lo demás en la historia de la Natividad, que triunfa en el Evangelio de Lucas, es desmentido por Mateo. No hay pastores ni rebaños, ni el ángel del Señor, ni la gran alegría de todo el pueblo, el nacimiento del Salvador, la multitud de las huestes celestiales que alaban a Dios: "Gloria a Dios en la sublimidad y en la tierra paz a los hombres de la benevolencia divina". Y, sobre todo, la singular señal, la paradoja de paradojas: "Cristo, envuelto en pañales y acostado en un pesebre". En el Evangelio de Mateo, sólo tenemos estos Magos desconocidos: sabios paganos que anticipan la conversión de los pueblos extranjeros al culto del Señor, mientras que Israel lo rechaza.

La historia es simple y rápida: no hay episodio de la Biblia que lo prevea, por lo que incluso se podría pensar que se trate de un detalle de poca importancia, mencionado casi sin intención por Mateo. Pero pocos años después de la edad de los Evangelios, la historia de los Reyes Magos se convirtió en la mayor leyenda mítica del Nuevo Testamento: algo sagrado, festivo, tremendo.

La piedad popular encontró en ella justo lo que quería: el brillo de una gran riqueza, los ejércitos multicolores, el Oriente, la sabiduría misteriosa de Oriente, los minuciosos detalles de la vida de Jesús, el aura de la leyenda, lo probable, lo improbable, la ingenuidad y lo novelesco que atraen a las personas sencillas y a los niños.

Y así la historia de los Magos se fue enriqueciendo a través de los siglos de la Edad Media, llenándose de apariciones, hasta triunfar en una obra maestra: la "Historia Trium Regum" de Juan de Hildesheim, escrita alrededor de 1364 y retomada por Luca Scarlini en el muy agradable "Navidad los Reyes Magos" (Einaudi, páginas XXIV-271, 16).

Ahora, por fin, los nombres desconocidos de los tres Reyes Magos fueron revelados: se llamaban Melkon, Gaspar y Baltasar o Melchor, Jaspar y Balthasar.

Cada uno de ellos descendía de una de las tres razas de la Biblia, procedían de diferentes regiones del Oriente y representaban al pasado, el presente y el futuro o a los sacerdotes, los guerreros y los agricultores. Los narradores de la Edad Media les inventaron un pasado que se remonta a los orígenes del mundo. Cuando fue expulsado del Paraíso Terrenal, Adán recibió un regalo de Dios que lo ligaba a su creador: un libro escrito, cerrado y sellado por esa mano omnipotente y meticulosa.

El libro pasó por las generaciones: fue transmitido de hijo a hijo, desde Moisés hasta Abraham, luego a Isaac, a Jacob, a José y —finalmente— llegó, intacto e inmaculada, sin una hoja o una letra de más o de menos, en manos de los Reyes Magos. Cuando el ángel del Señor anunció a la Virgen María que sería madre, en ese momento el libro se abrió y la voz del Espíritu Santo - una voz poderosa que nunca habían oído - ordenó a los Reyes Magos dejar sus hogares y seguir una estrella, para ir a adorar a un bebé misterioso.

La estrella, casi anónima, del Evangelio de Mateo se convirtió rápidamente en una enorme estrella milagrosa. Arrojaba chorros de luz, que tenían la textura del agua de mar: resplandecía más que cualquier otra estrella o cometa conocidos, aún más que la que —unas décadas antes— había anunciado el nacimiento de Mitrídates, rey del Ponto. Las otras estrellas parecían débiles ante esa luz abundante y danzaban para rendirle homenaje.

Poco a poco, la estrella se levantó sobre el mundo, como un águila, y se quedó inmóvil, fija en el mismo punto: el sol se acercó rozándola, casi tocándola, y los rayos larguísimos y ardientes de la estrella se convertían en grandes aves que aleteaban alegremente.

Más abajo, en Persia o Babilonia o Caldea, los Magos miraban el cielo con atención espasmódica y cuando sus ojos estaban cansados ​​y casi ciegos, se encontraron con que la superficie de la estrella estaba dibujada por una caligrafía esmerada y meticulosa: la imagen de un niño, la imagen de una virgen que lo amamantaba, el dibujo de una cruz ensangrentada.

Aún no sabían que esos signos se convertirían en pasajes de los Evangelios. Los Reyes Magos continuaron mirando al cielo durante días y se dieron cuenta que no entendían. La estrella milagrosa era un ángel enorme, que había tomado la forma y el brillo de una estrella, tal vez el mismo ángel que, muchos siglos antes, había llevado a los hijos de Israel fuera de la inmensa cárcel de Egipto.

Los tres Reyes Magos nunca se habían conocido. Venían de lejos y viajaban por caminos muy diferentes que no se cruzaban en la inmensidad del desierto y de las montañas. Sólo tenían en común esa estrella: siempre la misma, siempre diferente, que precedía a cada uno de ellos y a sus ejércitos, numerosos y llenos de colores, y que avanzaba cuando ellos avanzaban.

Casi nunca se detenían, casi nunca probaban comida y bebida, y tampoco alimentaban a sus animales con forraje. Caminaban desde hace mucho tiempo y, sin embargo, creían que habían caminado sólo por un día, y que habían presenciado una única puesta de sol. Conforme avanzaban, los caminos desconocidos, los arroyos, los pantanos y las montañas se convertían en vastas llanuras, llenas de calles muy transitadas.

En las cercanías de Jerusalén se levantó por encima de ellos una densa niebla que ocultó la estrella-ángel. Melchior se detuvo en el Monte Calvario; Balthasar en el Monte de los Olivos. Cuando la niebla se fue adelgazando, los tres Magos se encontraron de repente. Nunca se habían visto, no se conocían. Sin embargo, se besaron con gran cariño, como si hubieran pasado toda la vida juntos. Empezaron a hablar. Se dieron cuenta que hablaban diferentes idiomas, pero cada uno de ellos creía que los demás decían sus propias palabras.

Cuando los tres reyes magos llegaron cerca de Belén, se pusieron la ropa y los adornos que habían traído de Oriente. Cerca de allí había una casa llamada Alchan: una vez alojaba caballos, mulas, asnos y camellos que eran ofrecidos a los viajeros y peregrinos, pero, en la época de los Reyes Magos, la casa se encontraba destruida y se había quedado sólo una pequeña choza con paredes de ladrillo, desgastadas, un patio donde se vendía pan y un pesebre de piedra, del tamaño de una urna, al que se encontraban atados el buey de un mendigo y el asno de José. El pesebre era el "signo de los signos" del que hablaba el Evangelio de Lucas.

La gran estrella-ángel se detuvo, bajó entre los ladrillos y las paredes de piedra con un resplandor tan grande que cada piedra de la cabaña fue cegada y transfigurada. Los Reyes Magos estaban abrumados por el miedo. Vieron a María, morena de cabello y piel: se cubría la cabeza con un manto de tela blanca, excepto la cara, envuelta en lino, y con su mano derecha sostenía a Jesús. Entonces Melchor le ofreció a Jesús una manzana de oro, que tenía en la mano, y que ya había pertenecido a Alejandro Magno. Representaba al mundo en su forma más lujosa y llamativa. Pero Jesús no necesitaba la manzana de oro y, cuando se le entregó, la destrozó y la hizo polvo con un toque de su pequeña mano.

En ese momento se inició el regreso. La estrella desapareció. Ninguna señal del cielo recordó a los Reyes Magos que un gran ángel los había iluminado durante dos semanas. Las calles estaban oscuras, empinadas, inseguras. Si el primer viaje había durado doce días, el regreso —lleno de angustias, dolores y fatiga— duró dos años. Por las noches, al igual que todos los viajeros, los Reyes Magos se detenían en albergues, pidiendo comida, ayuda y asistencia.

Tenían temor y temblaban. Al cabo de dos años lograron volver a casa, llevando un extraño regalo. Cuando salieron de Belén, María les había dado una faja, como recuerdo. En Oriente, los reyes y los príncipes se reunieron en torno a los Reyes Magos, preguntando qué habían visto y qué habían hecho, cómo habían llegado y vuelto y que habían traído con ellos. Ellos mostraron la faja de María.

Celebraron una fiesta, encendieron el fuego y, de acuerdo con la costumbre de Zoroastro, lo adoraron y le arrojaron la faja. El fuego la envolvió y la dobló, pero cuando el fuego se extinguió, la faja fue retirada de las cenizas, como si el fuego no la hubiese tocado en absoluto.

Así que la verdad - dedujeron los Magos - no era el fuego de Oriente, sino la faja de María, el pesebre del Niño, la cruz dibujada en la estrella, la estrella-ángel que los había protegido, la casucha llena de esplendor. Los Reyes Magos tomaron la faja, la besaron y se la pusieron sobre la cabeza y los ojos, diciendo: "Esta es la verdad". Luego la escondieron con gran veneración entre sus tesoros.

Por último, en sus sedes remotas y casi inalcanzable en el Oriente, los Reyes Magos cedieron a la fuerza del tiempo. Melchor tenía ciento dieciséis años, Baltazar ciento doce, Jaspar ciento seis. Poco antes de morir, sobre su ciudad apareció una estrella: la misma que los había conducido hasta Belén volvió a aparecer ahora, tal vez para acompañarlos y despedirse de ellos por última vez.

Ocho años después de la Natividad del Señor, después de haber celebrado el oficio divino, Melchor inclinó la cabeza y con suavidad se quedó dormido en el regazo de Dios, sin sentir ningún dolor. En la fiesta de la Epifanía, inclinó la cabeza Balthasar y, seis días después, Jaspar.

Sus ayudantes los vistieron con sus suntuosas vestimentas sacerdotales, luego los enterraron en la misma tumba, uno al lado del otro, como si todavía recorrieran las calles de Palestina, mientras que la estrella-ángel los guía hacia la más conocida y desconocida de las cuevas.

 

(pietro citati / corriere.it / puntodincontro)