Aida maestosa a Verona

Di Paola Cecchini.


5 settembre 2011. - Impossibile dimenticare la maestosa rappresentazione di Aida a cui ho assistito la serata del 3 settembre 2011!

Oltre ad essere la prima opera rappresentata in assoluto all'Arena (il più grande teatro lirico all'aperto del mondo), Aida ne è anche il titolo più eseguito:  ben 566 rappresentazioni per 51 stagioni. Per il Festival del 2011, l'omonima Fondazione ne presenta la 16a edizione.

In scena per 15 serate [1], Aida viene proposta nella rievocazione dell’allestimento originario dell'architetto veronese Ettore Fagiuoli,  con il quale si diede il via il primo Festival areniano  il 10 agosto 1913,  quasi un secolo fa.

Protagonisti in scena grandi artisti a cui il pubblico è particolarmente affezionato: nella serata del 3 settembre, Amarilli Nizza ha rivestito i panni della bella schiava etiope; Dolora Zajick quelli della rivale Amneris, mentre il baritono Ambrogio Maestri ed il tenore Walter Fraccaro hanno impersonato rispettivamente quelli del re etiope Amonasro e del valoroso guerriero Radamès.

L’Orchestra è stata diretta dal M° Daniel Oren (in Arena dal 1984, alla sua quattordicesima direzione dell'opera), mentre la regia è stata affidata a Gianfranco de Bosio che per questo titolo verdiano ha realizzato più di 20 rappresentazioni al mondo, senza contare quelle televisive e cinematografiche. Le coreografie del Corpo di ballo areniano- inserite dal Compositore nell’azione drammatica per accentuare la spettacolarità dell’opera- sono state curate da Susanna Egri, che segue le edizioni dell’allestimento storico dell'opera in Arena dal 1982. 

La più nota delle opere verdiane, predisposta in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni, fu  rappresentata per la prima volta al Teatro dell'Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, diretta da Giovanni Bottesini.

La trama è famosa e tutti la conoscono: il condottiero egiziano Radamès, innamorato della schiava Aida, parte per la guerra contro il padre di quest'ultima, Amonasro, re dell'Etiopia. Anche la figlia del Faraone, Amneris ama il condottiero e vorrebbe sposarlo ma la situazione volgerà al peggio: accusato di tradimento,  Radamés é condannato ad essere sepolto vivo ed Aida resterà con lui, condividendone volontariamente la terribile sorte. 

Non tutti, però, conoscono i retroscena dell'opera: nel 1869, in occasione dei festeggiamenti per l'apertura del Canale di Suez, Ismail Pascià, Khedive (viceré) d'Egitto commissionò al livornese Pietro Avoscani la progettazione e la costruzione di un teatro d'opera.

L' impresa, ultimata in  soli sei mesi, esigeva per la propria inaugurazione una rappresentazione prestigiosa ed inedita. Il sovrano interpellò  il celebre Compositore affinché ideasse un'opera all'altezza della circostanza ma Verdi rifiutò, non ritenendosi adatto “a comporre lavori su commissione.” Così, all'apertura dell'Opera del Cairo, il Khedive dovette  accontentarsi di “Rigoletto”, non abbandonando però il progetto di affidargli un'altra produzione.

Il desiderio del Viceré incontrò quello dell'egittologo francese Auguste Mariette che aveva composto un “soggetto a carattere egiziano”: nulla di più adatto per l'occasione. Mariette approfittò della situazione per contattare Camille Du Locle, direttore dell'Opéra Comique di Parigi, chiedendogli di contattare un musicista per predisporre un'opera lirica, sulla base del proprio lavoro.

 Du Locle vantava una solida amicizia con Verdi ed ovviamente sottopose la trama all'amico che si mostrò perplesso ed indeciso. Il direttore dell'Opéra, però, sapeva come convincerlo: gli disse che se non avesse accettato, il Khedive si sarebbe rivolto altrove, probabilmente a  Richard Wagner che stava conquistando la scena europea con una musica ben diversa da quella verdiana. Colto nel punto debole, Verdi accettò di scrivere Aida. Fissando il proprio compenso nell'astronomica cifra di 150.000 franchi, s'impegnò a comporre il libretto a proprie spese ed a pagare un direttore d'orchestra che lo sostituisse al Cairo per dirigerne la prima esecuzione. 

Il contratto prevedeva che l'opera fosse rappresentata nel gennaio del 1871 ma gli eventi storici lo impedirono: nel  1870 la successione al trono spagnolo causò infatti una guerra tra Francia e Prussia.  Mariette si trovava proprio a Parigi, impegnato nei lavori per l'allestimento ed i costumi

 dell'opera. Durante l'assedio della capitale francese, l'egittologo si ritrovò prigioniero “in casa”.

Nel frattempo Verdi aveva contattato Antonio Ghislanzoni per la stesura del libretto e si era assicurato la possibilità di rappresentare l'opera in prima nazionale al Teatro alla Scala di Milano. Musicò Aida  velocemente, incalzando continuamente Ghislanzoni che gli consegnava i versi mano a mano che venivano composti.

Dal momento che era molto più interessato alla prima milanese che non a quella del Cairo e che non aveva alcuna intenzione di recarsi in Egitto, Verdi orchestrò l'opera nella propria casa a Sant'Agata, vicino Busseto) appuntando direttamente sulla partitura precise indicazioni per la messa in scena nel teatro egiziano. Grazie alla velocità con cui il lavoro venne realizzato, nel novembre 1870  era terminato.

Non appena l'esercito prussiano entrò a Parigi, Mariette salpò per Il Cairo, assieme a scenografie e costumi: lo  attendevano gli ultimi preparativi per l'allestimento.

Alla vigilia del Natale 1871, Aida andò  in scena al Cairo davanti ad un pubblico estasiato e ad un Khedive così soddisfatto da premiare il Compositore con il titolo di “Commendatore dell'Ordine Ottomano”.  Due mesi dopo, l'8 febbraio 1872, l'opera andò in scena alla “Scala” di Milano con un cast di prim'ordine, tra cui spiccava il soprano Teresa Stolz. Grazie al debutto milanese, Aida fu richiesta dai maggiori teatri italiani ed europei: fu l'inizio di una serie di allestimenti che la consacrarono tra gli assoluti capolavori della lirica verdiana.

E' diventata tale, secondo me, non solo grazie alla spettacolarità scenica ed alla ricchissima invenzione melodica, ma anche per il significato di grande attualità che l’opera rivela allo spettatore: quale leitmotiv della propria produzione, Verdi concentra l’attenzione sul conflitto intimo ed individuale dei personaggi (imprigionati e schiacciati dal potere imperante), sviluppandone una psicologia profonda. La “teatralità” di Aida si può  riassumere in due parole: monumentalità ed introspezione.

Eugenio Montale ha descritto Aida come l’opera che meglio si presta ad un teatro all’aperto, per i suoi effetti da Cinemascope e la sua grandiosità anche quando i sacerdoti portavano barbe di cartapesta e indossavano accappatoi da spiaggia E poiché gli occhi son più volubili degli orecchi… è ovvio che l’Aida meno di ogni altra opera di repertorio potrà sfuggire alle intenzioni novatrici di scenografi, registi e coreografi. Solenne e rigido, il dramma faraonico verdiano trova  nella scenografia storica di Ettore Fagiuoli del 1913 (che è stato rievocato nella serata del 3 settembre)  l'ideale collocazione: una traduzione imponente, perfettamente adatta agli spazi areniani, che rivela il suo culmine nella Marcia trionfale del secondo atto, vera colonna sonora delle innumerevoli e prestigiose stagioni liriche veronesi.

 

[1]    18-26-30 giugno; 10-13-17-19-24-26-30 luglio; 7-14-28-31 agosto; 3 settembre 2011.

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(puntodincontro)

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Será imposible olvidar la majestuosa representación de Aida a la que asistí la noche del 3 de septiembre de 2011 en Verona!

Además de ser la primera ópera que se representó en la Arena (el más grande teatro lírico al aire libre en el mundo), Aida es también la que más se ha repetido: 566 eventos en 51 temporadas. Para el Festival de 2011, la Fundación que lleva el nombre de esta creación de Giuseppe Verdi presenta la 16ª edición.

Aida se mantuvo en cartelera durante 15 días [1] y utiliza para su escenografía una recreación de la estructura original del arquitecto veronés Ettore Fagiuoli, con la cual se estrenó el primer Festival de la Arena el 10 de agosto de 1913, hace casi un siglo.

Los protagonistas fueron grandes artistas muy apreciados por el publico: la noche del 3 de septiembre de Amarilli Nizza desempeñó el papel de la hermosa esclava etíope, Dolora Zajick el de la rival Amneris, mientras el baritono Ambrogio Maestri y el tenor Walter Fraccaro interpretaron, respectivamente, al rey etiope Amonasro y al valiente guerrero Radamés.

La orquesta fue dirigida por el maestro Daniel Oren (desde 1984 en la Arena, esta fue su decimocuarta dirección de la obra), mientras que el director fue Gianfranco de Bosio que para este título de Verdi ha llevado a cabo más de 20 representaciones en el mundo, sin contar las de televisión y el cine. La coreografía del ballet —agregado por el compositor para acentuar el espectáculo dramático de la obra— fue curada por Susanna Egri, que se encarga del acondicionamiento histórico de la Arena desde 1982.


[1]    18-26-30 junio; 10-13-17-19-24-26-30 julio; 7-14-28-31 agosto; 3 septiembre 2011.

 

 

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