Giulio Cesare Bedeschini. San Celestino V.
Olio su tela, Museo Nazionale d'Abruzzo.
 

12 febbraio 2013 - «Io, Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale».

È il grande precedente (non senza similitudini col gesto di Benedetto XVI) dell'abdicazione di un Papa. La storia della Chiesa ne ricorda altri quattro (Clemente I, Papa Ponziano, Papa Silverio e Benedetto IX), ma come vedremo, si tratta di situazioni completamente diverse. Quella del monaco molisano Pietro Angeleri, —eletto al soglio Pontificio il 29 agosto 1294 col nome di Celestino V e dimessosi il 13 dicembre dello stesso anno— è la vicenda che lo stesso padre Lombardi (dimentico degli altri casi) ha ricordato questa mattina come unico precedente. Anche per la Chiesa di allora fu una storia sensazionale tanto che lo stesso Dante ne parla nella Divina Commedia collocando Celestino V all'Inferno nel girone degli ignavi («coloro che vissero senza infamia e senza lodo...») e ricordandolo così: «Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto».

 

Gli ignavi nell'inferno di Dante.
 

Viltade, dunque nel (controverso) giudizio dantesco, forse più collegato alle beghe politiche di quel tempo che a una reale condanna di Celestino V. Fatto sta che il povero Piero Angeleri, da allora si porta dietro la nomea di «quello che fece il gran rifiuto». Un giudizio molto più attento (e positivo) venne dal romanzo di Ignazio Silone L'avventura di un povero cristiano (1968) che racconta l'intera vicenda restituendo a Celestino V l'onore e descrivendolo come una grande personalità capace, con il suo clamoroso gesto, di denunciare la molte e gravi storture della Chiesa di quei tempi. Coraggio, dunque, non ignavia, secondo Silone, fu alla base della scelta di Celestino V che lasciò il soglio di Pietro (con tutti gli onori e le ricchezze che, allora comportava) per dimostrare il suo disprezzo per il potere ingiusto, esagerato e, spesso, inquinato, del Papato di allora.

Pietro Angeleri nacque (probabilmente) nel 1209 a Isernia o a Sant'Angelo Limosano. Aveva undici fratelli ed era figlio di un contadino. Dopo un periodo in un'abbazia benedettina, Pietro si recò a Roma dove riuscì a compiere i suoi studi e venne ordinato sacerdote. Nel 1241 lasciò la Città eterna e si rifugiò sul monte Morrone e, più tardi, sui contrafforti inaccessibili della Maiella dando vita, per diversi anni, a un duro eremitaggio. Fondò anche un ordine monastico (I frati di Pietro da Morrone) e si fece la fama di un uomo davvero santo.

Il 4 aprile del 1292, morì Papa Niccolò IV e il conclave, formato da 12 cardinali delle più nobili famiglie romane, si riunì per eleggere il successore. Ma l'accordo, nonostante le numerose riunioni in sedi diverse, non arrivava e una tragica epidemia di peste costrinse allo scioglimento del consesso cardinalizio. Ci volle più di un anno prima che il Conclave potesse riprendere, ma nel marzo del 1294 il successore di Niccolò IV non c'era ancora. Il Conclave era riunito a Perugia e il Re di Napoli, Carlo d'Angiò, che aveva bisogno dell'esistenza di un Papa per averne l'avvallo su certe operazioni bellico-politiche in Sicilia, si presentò in armi tra i cardinali mettendoli pesantemente sotto pressione. Un gesto di estrema gravità, ma le critiche all'indecisione dei cardinali venivano da più parti e lo stesso Pietro da Morrone profetizzò castighi per la Chiesa se non si fossero sbrigati a eleggere il 192esimo successore di Pietro. La profezia venne riferita al cardinale decano Latino Malabranca Orsini, allora vescovo di Ostia e gli fece scattare l'idea di proporre il nome del famoso e veneratissimo eremita, al soglio pontificio. Così, in capo a qualche mese, il 5 luglio 1294, Pietro da Morrone venne eletto Papa. Tre vescovi dovettero salire fino al suo rifugio sulla Maiella per comunicargli l'elezione. In un primo momento, Pietro rifiutò, poi si piegò alle pressioni e decise di obbedire.

Il suo non fu un grande pontificato. Celestino V si rivelò troppo poco abile nelle questioni politiche e troppo condizionato da Carlo d'Angiò. Nominò una dozzina di cardinali (nessuno romano) per riequilibrare il Concistoro, ma, probabilmente, si rese ben presto conto che la sua vicenda papale veniva continuamente strumentalizzata dall'una e dall'altra parte. Così, senza dir nulla a nessuno (un po' come Ratzinger) maturò la sua decisione e, nel Concistoro del 13 dicembre, lesse la bolla che abbiamo riportato all'inizio.

A differenza di oggi, la Chiesa non la prese bene e Celestino V divenne una personaggio scomodo da eliminare. Cercò di fuggire nel suo eremo sul Morrone e poi in Grecia, ma venne raggiunto dagli sgherri del nuovo Papa, Bonifacio VIII (Benedetto Caetani) e venne rinchiuso in una fortezza della famiglia Caetani a Fiumone in Ciociaria. Lì morì il 19 maggio 1296. Venne santificato nel 1313 da Papa Clemente V. La sua salma, sepolta all'Aquila, nella basilica di Collemaggio, venne trafugata il 18 aprile 1988 e ritrovata pochi giorni dopo nel cimitero di Cornelle e Roccapassa. Non sono mai stati scoperti gli autori dello strano gesto.

Ed ecco gli altri quattro precedenti.

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Clemente I: quarto vescovo di Roma, dal 92 al 97. Non ci sono notizie particolari sui motivi dell'abdicazione. Morì martire, gettato in mare con un'ancora al collo nel 99 o 100.

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Papa Ponziano (21 luglio 230 - 28 settembre 235): Ponziano dovette abdicare perché deportato in Sardegna durante una persecuzione voluta da Massimino Trace. L'abdicazione permise ai cattolici romani di eleggere un successore con i pieni poteri nella persona di Papa Antero.

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Papa Silverio (1 giugno 536 -11 novembre 537). Silverio fu costretto ad abdicare dall'imperatrice Teodora che costruì contro di lui false accuse a proposito di un accordo segreto con gli invasori Goti. Venne arrestato e portato in esilio a Licia. Anni dopo venne riconosciuto innocente.

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Benedetto IX (21 ottobre 1032 - 13 gennaio 1045): E' uno di quei Papi che la Chiesa, forse, preferirebbe dimenticare. Quando venne eletto, si dice avesse appena 12 anni. Visse in modo dissoluto, vendette e ricomprò il suo ufficio e lasciò il papato, a quanto pare, per sposarsi.

 

(massimo razzi / repubblica.it / puntodincontro / traduzione allo spagnolo di massimo barzizza)

 

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Giulio Cesare Bedeschini. San Celestino V.
Oleo sobre lienzo, Museo Nacional de los Abruzos.
 

12 de febrero de 2013 - «Yo, Papa Celestino V, impulsado por razones legítimas, por humildad y debilidad de mi cuerpo y por la malicia de la gente, con el fin de recuperar el consuelo de mi anterior vida y la tranquilidad perdida, abandono libre y voluntariamente el papado y renuncio expresamente al trono, a la dignidad, al honor y a la carga que conlleva, otorgando por este medio a partir de ahora al Colegio de Cardenales la facultad de elegir, de conformidad con el derecho canónico, a un pastor de la Iglesia Universal».

Es el gran antecedente (no sin semejanzas con la decisión de Benedicto XVI) de la abdicación de un Papa. La historia de la Iglesia recuerda otros cuatro casos (Clemente I, Papa Ponciano, Papa Silverio y Benedicto IX), pero como veremos, se trató de situaciones muy diferentes. La del fraile molisano Pietro Angeleri — elegido con el nombre de Celestino V el 29 de agosto de 1294 para el trono pontificio al cual renunció el 13 de diciembre del mismo año— es el acontecimiento que el propio Padre Lombardi (olvidándose de los otros casos) recordó esta mañana como “único antecedente”.

También para la Iglesia de aquél entonces se trató de una historia sensacional, a tal punto que el mismo Dante la menciona en la Divina Comedia, situando a Celestino V en el infierno y, más precisamente, en el círculo de los indolentes («aquellos que vivieron sin infamia y sin alabanzas ...»), recordándolo de la siguiente manera: «Después de haberme dado cuenta que se trataba de una persona conocida, identifiqué la sombra de aquel que llevó a cabo, por cobardía, el gran rechazo».

 

Los indolentes en el infierno de Dante.
 

Así que se trató de cobardía, según el (controvertido) juicio de Dante, tal vez más relacionado con las disputas políticas de la época que con una verdadera condena para Celestino V. El hecho es que desde entonces el pobre Piero Angeleri carga con la reputación de «él de la gran renuncia». Un juicio mucho más cuidadoso (y positivo) proviene de la novela de Ignazio Silone La aventura de un pobre cristiano (1968) que narra la historia completa, devolviéndole el honor a Celestino V y describiendolo como un hombre de gran carisma que, con su sensacional gesto, denunció muchas graves distorsiones de la Iglesia de aquellos tiempos. El valor, pues, y no la cobardía —de acuerdo con Silone— motivó la elección de Celestino V, que dejó el trono de Pedro (con todos los honores y las riquezas que en en ese entonces conllevaba) para demostrar su desprecio por el poder injusto, exagerado y, a menudo, contaminado, propio del Papado del siglo XIII.

Pietro Angeleri nació (probablemente) en 1209 en Isernia o en San Ángel Limosano. Tenía once hermanos y era hijo de un granjero. Después de un período en una abadía benedictina, Pedro viajó a Roma, donde logró terminar sus estudios y fue ordenado sacerdote. En 1241 abandonó la Ciudad Eterna y se refugió en el monte Morrone y, más tarde, en las inaccesibles estribaciones de la Maiella convirtiéndose, durante varios años, en ermita. También fundó una orden monástica (“Los Frailes de Pietro de Morrone”) ganándose la reputación de ser un hombre muy santo.

El 4 de abril de 1292 murió el Papa Nicolás IV y el cónclave —compuesto por 12 cardenales de las más nobles familias romanas— se reunió para elegir a un sucesor. No se lograba alcanzar un acuerdo, a pesar de numerosas reuniones en diferentes sedes, y un trágico brote de peste provocó la disolución de la Asamblea. Pasó más de un año antes de que el cónclave pudiese continuar, pero en marzo de 1294 aún no se había escogido al sucesor de Nicolás IV. La reunión se estaba llevando a cabo en Perugia y el rey de Nápoles, Carlos de Anjou —que necesitaba un Papa para contar con su respaldo acerca de ciertas operaciones militares y políticas en Sicilia— apareció en armas entre los cardenales poniéndolos bajo presión.

Se trató de un acto de extrema gravedad, pero las críticas acerca de la indecisión de los Cardenales provenían de muchos lados y el mismo Pedro de Morrone profetizó castigos para la Iglesia si no se daban prisa para elegir al nuevo pontífice. Se informó acerca de la profecía al cardenal decano Latino Malabranca Orsini, entonces obispo de Ostia, quien tuvo así la idea de proponer el nombre del famoso ermitaño para ocupar trono papal. Así que, después de algunos meses, el 5 de julio de 1294 Pietro da Morrone fue elegido Papa. Tres obispos tuvieron que subir hasta su refugio en la Maiella para informarle acerca de la elección. En un primer momento, Pedro se negó, luego cedió ante la presión y decidió obedecer.

El suyo no fue un gran pontificado. Celestino V resultó ser muy poco hábil en la política y demasiado influenciado por Carlos de Anjou. Nombró una docena de cardenales (ninguno de ellos romano) para reequilibrar el Consistorio, pero, probablemente, se dio cuenta de que su historia como Papa estaba siendo explotada continuamente por diversos grupos de poder. Entonces, sin decir nada a nadie (un poco como Ratzinger) fue metitando su decisión y, durante el consistorio del 13 de diciembre, leyó la nota que con la que inicia este artículo.

A diferencia de hoy, su decisión no fue bien recibida por la Iglesia y Celestino V se convirtió en un individuo incómodo que había que eliminar. Trató de huir hacia su ermita en el Monte Morrone y luego a Grecia, pero fue alcanzado por los esbirros del nuevo Papa, Bonifacio VIII (Benedetto Caetani) y fue encarcelado en una fortaleza de la familia Caetani en Fiumone, cerca de Roma. Murió allí el 19 de mayo de 1296. Fue canonizado en 1313 por el Papa Clemente V. Su cuerpo, enterrado en L'Aquila en la basílica de Collemaggio, fue robado el 18 de abril de 1988 y se encontró unos días más tarde en el cementerio de Cornelle y Roccapassa. Nunca fueron encontrados los autores de este extraño gesto.

Y aquí están las cuatro casos anteriores.

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Clemente I: cuarto obispo de Roma, del año 92 al 97. No hubo informes sobre las razones de su abdicación. Murió como mártir, arrojado al mar con un ancla al cuello en el 99 o 100.

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Papa Ponciano (21 de julio de 230 - 28 de septiembre de 235): Ponciano tuvo que abdicar porque fue deportado a Cerdeña durante una persecución ordenada por Maximino Trace. La abdicación permitió a los católicos romanos elegir a un sucesor con plenos poderes en la persona del Papa Antero.

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Papa Silverio (1 de junio de 536 - 11 de noviembre de 537). Silverio fue obligado a abdicar por la emperatriz Teodora, quien construyó falsas acusaciones en su contra acerca de un acuerdo secreto con los godos invasores. Fue detenido y llevado al exilio en Licia. Años más tarde fue declarado inocente.

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Benedicto IX (21 de octubre de 1032 - 13 de enero de 1045): Es uno de esos Papas que la Iglesia, tal vez, preferiría olvidar. Cuando fue elegido, se dice que tenía sólo 12 años. Vivió disolutamente, vendió y recompró su puesto y dejó el papado, al parecer, para casarse.

 

(massimo razzi / repubblica.it / puntodincontro / traducción al español de massimo barzizza)