Italia e Messico: inni nazionali
e diritti d'autore

Le storie, poco conosciute, dei "proprietari" dei canti della Patria.

Michele Novaro, Francisco González Bocanegra, Jaime Nunó e Goffredo Mameli.


21 febbraio 2011. - Gabriel Larrea, Presidente dell'Istituto Messicano del Diritto d'Autore, ha scoperto alcuni anni fa che una casa editrice americana aveva registrato i diritti dell'inno nazionale. Larrea Richerand racconta: «Un giorno è arrivato il titolare dei diritti all'Ambasciata del Messico a Washington con la sfacciataggine di voler riscuotere i diritti sull'uso dell'inno in attività civiche». Si chiama Harry Henneman, [e] la Broadcasting Music Incorporated —società di gestione collettiva dei diritti di esecuzione pubblica negli Stati Uniti— possiede l'inno nazionale firmato da Harry Henneman e, come co-autore, Jaime Nunó.

Dato che Nunó è morto nel 1908, Henneman si dedica adesso a riscuotere i diritti [...].

Adolfo Montoya, direttore dell'Istituto Nazionale del Diritto d'Autore del Ministero dell'Educazione, nega tutto. «I discendenti di Nunó hanno venduto i diritti sulla musica, ma non sulle parole». [1]

Per quanto riguarda, invece, l'inno di Mameli, lo spartito è di proprietà della casa editrice Sonzogno. Nel 2010, in seguito al clamore suscitato da una lettera inviata dal presidente del Consiglio comunale di Messina al Presidente della Repubblica Italiana [3] [4] la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) ha deciso di non riscuoterne più i diritti d'autore [5].

***

21 de febrero 2011. - Gabriel Larrea Richerand, presidente del Instituto Mexicano del Derecho de Autor, descubrió hace algunos años que una editora estadounidense tiene registrados los derechos del Himno Nacional Mexicano. Larrea Richerand cuenta que: «Un dia llegó el propietario de los derechos a la embajada de México Washington con el descaro de querer cobrar regalías per el uso del himno en actividades cívicas. Ese señor se llama Harry Henneman, [y] la Broadcasting Music Incorporated, sociedad recaudadora de derechos de ejecución pública en los Estados Unidos, tiene el Himno Nacional Mexicano firmado en coautoría de Henneman Harry y Nunó Jaime». Puesto que Nunó murió en 1908, Henneman es quien cobra regalías [...]. Adolfo Montoya Jarquín, director del Instituto Nacional del Derecho de Autor de la SEP, niega este hecho. «Lo que pasa es que los descendientes de Nunó vendieron los derechos de la música, pero no de la letra». [2]

Por lo que se refiere, en cambio, al himno de Italia, la partitura es propiedad de la editorial Sonzogno. En 2010, tras una carta de protesta enviada por el Presidente del Consejo Municipal de Messina al Presidente italiano, la Sociedad Italiana de los Autores y Editores (SIAE) decidió dejar de cobrar regalías.

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[1] Julio Alejandro Quijano. Alcune storie assurde dell'inno messicano. El Universal, 15 settembre 2004.

[2] Julio Alejandro Quijano. Algunas historias absurdas sobre el himno mexicano. El Universal, 15 de septiembre de 2004.

[3] Dal Resoconto stenografico della seduta n. 367 del 28/04/2010 del Senato della Repubblica Italiana:

Il presidente del Consiglio comunale di Messina, Pippo Previti, in una lettera inviata al Presidente della Repubblica ha denunciato alcune "anomalie" sui diritti Siae per l'esecuzione in pubblico dell'inno nazionale. Secondo Previti, è di 1.094,40 euro la somma che ha richiesto la Siae a un ente non profit di Messina per aver suonato l'inno di Mameli. La stessa sorte è toccata alla Federazione pallavolo del Veneto che si è vista recapitare una simile richiesta dalla Siae di Mestre, per aver suonato l'inno prima di una partita. Il tariffario fornito dalla Siae di Messina prevede l'importo massimo di 290 euro se si tratta di un incontro per una partita nazionale, a secondo della capienza dello stadio; se si tratta di una gara di seconda categoria l'importo varia da 40 a 60 euro; per il Palazzetto dello Sport, circa 146 euro; se l'inno di Mameli sarà suonato in un Teatro in forma concertistica, si pagherà il diritto di noleggio che va agli editori del brano;

la Siae ha smentito solo in parte quanto sostenuto dal signor P., assicurando che "solo 100 euro sono stati incassati l'anno scorso dalla Siae per il noleggio dello spartito dell'inno di Mameli e per conto della casa editrice Sonzogno";

secondo quanto riportato dall'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), che ha interpellato la Siae, quei 100 euro potrebbero essere dovuti anche se quello specifico spartito non è mai stato utilizzato. Ma come nota l'Aduc, il "Canto degli italiani" non è una complessa composizione sinfonica, ma una melodia che chiunque abbia un minimo di conoscenze musicali può arrangiare per il proprio ensemble senza bisogno di noleggiare spartiti;

considerato che:

Goffredo Mameli scrisse il testo dell'inno nel 1847, testo che fu messo in musica da Michele Novaro poco tempo dopo. Il "Canto degli italiani", come era chiamato, divenne subito un simbolo dei moti risorgimentali. Subito dopo l'Unità d'Italia, Giuseppe Verdi lo scelse al posto della Marcia reale nel suo celebre Inno delle Nazioni. Nel 1946 divenne l'inno nazionale della giovanissima Repubblica italiana;

gli autori del "Canto degli italiani" sono deceduti da oltre un secolo, e non hanno quindi alcun titolo al diritto d'autore che si estingue dopo 70 anni dalla morte;

se chiunque esegue qualsivoglia versione dell'inno nazionale deve pagare i diritti di noleggio di uno specifico spartito proprietario mai utilizzato, di fatto si estendono potenzialmente all'infinito i diritti Siae sul brano musicale che rappresenta più di ogni altro l'Unità d'Italia e la sua storia repubblicana, si chiede di sapere:

se la Siae e l'editore Sonzogno abbiano effettivamente diritto a riscuotere il "noleggio" dello spartito dell'inno nazionale indipendentemente dal fatto che lo spartito in questione sia o meno utilizzato;

cosa intenda fare per porre rimedio a comportamenti che ostacolano la riproduzione di un importante simbolo della Repubblica, e fanno della "Canzone degli italiani" la canzone di una casa editrice.

 

(puntodincontro)

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