25 marzo 2012 - Il consumo del pulque [1] seguiva norme severe tra i Nahua [2] antichi ed altri popoli del Messico precolombiano. Tuttavia, nei loro miti appaiono diverse divinità in stato di ebbrezza. Associata con la fine delle epoche cosmogoniche, l'ebbrezza degli dei li raffigura come trasgressori, quasi sconfitti nel loro ruolo di esseri superiori.

Le fonti rivelano anche che l'intossicazione ha una dimensione sacrificale che porta ad una rinascita, cioè, è un passo nel tragitto mitico che percorrono le divinità come Quetzalcóatl e Tezcatlipoca, dalla morte alla rinascita.

Gli odierni Nahua della Sierra Nord dello Stato di Puebla hanno raccontato ad Alessandro Lupo una strana (per noi) versione del Vangelo. Gli hanno spiegato come gli ebrei —che volevano avvelenare Cristo sulla croce— gli diedero aceto da bere ...

«E allora lo benedisse e disse: "No, con questo non morirò, questo lo berranno i miei figli e andranno a dormire, poi torneranno in sé. Dal momento che sto per morire, anch'io devo resuscitare domattina e dopodomani". Ed è per questo che ci ubriachiamo e poi torniamo ad essere noi stessi di nuovo. E con quella roba [l'aceto] lo volevano avvelenare e farlo morire. Ma quello non è morto. Invece l'ha benedetto per farcelo bere a noi, i suoi figli ... Sì, e poi l'hanno raffinato per noi. Ce lo beviamo, ci ubriachiamo fino ad addormentarci, poi —quando ci svegliamo— siamo di nuovo noi».

Questo mito sull'origine dell'acquavite può essere confrontato con altri documenti redatti dopo la conquista che parlano della creazione del maguey [3] e del pulque, ma anche con altri racconti che descrivono varie divinità pre-ispaniche in stato di ebbrezza.

Va notato che gli dèi del pulque erano innumerevoli. Nei codici e le fonti scritte appaiono Ome Tochtli, Tepoztécatl, Tezcatzóncatl, Toltécatl, Yauhtécatl, Izquitécatl, Pahtécatl, Cuatlapanqui, Tlilhua ed altri ancora. Tutti insieme venivano spesso chiamati Centzon totochtin, "400 conigli". Gli informatori di Sahagún danno una spiegazione a questo nome: «Una volta il pulque veniva attribuito ai conigli, che gli antichi abitanti della zona mesoamericana adoravano». I diversi modi in cui gli uomini si ubriacavano erano attribuiti ai molti Dei del pulque che si impossessavano delle loro "vittime". Si diceva: «Quando la gente si ubriaca, alcuni si mettono a piangere, altri litigano, altri ancora gridano e cantano. Di quelli che gridano a piangono si dice: "È proprio come il suo coniglio"».

Era vietato insultare gli ubriachi, poiché si sarebbe potuta offendere indirettamente la divinità che li aveva posseduti. Di conseguenza, le trasgressioni di persone intossicate venivano spesso perdonate, perché si riteneva che i colpevoli non potevano controllare leloro azioni in quel momento. Esisteva però un forte stigma sociale contro gli ubriachi ed anche alcune leggi che li punivano, in apparente contraddizione rispetto a quanto abbiamo appena affermato circa la mancanza di responsabilità della persona intossicata.

In ogni caso, l'ingestione di pulque era controllata e consentita solo alle persone di più di 52 anni, ai membri dell'élite politica e sociale in alcune circostanze e alle persone comuni durante certe festività.

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[1] Il pulque è una sorta di bevanda alcolica del Mesoamerica, diffusa principalmente in Messico dove, assieme al tequila, è considerato la bevanda nazionale. Si ottiene facendo fermentare il succo dell'agave salmiana (o atrovirens) e ha una gradazione alcolica di poco superiore a quella della birra (dal 7 al 18%).

[2] I Nahua sono popoli indigeni del Messico e dell'America Centrale che parlano la lingua nahuatl. Le loro origini sono legate alla località di Aztlán, leggendaria città situata nei territori a nord del Messico. Nonostante la cospicua decimazione avvenuta durante la conquista spagnola del XVI secolo, il censimento messicano del 1990 ha definito l'entità dei parlanti una lingua nahuatl in 1,197,328 persone. La più famosa civiltà nahua della storia fu quella degli Aztechi. Grande importanza ebbero anche i Tepanechi, i Toltechi e i Cicimechi.

[3] La pianta di Agave (Maguey), oltre ad essere apprezzata per la sua bellezza come pianta ornamentale ha molteplici altri usi: dalle sue foglie, ricche di fibre, si produce un tipo di tessuto molto resistente che viene utilizzato soprattutto nella realizzazione di amache e cappelli (panama) e dalla pianta si ricavano alcune bevande famose in tutto il mondo quali il Pulque, il Mezcal e il Tequila (che prende il nome dalla città omonima dove per la prima volta è stata distillata).

 

(rodrigo liendo stuardo / arqueomex.com / puntodincontro)

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25 de marzo de 2012 - El consumo de pulque obedecía a reglas estrictas entre los antiguos nahuas y entre otros pueblos del México antiguo. Sin embargo, aparecen en sus mitos varias deidades en estado de ebriedad. Asociada con el final de las eras cosmogónicas, la ebriedad de los dioses los señala como transgresores a punto de ser derrocados como soles. Las fuentes revelan también que la embriaguez tiene una dimensión sacrificial que conduce a un renacimiento, es decir, constituye una etapa en el camino mítico que recorren deidades como Quetzalcóatl y Tezcatlipoca, desde la muerte hasta el renacimiento.

Los nahuas actuales de la Sierra Norte de Puebla contaron a Alessandro Lupo una versión muy peculiar –para nosotros– del Evangelio. Le explicaron cómo los judíos que planeaban envenenar a Jesucristo –quien estaba en la cruz– le dieron vinagre para beber...

Entonces lo bendijo y dijo que: “No, con esto no voy a morir, esto se lo van a tomar mis hijos y van a dormir, y van a volver en sí otra vez. Como yo voy a morir, yo también tengo que resucitar mañana, pasado”. Y así por eso nos emborrachamos y volvemos en sí otra vez. Y con eso [con el vinagre] lo querían envenenar ya para que se muriera. Y no se murió ése. Sino lo bendijo para que lo tomáramos nosotros sus hijos... Sí, se volvió refino pa’ nosotros. Eso tomamos, y nos dormimos de borrachos y volvemos en sí otra vez al poco rato.

Este mito de origen del aguardiente se puede comparar con otros relatos recopilados después de la conquista que nos hablan de la creación del maguey y del pulque, pero también con narraciones que describen a varias deidades prehispánicas en estado de ebriedad.

Cabe precisar que los dioses del pulque eran innumerables. En los códices y en las fuentes escritas aparecen Ome Tochtli, Tepoztécatl, Tezcatzóncatl, Toltécatl, Yauhtécatl, Izquitécatl, Pahtécatl, Cuatlapanqui, Tlilhua y otros más. En conjunto se les llamaban centzon totochtin, “400 conejos”. Los informantes de Sahagún explican este nombre “porque antes atribuían el pulque a los conejos, los adoraban los antiguos”. Las distintas maneras que tenían los hombres de embriagarse eran atribuidas a los muchos dioses del pulque que poseían a los ebrios; se decía: “Cuando algunos se embriagan, uno llora mucho, y alguno riñe con la gente, grita a la gente. De quien grita a la gente o llora, se dice: ‘Es como su conejo’”.

Estaba prohibido insultar a los borrachos, ya que se podía afectar a la deidad del pulque que los poseía; por lo tanto, las transgresiones de las personas ebrias eran a menudo perdonadas, ya que se consideraba que los culpables no eran dueños de sus actos en estos momentos. Ahora bien, existía una reprobación social en contra de los borrachos e incluso algunas leyes que los castigaban, lo cual parece contradecir lo que acabamos de afirmar en cuanto a la falta de responsabilidad de la persona ebria.

Sea como fuere, la ingestión de pulque estaba estrictamente reglamentada y sólo era permitida a las personas de más de 52 años, a los miembros de la elite en ciertas circunstancias y a la gente común durante algunas fiestas.

 

 

(rodrigo liendo stuardo / arqueomex.com / puntodincontro)