L'aglio, lo scacciavampiri

dei quattro ladroni

Di Claudio Bosio. Seconda parte.

30 aprile 2009.- Solo un breve commento: fra i vari componenti dell’aglio, giova mettere in evidenza la presenza del germanio, un elemento minerale in traccia, che si ritiene essere in grado di rafforzare il sistema immunitario;

Quanto ai dati di produzione, l’aglio  è coltivato in molti Paesi del globo, ma a far la parte del leone è la Cina, che con i suoi 11 milioni di tonnellate prodotte nel 2005 copre più del 75% della produzione mondiale (≈16 milioni di tonnellate). Seguono l’India e la Corea. Gli USA ne producono circa 65.000 ton/anno, per un valore di 180 milioni di dollari, soprattutto in California, in particolare intorno alla cittadina di Gilroy (34.000 abitanti), al cui Festival annuale dell’aglio si possono mangiare torte di formaggio, pasticcini e persino gelati, a base di aglio.

Si stima che, nella cucina occidentale, il 30% circa dei "piatti" e delle loro varianti, includa l’aglio come ingrediente necessario. È interessante notare che l'aglio, a differenza della cipolla, non ha un suo “primo piatto” (come la zuppa di cipolle), ma ha dalla sua solo l'impiego esclusivo in qualche salsa.

A parte il suo uso preminente in cucina, come elemento aromatico, l’aglio è dotato di ragguardevoli proprietà farmacologiche. Impossibile citarle tutte: gli si attribuiscono capacità profilattiche e terapeutiche, come, ad esempio, una comprovata azione ipocolesterolemica, antistress, ipotensiva, tonica, epatoprotettiva, neuroprotettiva e antitumorale. Agli inizi del ‘900, il famoso dr. Albert Schweitzer (1875-1965) lo usava (in mancanza d’altro, ma con successo) nel suo ospedale di Lambaréné, nel Gabon occidentale, come unico rimedio contro la dissenteria  La scienza moderna ha confermato che l’aglio è un potente antisettico e aumenta la resistenza dell'organismo contro le infezioni. Infatti, il solfuro di allile, contenuto nei bulbi, stimola la produzione di un enzima (il glutatione perossidasi) particolarmente efficiente nel combattere i radicali liberi. Va detto, però, che l'aglio non è una panacea e non va consumato da tutti poiché presenta alcune controindicazioni. Non deve essere consumato in caso di gastrite, ulcere gastriche e duodenali, eccesso di acidità (a causa della sua azione stimolante della secrezione dei succhi gastrici) in caso di gravidanza o allattamento, irritazioni allo stomaco o all'intestino, bruciori gastrici, ipotensione e dai sofferenti di malattie della pelle.

L'aglio “migliore” è quello di piccole dimensioni perchè, a parità di peso, ha il doppio dei principi attivi di quello a misura standard.

Il modo migliore per giovarsi delle proprietà medicamentose dell'aglio è quello di consumarlo crudo.

Come curiosità, si possono citare alcune utilizzazioni dell’aglio che ci riportano indietro nel tempo.

Sappiamo che la birra è un'invenzione dei sumeri. Appositi locali pubblici servivano diversi tipi di  birra: comune, o profumata alla rosa e all'incenso, birra addolcita con il miele o birra all'aglio (cfr.  codice di Hammurabi, XVIII secolo a.C). L'Inno a Ninkasi, documento che risale al 1800 a.C. circa, canta le lodi della dea sumera della fermentazione. I traduttori dell’antica ricetta per fare la birra, fecero una scoperta interessante: i sumeri usavano l'orzo per produrre sia la birra sia il pane. Quando fu composto l'Inno a Ninkasi, la birra si faceva usando il pane, il bappir, pane sumero all’aglio. Non è chiaro in che maniera fosse utilizzato l'aglio nella panificazione: le varie birre prodotte per fermentazione del bappir, erano consumate per curare il mal di stomaco, la diarrea, il meteorismo, i bruciori di stomaco e i disturbi di fegato. È possibile che alcune di queste birre primitive venissero usate dai medici per disinfettare le ferite riportate dai soldati in battaglia.

Un’altra storia interessante: gli Egizi consideravano le feci particolarmente immonde soprattutto perché contenevano il cosiddetto «ukhedu», un elemento pericoloso (traducibile come «marciume») che in qualsiasi momento poteva risvegliarsi e invadere tutto il corpo. Così, la flatulenza dal retto significava che l'ukhedu era al lavoro; a quel punto chi ne era afflitto si precipitava a consultare un medico specializzato nel praticare “rimedi serviziali”. I preferiti erano quelli caldi a base d'aglio. Si bollivano nell'acqua alcuni spicchi d'aglio, sbucciati e tagliati a pezzi, quindi l'infuso veniva somministrato al paziente attraverso un corno forato di bue che fungeva da clistere.

Nel suo trattato sull'antica medicina egizia del prof. Grapow (“Fondamenti della medicina dell'antico Egitto”) racconta che un certo Hesy Re, capo dei dentisti e dei medici dei faraoni della Terza dinastia (2650-2570 a.C.), otturava le carie con aglio pestato. A quei tempi, piuttosto che cavare i denti guasti, si usava preservarli, per marci che fossero. Il metodo di Re consisteva nel pestare uno spicchio di aglio sbucciato in un mortaio di pietra, spalmare del miele selvatico sulla poltiglia ormai macerata e quindi applicarla direttamente sul dente malato. Il miele facilitava l’aderenza dell'aglio.

A parte le virtù dell’Allium descritte nel Medioevo e nel Rinascimento [«caccia fuor del corpo i vermi larghi, provoca l’orina, giova ai morsi delle vipere, è utile a gli hidropici, chiarifica la voce, alleggerisce la tosse vecchia, amazza i pidocchi, risolve i lividi, fa rinascere i capelli cascati per pelagione» (Mattioli, 1544] l’aglio era considerato anche un afrodisiaco, con effetti stimolanti per il sesso maschile. Proprio per questa sua particolare proprietà il suo uso era proibito nei monasteri ed era vietato ai monaci mangiarne!

Nel 1721 Marsiglia fu colpita da una terribile epidemia di peste. Per seppellire i morti furono reclutati tra gli altri quattro ladri, i quali si rivelarono immuni dalla malattia. Ben presto si scoprì il loro segreto: era una bevanda costituita da aglio macerato nel vino. Da quel momento divenne famosa come l'aceto dei quattro ladri ed ancor oggi è reperibile in Francia. Ma le proprietà dell'aglio di proteggere dalla peste non erano note soltanto ai ladri. I medici che frequentavano questi malati usavano portare delle maschere con un lungo naso adunco, tipo quelle che si vedono al Carnevale di Venezia, tipiche del costume di Pantalone. Ebbene, il lungo naso serviva per infilarci uno spicchio d'aglio e respirare così l'aria depurata dai germi.

Nel folclore popolare europeo, l’aglio, è famoso per le sue virtù scaramantiche  e proprietà antimalefiche: portare addosso una borsetta contenente sale, tre spicchi di aglio e un peperoncino forte avrebbe scacciato il malocchio. Mentre, tenere uno spicchio d’aglio e un po’ di sale nel taschino del vestito allontanerebbero l’invidia. L’aglio era anche uno dei rimedi più usati contro i “vermi”: bastava farne una collana, formata sempre da un numero dispari di spicchi, e metterla al collo dei bambini per scacciare i suddetti vermi. Con uno spicchio, invece, si doveva sfregare il naso del bambino durante il sonno: se questi si agitava o sussultava allora c’erano dei vermi e per scacciarli si doveva di nuovo annusare l’aglio.

Moltissime altre superstizioni sono state associate all’aglio: per esempio, che stani le talpe dal terreno, e che scacci i vampiri che, come tramandato dalla tradizione, sono morti che tornano dalla tomba per succhiare il sangue dei viventi (uomini e animali) e che evitavano la luce del sole

Il termine «vampiro» ha origine slava: riconducibile alla radice -pi, mago, stregone, e al verbo lituano wempti, bere, succhiare. L’orrorifico mito dei vampiri, che ha ispirato una pletora di romanzi e films, sembra essere stato distrutto da Tikkanen Wayne, un professore di chimica della California State University di Los Angeles, secondo il quale i vampiri non erano altro che malati di «porfiria,» una malattia del sangue che provoca lo sfiguramento dei tratti e fa calare la resistenza dei tessuti ai raggi ultravioletti.

Ma vediamo in linea semplificata in cosa consista questa malattia.

Nella forma di Porfiria eritropoietica congenita o Morbo di Gunther (CEP),i principali sintomi sono una fortissima anemia (da qui il classico pallore dei vampiri) e fotosensibilità alla luce del sole. Questa è forse la peculiarità più conosciuta delle debolezze del vampiro. Infatti, proprio per come accadrebbe ad un Nosferatu, il malato di Porfiria deve evitare di esporre la pelle direttamente al sole, altrimenti la zona interessata dall’esposizione diretta ai raggi UV si ustionerebbe favorendo seguitamente lo sviluppo di bolle e cisti. Altra insolita e bizzarra caratteristica di questa malattia è l’eritrodonzia, disturbo che colora letteralmente i denti di un colore rosso-sangue, fosforescente, facendo così suggerire un’ allungamento spropositato dei medesimi, addirittura visibili in ambienti poco illuminati. Tale fluorescenza è dovuta alle porfirine che si depositano nel fosfato di calcio dei denti. E non è finita. Il malato di Porfiria non può assolutamente mangiare,e nei casi più estremi nemmeno toccare il comune aglio. Questo perché l’aglio,contrariamente a quanto succede nelle persone sane,nei malati di Porfiria esalta le tossine presenti nel sangue e fa peggiorare notevolmente la malattia. In altri casi, la Porfiria può causare anche retrattilità della gengive (che associata all’eritrodonzia farebbe sembrare i denti un qualcosa di inumano) e  rachitismo degli arti, in particolare delle mani (aggravato tra l’altro dalla mancanza di contatto alla luce del sole) facendo così prendere alla mano umana una forma bestiale. Un’altra forma di Porfiria ad esempio la Porfiria Cutanea Tarda (PCT), oltre alla fotosensibilità con conseguente lesione cutanee al contatto diretto con il sole, incrementa la crescita di peluria all’altezza del viso, in particolare degli zigomi. E’ ragionevole quindi presumere che sia da questa particolarità che il vampiro abbia in molte delle sue varianti una folta peluria selvatica simile a quella di un lupo, di un pipistrello o di una fiera. Il sistema nervoso, dopo quello circolatorio, è il secondo bersaglio di questa malattia: un malato di Porfiria infatti, può occasionalmente avere forti disturbi neurologici seguiti da una forte paralisi che lasciava il soggetto in uno stato di catalessi anche per giorni….in alcuni casi simile alla morte. Ecco quindi un’altra spiegazione delle caratteristiche abitudinarie del vampiro; la catalessi in una bara seguita da un risveglio. E la paura di questi "vampiri" per la croce appare più che comprensibile: i poveretti erano terrorizzati dal simbolo degli Inquisitori, i quali li avrebbero messi al rogo come agenti di Satana.  Infatti, nella Romania e nell'Ungheria del XVI e XVII secolo i veri mostri furono …. gli uomini del clero, i giudici e gli ignoranti che uccisero centinaia di persone che non erano l'incarnazione del demonio ma semplicemente dei malati di Porfiria.

Per finire, un paio di curiosità.

Chicago, la capitale dell’Illinois, è una parola in lingua degli indiani potavatomi («Checagou») che significa aglio.

E, infine, un singolare accostamento fra odori inconfrontabili, un abbinamento fra aglio e rose. Si dice che un bulbo d'aglio sotterrato presso un cespo di rose non danneggi affatto il soave profumo dei fiori, anzi lo intensifichi. Ciò è dovuto al fatto che l’aglio esercita il benefico effetto di tenere lontani gli afidi, in quanto le radici delle rose assorbono una sostanza, contenuta nell'aglio (quale?) che agisce come efficacissimo insetticida.

NB.= In caso di siccità ricordarsi di annaffiare il terreno per facilitare l'assorbimento delle sostanze attive.

Garantito il più stupefacente dei risultati.