Massa: "Kimi, stavolta tocca a me"

«Gli avversari? Lui e Hamilton alla pari. Amo la Ferrari, resterei qui a vita».

Felipe Massa punta al mondiale piloti 2008.3 marzo 2008. - Quattro mesi fa in Brasile lei disse: «Magari nel 2008 toccherà a me».
«Le probabilità di vincere ci sono. C’erano anche l’anno scorso, a dire la verità, ma ora siamo messi ancora meglio».

Non ci sono più le spie?
«A parte quello, nei test invernali abbiamo percorso più chilometri con meno problemi tecnici».

Altra sua citazione 2007: «Se avessi avuto una macchina affidabile, me la sarei giocata anch’io».
«Per vincere un Mondiale serve tutto, fortuna compresa».

Punti di forza della F2008?
«Si è dimostrata subito un bel passo avanti rispetto alla F2007. Con le ultime modifiche aerodinamiche va ancora più forte. Siamo migliorati soprattutto nelle curve lente, il nostro punto debole. E nell’affidabilità».

Negli ultimi test a Barcellona la McLaren era davanti alla Ferrari: un campanello d’allarme?
«È il solito discorso: quando un tuo avversario prova in condizioni da qualifica, cioè con gomme nuove e poca benzina, è ovvio che vada più forte di te che stai simulando un Gran premio. Io i test di qualifica li ho svolti la settimana precedente. E ho battuto il record della pista. In Australia capiremo chi ha bluffato».

È vero che con la giusta mappatura del motore la mancanza degli aiuti elettronici non si sente?
«Non è così semplice. Si può mappare l’acceleratore per adattarlo alla curva più difficile di un circuito, però quella regolazione te la porti dietro per tutta la pista».

A vedervi guidare sembra semplice.
«Abbiamo dovuto riprogrammare il cervello. È incredibile come la testa si adatti in fretta alle novità. Ora il controllo di trazione lo facciamo noi con il piede. L’unica difficoltà è con la pioggia».

Durante i test è piovuto...
«E infatti ci sono state parecchie bandiere rosse».

Un voto a Raikkonen e Hamilton?
«Ottimi piloti. Li metto sullo stesso livello».

Con chi dei due andrebbe in vacanza?
«Con i miei amici, perché mi diverto di più. Io e Kimi abbiamo soltanto un buon rapporto professionale».

Schumacher sostiene che è lei l’avversario più pericoloso per Raikkonen.
«Spero che abbia ragione. Di sicuro mi trovo bene con la macchina e con la squadra».

Scaramanzia a parte, se diventa campione che fa?
«Prenderò parte del premio e comprerò un sacco di regali per i bambini poveri del Brasile. Aiuterò chi ha bisogno, come faccio già in quanto ambasciatore dell’Unicef. Quando mi accusano per una gara andata male, penso che esistono problemi più gravi».

C’è una critica che le ha dato particolarmente fastidio?
«Ne ho sentite tante. Per anni ho letto che io sarei qui perché il mio manager è figlio di Jean Todt. Come se alla Ferrari affidassero le loro monoposto a un raccomandato. Ritengo di aver contribuito al successo del 2007».

E una osservazione che l’ha aiutata a crescere?
«Mi ripetevano di guardare Schumacher e di imparare da lui. È stato il consiglio più prezioso».

Conferma di aver corso con i kart il giorno dopo il matrimonio?
«Confermo».

Sua moglie l’ha presa sportivamente?
«Ho sposato Raffaela perché è la donna giusta. Siamo innamorati. Il viaggio di nozze l’abbiamo solo rinviato».

Le piace stare in Italia?
«Alt. Io sono brasiliano e risiedo a Montecarlo. Di questi tempi è meglio non fare confusione» (ride).

Un’idea se la sarà comunque fatta.
«Sostenete di essere in crisi. Che cosa dovremmo dire noi in Brasile? Dell’Italia mi piace lo stile di vita, la gente, il cibo. Da ragazzo ho corso nelle serie minori, sebbene molti mi suggerissero di andare in Inghilterra. Ho un debito di riconoscenza verso il vostro Paese. Vorrei restare in Ferrari a vita».

Molti calciatori suoi connazionali giocano in Italia.
«Sono milanista e li conosco tutti. Kakà è grande, Pato un fenomeno. Mi è spiaciuto per Ronaldo: quando si è rotto il ginocchio gli ho scritto che voglio rivederlo in campo».

Se non fosse diventato un pilota?
«Mi sarebbe piaciuto essere un calciatore. Peccato che non ne abbia le doti».

Schumacher è più bravo?
«È più esperto perché gioca con continuità».

Meno due settimane al campionato: come si prepara?
«Mi alleno due ore e mezzo al giorno: una parte aerobica e una di pesi per collo, braccia e tronco. Faccio venire l’allenatore a casa. Per vincere bisogna faticare».

 

(La Stampa.it)