La confessione di Mike Coughlan
"Mi dissero di distruggere le carte"

Ecco le prove dello spionaggio ai danni della Ferrari
Il progettista della McLaren cerca di limitare i danni per la scuderia

Mike Coughlan.MODENA, 14 luglio 2007. - L'epicentro del terremoto è un documento spesso un dito. Si chiama "affidavit" ed è una memoria difensiva giurata consegnata pochi giorni fa all'Alta corte di Londra. Dentro c'è tutta la verità di Mike Coughlan, il capo progettista della McLaren trovato in possesso dei disegni della Ferrari: una versione ambigua, a tratti reticente, ma comunque sufficientemente chiara per mettere seriamente a rischio il futuro, e anche il presente, della scuderia inglese.

Il primo passo compiuto da Coughlan, come quasi sempre si fa in circostanze del genere, è l'ammissione, generica, di responsabilità: "E' vero - scrive il tecnico - quei disegni li avevo io. Ed è stata mia responsabilità averli avuti". Dice proprio così, Coughlan, "my responsability", dimostrando che, in questo momento, la cosa che gli è più a cuore è limitare i danni, evitare cioè che un suo errore, una sua ingenuità, possano finire per ricadere sull'intera scuderia compromettendo una delle stagioni migliori da un po' di tempo a questa parte.

Del resto, con necessaria prudenza, la McLaren si è da subito ben guardata dal licenziare il suo ex dipendente (come invece ha fatto la Ferrari nei confronti del suo presunto complice, Nigel Stepney). Gli inglesi si sono limitati a una semplice, quasi garbata sospensione dall'attività di Coughlan il quale, coerentemente, ha riempito la sua testimonianza di quei "my responsability". Che però sono una coperta decisamente troppo corta, per nascondere le responsabilità del team.

Ed è lo stesso Coughlan, involontariamente, a puntare l'indice. Perché poche pagine più avanti, in quello che con ogni probabilità finirà per essere il passaggio cruciale del processo alla McLaren, il capo dei progettisti rivela: "Quei progetti li mostrai in McLaren. E non solo a Jonathan Neale (come era sino ad oggi noto, ndr), ma anche ad altri".

Certamente consapevole della gravità dell'affermazione, Coughlan si affretta a ridimensionarne i contorni. "Però tutti hanno reagito allo stesso modo, dicendomi dapprima che non ne volevano sapere e poi invitandomi a sbarazzarmi di quei progetti".

Il tentativo di riduzione della responsabilità dei manager McLaren, però, rischia di risultare vano. Perché nella F1 vige una regola che, per certi versi, è assimilabile a quella della responsabilità oggettiva nel calcio (quella per intenderci che ha condannato Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio per Calciopoli). E' l'articolo 3.1 del codice sportivo che dice espressamente che "è responsabilità di ogni concorrente assicurarsi che tutti i suoi componenti osservino le norme del Patto, del Codice, le regole tecniche e quelle sportive".

Insomma, sta alle scuderie controllare che i propri tecnici non commettano irregolarità. Irregolarità che è lo stesso Coughlan a dettagliare, più avanti, nella sua memoria, laddove descrive il modo attraverso cui è entrato in possesso di quei documenti. Il punto è fondamentale non tanto per individuare e "graduare" le responsabilità della McLaren, ma soprattutto per capire cosa sia realmente successo in Ferrari. Per capire chi e come ha deciso di tradire le Rosse.

Ovviamente Coughlan non fornisce alcuna indicazione sul chi. Però sul come racconta un dettaglio interessante e inatteso. "Quei documenti mi sono arrivati con il Pony Express". Cioè: nel regno della tecnologia qualcuno - secondo l'accusa della Ferrari, Nigel Stepney - avrebbe affidato a un mezzo tanto antiquato un patrimonio informativo, e quindi economico, del genere. Ma la questione del pony express è molto importante anche per un altro motivo: è uno strumento che lascia molte tracce dietro di sé e metterebbe in condizione qualunque investigatore di risalire agilmente al mittente.

E qui si apre un altro punto molto delicato. E cioè: l'uso che potrà essere fatto di queste carte. Perché al momento l'unico uso consentito per legge è quello che ne ha fatto la Ferrari che le ha prese e le ha spedite a Parigi dove, il 26 luglio, comincerà il processo sportivo alla McLaren. Non potranno però, almeno in teoria, essere utilizzate nell'ambito del processo penale italiano (che al momento è aperto a Modena per sabotaggio, in relazione alla famosa storia della polverina trovata nei serbatoi delle Rosse alla vigilia del Gp di Montecarlo). E quindi c'è il concreto rischio che - una volta arrivati a una condanna sportiva per la McLaren - la questione si areni.

La Ferrari potrebbe non avere alcun interesse - o addirittura avere qualche timore - ad arrivare fino in fondo a questa vicenda e quindi potrebbe decidere di non fare denuncia per spionaggio (e al momento ancora non l'ha fatta) e finire di lavare i panni sporchi in famiglia, con calma e, soprattutto, poco clamore.

 

(La Repubblica)