L’apparenza delle cose cambia in accordo alle proprie emozioni,
e così vediamo della magia in esse, però in verità,
la magia e la bellezza sono in noi

(Gibran Kahlil Gibran, Ali rotte, 1912).

 

24 luglio 2010. - Carissimi lettori, la stagione della pioggia, forse non porta solo tanta acqua, ma anche un momento di riflessione. La pioggia, poi, è stata molte volte protagonista di tante storie... forse anche di questo articolo!

Gibran K. G. nacque in Libano nel 1883 e morì negli USA nel 1931. Ma in realtà… lui morì veramente? Non è forse vero che se rimane “un qualcosa” nella nostra memoria o, se ciò che venne detto, ci colpisce ancora come se si fosse diretto proprio a noi, questa persona non è in realtà morta?

Chi sono i veri immortali? Non sono proprio coloro che avendo scavato dentro di loro stessi hanno trovato quel “qualcosa” che non solo vive costantemente in loro, ma che riescono a farlo vivere anche dentro a quelle persone che sono pronte a riceverlo? Ebbene sì: se non sei pronto a ricevere delle parole, potrai studiare, dire o fare quello che vuoi ma in realtà non comprenderai mai la vera essenza. Possiamo conoscere, ad esempio, a memoria dei versi (tipo quelli riportati all’inizio dell’articolo), o conoscere a menadito un libro, una poesia, ma ti sei mai chiesto se in realtà conosci la vera essenza di quanto c’è scritto? Ti sei mai preso la briga di capire profondamente quanto stai leggendo, o forse ti sei limitato a rimanere in periferia? Sei entrato nella città che volevi visitare o ti sei accontentato di rimanere in periferia?

Gibran ha ragione: “L’apparenza delle cose cambia in accordo alle proprie emozioni…”. Ma se non siamo pronti a vedere neppure le nostre emozioni, come potremo pretendere di comprendere quelle di qualcun’altro che le ha volute trasmettere in poesia? Le emozioni sono il punto di partenza… non di arrivo! È da lì che dobbiamo partire per poterci comprendere realmente e comprendere, di conseguenza, anche gli altri. Perché in fin dei conti le emozioni sono uguali dappertutto: non cambiano. Nella loro essenza non cambiano. Ciò che cambia è solo la maniera con la quale li si affronta o nascono. Ma l’Essenza di esse sono uguali! Ma se non conosciamo le nostre emozioni, potremo pretendere di conoscere le emozioni in poesia (o quant’altro sia l’espressione) di altri? Impossibile. Potremo essere dei buoni attori e recitare bene, ma il fondo rimarrà vuoto.

Possiamo pretendere di conoscere un libro, dando un parere, senza neppure averlo mai letto? Impossibile. Puoi dare la tua opinione solo a un 50%... forse neanche ti avvicini a questa percentuale. La tua idea rimane volatile… forse bella… ma non essenziale. E se non tocca le fibre più recondite a cosa mai ti servirà? Se non ti fa vibrare anche le cellule più nascoste del tuo corpo, del tuo essere, a cosa mai ti servirà?

L’apparenza delle cose cambia in accordo alle proprie emozioni…”. Stai attento a cosa dice Gibran: “L’apparenza… delle cose cambia in accordo alle proprie emozioni…”. La parola chiave adesso è: L’apparenza.

Si, certo! Perché ciò che noi vediamo è apparente… non è la realtà. È la nostra realtà. Ecco perché ciò che noi vediamo negli altri è solo il riflesso di una percezione della nostra realtà. E noi la definiamo, poi, come buona o cattiva… tutto dipende. Dipende dalla società in cui viviamo, dalla nostra educazione, dalla nostra religione, ecc... È una nostra realtà e basta. E’ apparente. E se è apparente, non vale. Sarà come se cercassimo di far bollire l’acqua a 50 gradi!

Ed ancora: se le nostre emozioni sono solo frutto di esperienze basate su concetti circoscritti che ci fanno vedere una realtà apparente, cambieranno inevitabilmente ad ogni secondo. Perché succede questo? Per il semplice fatto che siamo vulnerabili a ciò che ci circonda. E poi perché li definiamo buoni o cattivi? Pensaci un attimo: tutto ciò che definisci buono è perché è in accordo alle tue idee. Alle tue. E tutto ciò che definisci cattivo è perché è in disaccordo alle tue idee…tutto qui. Ma le tue idee sono apparenti, ricordi? Quindi stai cercando di bollire a 50 gradi.

Solo per un momento… non rimanere in periferia… ti invito ad entrare in città e a cercare la tua vera casa… la tua vera essenza… e così potrai non solo recitare quelle belle parole ma sentirle anche nel profondo del tuo cuore.

Mi fermo qui adesso… e ci vediamo alla seconda parte di questo articolo. Ti lascio con questi versi, sorseggiando un buon caffè:

 

Oh giovane viandante…

se tu volessi

se solo tu volessi…

capiresti anche ciò che non si narra!

Ma ti lasci andare,

alla pura follia

di non capire il perché

di ciò che ti circonda.

E ti auto inganni pensando

che quel che tu reciti

sia la realtà e non la periferia”.

 

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Di Ulisse Utzeri.
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