Assassinato da una baby-gang

ex ferroviere muore in Messico
Alessandro Furlan di Opicina ha tentato di opporsi a una rapina: freddato sul bus.

Il corpo di Alessandro Furlan viene portato su un ambulanza da personale di soccorso nella zona di Iztapalapa di Città del Messico.18 agosto 2009. - Non si è piegato alla sopraffazione e ha tentato di opporsi ai baby rapinatori. Uno dei cinque ragazzini della banda, ha estratto di tasca la pistola e lo ha colpito mortalmente alla schiena. Un paio di colpi esplosi quasi a bruciapelo.

Alessandro Furlan, 61 anni, ex ferroviere, per svariati decenni residente a Opicina in via degli Alpini, è stato ucciso in questo modo atroce a Città del Messico. Erano le 13.30 di venerdì e lui e la moglie Teresita viaggiavano a bordo di un bus che dalla periferia della megalopoli - 20 milioni di abitanti - li avrebbe portati in un quartiere dove erano attesi a pranzo a casa di amici.

Il gruppo di baby-rapinatori, quattro o cinque ragazzini tra i 14 e i 15 anni, viaggiava sullo stesso torpedone. Occupavano tre file di sedili: ridevano e scherzavano come accade spesso a chi ha la loro età. All’improvviso si sono alzati coi volti duri e contratti, hanno estratto le armi e hanno iniziato a pretendere dai passeggeri quanto ognuno aveva in tasca o addosso. Soldi, orologi, catenine, anelli, orecchini, telefoni cellulari.

Alessandro Furlan ha reagito quasi d’istinto: si è alzato in piedi, ha iniziato a gridare, forse anche per sollecitare gli altri passeggeri a non subire passivamente la spoliazione. Accanto a lui c’era la moglie, impietrita dal terrore.

Solo una ragazza ha cercato di opporsi ai rapinatori. Ha urlato, si è alzata dal sedile. In quel momento sono stati esplosi alcuni colpi di pistola. Un paio hanno raggiunto alla schiena l’ex ferroviere che si è accasciato tra i sedili.

Altri proiettili hanno ferito gravemente anche la ragazza che aveva osato opporsi ai rapinatori, assieme ad Alessandro Furlan. La baby gang ha approfittato delle urla dei passeggeri terrorizzati ed è scappata, senza riuscire a far bottino. Probabilmente i ragazzi-assassini erano sotto l’effetto di qualche droga, con buona approssimazione cocaina. Hanno agito in pieno giorno, a volto scoperto, con grande determinazione e crudeltà. Il numero dei passeggeri del bus era limitato e forse altri complici seguivano il mezzo pubblico a bordo di una vettura o di un paio di motociclette. Una scorta per i malfattori, una assicurazione sulla riuscita del colpo e soprattutto della fuga.

Alessandro Furlan è stato soccorso dalla moglie. Uno dei proiettili gli aveva trapassato il torace da parte a parte, perforando i polmoni e lesionando il cuore. L’ambulanza ha raccolto la ragazza ferita e i poliziotti hanno ascoltato le testimonianze dei passeggeri. Lui, il generoso ferroviere italiano steso sul pavimento del bus, è stato coperto con un lenzuolo.

La notizia dell’uccisione di Alessandro Furlan è arrivata a Trieste per telefono. Teresita Cabrera ha chiamato a Opicina Jolanda Rovatti, la zia di suo marito e le ha raccontato cos’era accaduto solo poche ore prima alla periferia di Mexico City. «Vengo dalla veglia funebre» le ha spiegato. La telefonata è arrivata poco dopo le 2, un’ora del tutto inusuale. «Mio nipote mi chiamava ogni due giorni per sentire come andava. Io ho 81 anni e vivo sola da quando Alessandro si era trasferito in Messico per vivere con Teresita. Era il 2004. Ogni sei, sette mesi, ritornava a Trieste e vi restava 40-50 giorni per tenermi compagnia e per incontrare amici e conoscenti. La sua stanza era sempre pronta. Ora sono rimasta sola in questa casa, non c’è più nessuno della mia famiglia...».

La moglie dell’ex ferroviere ha annunciato che i funzionari del Consolato italiano sono già stati informati dell’omicidio del nostro connazionale. «L’autopsia - ha poi detto - è già stata effettuata e ha confermato la dinamica che gli assassini hanno sparato, mirando alla schiena proprio per uccidere». A breve scadenza, il corpo di Alessandro Furlan verrà cremato. Poi la stessa moglie porterà le ceneri a Trieste, rinchiuse in un vaso.

(Il Piccolo)