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Laura Barral.
“Una
porta che apre verso l'interno”. © 2012.
15 dicembre 2012 - Ieri mi sono sentita felice... Mi sono resa conto che provare la sensazione di felicità dipende esclusivamente da me, e che quando sento che non arriva, non mi capita o, semplicemente, mi sfugge come acqua tra le mani... dipende, di nuovo, solo da me. Ieri i programmi cambiavano continuamente... l'unica cosa chiara era che ci saremmo visti, e ciò mi bastava per essere felice. La mia voglia di vederti era tale da farmi vivere con ottimismo ogni modifica, cosa che in un altro momento sarebbe stata disastrosa per il mio stato d'animo e successivo scoraggiamento. Temporali, piogge, voli in ritardo, appuntamenti di lavoro cancellati e persino un concerto rock disdetto sembravano essere i protagonisti della giornata... ma dentro di me resistevo alla tempesta, con un immenso senso di pace perché, malgrado le circostanze avverse, vederti sorridere timidamente mi rendeva felice! È sempre molto difficile definire la felicità, ma chi avrebbe avuto il coraggio di dire che non mi sentivo contenta? Chi l’avrebbe mai fatto trattandosi di una sensazione tanto soggettiva? Migliaia di significati, migliaia di ipotesi, migliaia di frasi… i grandi filosofi di tutto il mondo hanno cercato di definirla, ma… cos’è in realtà la felicità per ognuno di noi? Le possibilità sono molte, ma il fatto è che ognuno la sente un po’ a modo suo, anche se tutti concordano sul fatto che si tratta di un sentimento completo, sano e inconfondibile. Perché la consideriamo un fine? Un fine piacevole solo se abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Perché la concepiamo a livello idealizzato e inaccessibile, come un posto dove si può arrivare solo se tutto riesce alla perfezione, senza problemi, esattemente come previsto... Perché ce la mettiamo addosso in modo ipocrita e grottesco per poi sentirci a disagio con ciò che indossiamo? Qualche tempo fa ho letto che la felicità come "sensazione di benessere" è una porta che si apre verso l'interno: si trova in noi —non bisogna cercarla al di fuori— e non ha niente a che fare con ciò che abbiamo e quanto ne abbiamo, ma con ciò che siamo e la nostra essenza, il nostro modo di dare, di essere generosi con noi stessi, con i nostri affetti, con la vita, con il pianeta... Viviamo un momento di enorme clamore sociale, pieno di esigenze e reclami, di giustizia ingiusta, di guerre inverosimili, tolleranza zero, pretese elevatissime e l’insoddisfazione come moneta corrente, ma chi ci può togliere la capacità di essere felici magari anche solo un minuto al giorno? Per fortuna siamo esseri sensibili, dotati di intelligenza emotiva e capacità di reagire: abbiamo tutti risorse sufficienti per capire che il nostro comportamento può essere modificato per avere accesso a una realtà più comoda, più piacevole, più divertente... ce l’hai il coraggio di ridefinire il tuo patto con la vita? Non passare un altro giorno senza collegarti alla tua fonte di benessere, non continuare a sprecare minuti rimandando la felicità a domani… il momento è questo... e anche oggi è possibile! Le circostanze non sono sempre promettenti, possono cambiare alla velocità della luce, possono variare e sorprenderti, ma possono essere vissute in modo diverso se imbocchiamo “il percorso del sole”. Scuotiti di dosso la nube che ti avvolge, sorridi, dormi tranquillo, abbraccia, trattati bene, mangia qualcosa di buono, chiedi le cose per favore, ringrazia... cominciamo così per imparare una volta per tutte ad essere semplicemente felici. Ieri mi sono sentita felice... Tre ore dopo la tua partenza —mentre respiravo ancora profondamente e continuavo a pensarti— ho ricevuto un messaggio sul mio cellulare: due righe semplici che hanno rafforzato la mia sensazione e mi hanno derfinitivamente convinta che la soggettività può essere condivisa. Dicevano: "Oggi mi sono sentito immensamente felice". Anche oggi sono felice... Sono di nuovo in aeroporto all’alba, con lo sguardo annebbiato dal sonno, la borsa in mano, gli appuntamenti di lavoro in programa e in procinto di imbarcarmi sul mio volo in ritardo. Il mio desiderio di essere con te è così forte che nessun fattore meteo lo potrebbe offuscare. Apro la mia porta verso l’interno e mi sfugge un sorriso e —proprio lì, in mezzo a una folla di viaggiatori anonimi— mi viene voglia di dirti: «Grazie, amore, per aver condiviso con me questo spazio di felicità, grazie per avermi aiutato a far crescere nella mia vita molti di questi momenti... momenti semplicemente felici... ».
_____________________________________ *Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires. Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.
Ha studiato Disegno in Comunicazione Visiva presso l'Università Nazionale di La Plata in Argentina. Nel 2010 ha vinto il concorso della Camera di Commercio di Tornquist (Provincia di Buenos Aires).
(alejandra daguerre / laura barral / puntodincontro)
Laura Barral.
“Una
puerta que abre hacia adentro”. © 2012.
15 de diciembre de 2012 - Ayer me sentí feliz… Pude comprobar por mí misma que experimentar la sensación felicidad depende exclusivamente de mí; y que cuando siento que esto no llega, no me sucede, o simplemente se me escapa como agua entre las manos…también depende de mí. Ayer el programa cambiaba todo el tiempo…lo único invariable era que nos íbamos a encontrar, y eso bastaba para sentirme feliz. Mis ganas de verte eran tan fuertes, que viví con optimismo cada una de esas trasformaciones, que en otro momento obviamente hubieran sido fatales para mi humor y posterior desánimo. Tormentas eléctricas, lluvia torrencial, vuelos reprogramados, citas laborales canceladas, y hasta un concierto de rock que no fue, eran los protagonistas del escenario del día…pero yo en mi interior “campeaba el temporal” con una inmensa sensación de paz…porque más allá de las desafortunadas circunstancias, ¡verte tímidamente sonreír me hacía feliz! Nos resulta muy difícil definir la felicidad, pero ¿quién se animaría a decir que mi vivencia no era feliz? ¿Quién se tomaría semejante atribución siendo algo tan subjetivo? Miles de acepciones, miles de hipótesis, miles de frases, grandes filósofos trataron de definirla. Pero ¿qué es realmente la felicidad para cada uno de nosotros? Muchas posibilidades. Lo cierto es que cada uno la rellena a su manera, aunque todos coincidimos que es una emoción completa, saludable e inconfundible. ¿Por qué será que la pensamos como un fin? Un final disfrutable si hemos cumplido con nuestras metas. Por qué será que la ponemos en un lugar idealizado de difícil acceso, al que solo podemos llegar si todo salió perfecto, sin fallas, como lo imaginamos… Por qué será que grotescamente la vestimos de impostada algarabía y ese traje después nos queda incómodo? Por qué será que a veces se nos pasa tan desapercibida… Hace un tiempo leí que la felicidad como “sensación de bienestar” es una puerta que se abre hacia adentro; que está en nosotros, que no se busca afuera, que no está en lo que tenemos y en cuánto tenemos, sino en lo que somos en nuestra esencia; en nuestra manera de dar, de ser generosos con nosotros mismos, con nuestros afectos, con la vida, con el planeta… Vivimos una época de mucho bullicio social con demandas y reclamos; con justicias que no ajustician, con guerras inverosímiles, con tolerancia cero, con grandes exigencias, con insatisfacción como moneda corriente; sin embargo quién nos puede arrebatar la posibilidad de sentirnos felices aunque sea un minuto al día? Por suerte somos seres sensibles, con mucha inteligencia emocional, y gran capacidad de reacción; todos tenemos suficientes recursos para comprender que nuestros comportamientos pueden modificarse y generarnos así una realidad más confortable, más placentera, más gozosa… ¿Te animas a redefinir tu pacto con la vida? No pasemos un día más sin conectar con nuestra usina de bienestar, no derrochemos más minutos dejando para mañana el ser felices, el tiempo es hoy….y hoy también se puede! Las circunstancias no siempre son prometedoras, pueden virar a la velocidad de la luz, pueden cambiar y sorprenderte; pero pueden vivirse de otra manera si nos paramos en “la vereda del sol”. Sacúdete la nube que está sobre tu cabeza, sonríe, duerme en paz, abraza, trata bien, come algo rico, pide las cosas por favor, agradece… empecemos con cosas simples y aprendamos de una vez a ser simplemente felices. Ayer me sentía feliz… Tres horas después de despedirnos, y cuando todavía respiraba hondo y te seguía pensando recibí un mensaje en mi teléfono de dos sencillos renglones, que potenciaron mi sensación, y me dieron la certeza que las subjetividades también se pueden compartir. Decía: “hoy me sentí, inmensamente feliz”. Hoy también me siento feliz… Estoy nuevamente de madrugada en el aeropuerto, con cara de sueño, bolso en mano, citas laborales agendadas, a punto de embarcar en mi postergado vuelo, y mis ganas de compartirlo contigo son tan fuertes que no hay factor meteorológico que lo pueda nublar. Abro mi puerta hacia adentro y se me escapa una sonrisa, y parados ahí, entre una multitud de anónimos viajeros quiero decirte: “Gracias mi amor por compartir esta cuota de felicidad, gracias por ayudarme a sembrar en mi vida muchos de estos momentos…momentos sencillamente felices…”
_____________________________________ *Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina). Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal), Desde 1994 hasta 1999 se desempeño en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación. De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.
Diseñadora en Comunicación Visual de la Universidad Nacional de La Plata en Argentina.
(alejandra daguerre / laura barral / puntodincontro)
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