Donington: la festa è di Pedrosa, ma l'impresa è di Valentino

Nel GP di Gran Bretagna lo spagnolo domina davanti a Rossi (partito dodicesimo) e Melandri che si sono sfidati in un bellissimo duello. Hayden solo settimo, Capirossi nono.

DONINGTON (Inghilterra), 2 luglio 2006 - Daniel Pedrosa irraggiungibile, Valentino Rossi e Marco Melandri in grandissima ascesa. Sono loro i protagonisti del GP di Gran Bretagna della MotoGP. Lo spagnolo della Honda ha dominato pur soffrendo all’inizio, i due italiani - ancora un po’ convalescenti - hanno invece dato spettacolo lottando tra loro  per la seconda posizione che oggi vale quanto una vittoria. Il leader iridato Nicky Hayden, infatti, ha chiuso solo settimo, un piazzamento che accorcia la classifica del Mondiale. Gara in difesa, invece, per Loris Capirossi che lottato col suo fisico e ha portato a casa un nono posto che non è granché. Ma i punticini incassati in queste condizioni non sono mai da disprezzare.

La gara è stata accesa subito da Pedrosa e Melandri. Il ravennate ha preso il comando delle operazioni e per 7 giri ha fatto penare non poco lo spagnolo. Il quale in una staccata ha pure rischiato la collisione con l’italiano, è andato largo ed è ripartito. Poi ha trovato un ritmo insostenibile e, passato il rivale, ha cominciato a scavare un margine incolmabile. Eccezionale oggi come in tutto il campionato il rendimento della HRC. Ora Pedrosa è secondo a 26 punti da Hayden e in un campionato come questo potrebbe anche dire la sua. Di sicuro questo suo primo anno in MotoGP è notevole.

Melandri ha così mantenuto la posizione tenendo dietro Casey Stoner e Kenny Roberts. I tre non hanno però potuto opporsi alla splendida rimonta di Valentino Rossi che, scattato dalla 12ª piazza, ha piano piano risucchiato tutti. Bellissimo il duello degli ultimi giri, in cui si è visto una volta di più il valore dei nostri. Stoner e Roberts hanno fatto da spettatori, Vale e Marco hanno lottato con staccate al limite. Prima è passato Melandri, poi è tornato davanti Rossi, poi Melandri, infine Rossi. E’ sempre lui il dittatore quando c’è da avere ragione in un duello ravvicinato.