Da l'Aquila:
qualcosa di bello

Il festival Pietre che Cantano e il chiostro del convento di San Domenico.
Di Emanuela Medoro.

 

7 agosto 2010. - Sì, qualche cosa di bello c’è ancora, in pieno centro storico de L'Aquila, zona rossa, cioè chiusa al transito di tutti i cittadini, tranne che agli addetti ai lavori. E’ il chiostro del convento di San Domenico, accessibile da via Buccio di Ranallo, negato alla città fino a tempi recenti poiché da due secoli destinato a prigione. Liberato da quell’uso una decina di anni fa, è stato restaurato e riportato alla piena agibilità prima del sisma del 6 aprile 2009. E, miracolo!  Umano piuttosto che divino, nel sisma non ha subito alcun danno, è rimasto intatto nonostante la forte sollecitazione. Un grazie di cuore a tutti quelli che l’hanno restaurata, hanno dimostrato che si può fare, e bene, e che qualcosa dell’Aquila può stare in piedi, nonostante tutto.

Il festival Pietre che Cantano ha portato tanti aquilani in questo posto stupendo, per la prima volta. Per la descrizione del festival in generale mi piace usare le parole di Landa Ketoff, che descrisse il festival del 2007. "…Affascinati dalla quiete e dalla bellezza dei luoghi, oltre che dalla possibilità di attrarre il pubblico con l’unione di due arti splendide quali musica e architettura, due musicisti, Luisa Prayer, che delle rassegna ha la responsabilità come direttore artistico, ed il marito, il direttore d’orchestra Marcello Bufalini, hanno pensato, già nel 2000, di creare un piccolo, ma importante festival con concerti proprio in quei luoghi storici sparsi nella valle che meritano di essere conosciuti e valorizzati…".

E così il festival ha luogo  ogni anno a partire dal 2000 ad Ocre,  S. Eusanio Forconese, San Demetrio né Vestini, Bosco del Tussillo, Villa S. Angelo e Santa Maria ad Cryptas a Fossa.

Ebbene, il Festival Pietre che Cantano  quest’anno ha consentito a tutti gli aquilani di ammirare ed usare per la prima volta il chiostro del convento di San Domenico. Ampio, con arcate doppie a chiudere il suo spazio, ci ha accolti e sbalorditi, prima per la bellezza ed il pregio della sua architettura, poi per il fatto che è un bel pezzo di storia della città agibile ed aperto alle attività culturali tradizionali.

Che gioia! Ritrovarsi in tanti in un luogo così bello, perfetto, per un momento abbiamo dimenticato le brutture dell’esterno, brutture materiali e morali, dati certi squallidi recenti fatti di cronaca. È stato un momento di liberazione da un incubo, di riappropriazione della nostra identità culturale. Siamo stati guidati in questo processo di liberazione dall’eloquenza colta ed efficace  del Professor Raffaele Colapietra che ha illustrato la storia della chiesa e del convento annesso, terminando il suo discorso con una esortazione al superamento dall’incubo della distruzione ed alla riappropriazione della migliore aquilanità, quella amante della musica, dell’architettura e delle arti in generali ed operosa in questi settori. Poi, dopo uno scrosciante applauso, è incominciato il concerto, musiche per violoncello ed orchestra di Camille Saint Saens e la Settima Sinfonia di Ludwig van Beethoven, eseguiti dalla Orchestra sinfonica Abruzzese, direttore Marcello Bufalini, violoncello solista Leonard Elschenbroich. Applauso lunghissimo e sentito  dal numerosissimo pubblico presente, una serata memorabile per tutti.

Un grazie di cuore a Luisa Prayer ed a tutti quelli che hanno operato per questo concerto.

 

emedoro@gmail.com

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