L’Aquila: chiavi, carriole e fiaccole

Di Emanuela Medoro.

8 marzo 2010. - La gente de L’Aquila è tornata a sciamare per il corso, non per lo struscio serale, ma sollecitata da motivazioni profonde che la portano tutta insieme a rivedersi per vie note e vissute. Incomincio queste cronache e piccole riflessioni citando una frase di Giustino Parisse, caporedattore de Il Centro che, tragicamente colpito dal sisma nei suoi affetti più cari, sta seguendo la attuali vicende cittadine con appassionata professionalità. “Vorrei raccontare a chi magari non è mai stato ad Aquila com’era la nostra città. Ci sono persone che dopo aver visto le new towns in tv dicono: che belle. Se hai vissuto a L’Aquila, non puoi dire una fesseria simile.

Questa luce, questi colori, queste pietre…Io ci ho lavorato vent’anni…”  Anch’io ci ho vissuto e lavorato tanto fra quelle luci e quelle pietre: il Liceo Classico allora ospitato nella sede della Biblioteca “Salvatore Tommasi”, Palazzo Quinzi, via XX Settembre, via Campo di Fossa, Piazzale Pasquale Paoli, sono per me luoghi di vita e di memorie.

Mi sembra doveroso che lo stato abbia costruito in fretta e furia delle case popolari antisismiche per i senza tetto, peraltro pagate carissime a spese del contribuente. È solo questo e nient’altro il miracolo aquilano spettacolarizzato sui canali televisivi più frequentati, che ignorano la realtà più ampia della città martire. La città era un’altra cosa e la rivogliamo.

Partecipo con passione a tutte le manifestazioni che in qualche modo sollecitano a tecnici e politici la ricostruzione del centro storico. Significative le due domeniche delle carriole, in cui, fra due ali di migliaia di aquilani per il corso hanno sfilato tanti volontari che hanno incominciato a portare via le macerie  giacenti in Piazza Palazzo. Uno stimolo per chi di dovere a cercare di superare le oggettive difficoltà della rimozione di cinque milioni di tonnellate di macerie, che riempiono vie e vicoletti spesso intransitabili dai mezzi pesanti necessari. Lavori difficili, rallentati anche da una rigorosa normativa europea per la selezione, lavorazione e  smaltimento di rifiuti speciali, perché di questo si tratta, la macerie delle nostre case, dei palazzi storici e delle chiese sono rifiuti speciali, che vanno portati da qualche parte.

Le chiavi appese nelle transenne che chiudono il passaggio  dai quattro cantoni a Piazza Palazzo, stanno ancora lì, un mese dopo la manifestazione delle chiavi, a testimoniare la voglia di tanti di tornare a casa.   

Toccante la manifestazione organizzata dai genitori degli studenti morti nella casa dello studente. E’ stata bellissima, indimenticabile la fiaccolata di sabato 6 marzo, a presidio della memoria, per illuminare la verità ed onorare la memoria di tutti i morti di illegalità. Un serpentone di 4000 persone provenienti da tutta Italia in rappresentanza delle tante associazioni di parenti di vittime di illegalità, ha riempito il centro storico. Moltissime fiaccole ardenti hanno creato una scena di luce unica, mai vista a memoria di aquilano. Quando il corteo è giunto all’imbocco di Via XX Settembre, un gruppo si è recato alla Casa dello Studente, a ricordo di quei ragazzi, divenuti in mezzo minuto angeli di polvere.

A Piazzale Collemaggio i rappresentanti delle tante associazioni, provenienti da tutta Italia hanno espresso le loro ragioni per la partecipazione a questa manifestazione, ragioni che si possono riassumere in poche parole: legalità, verità e giustizia per tutte le vittime dell’illegalità, in questo caso l’illegalità è avidità di danaro, corsa al profitto facile, superficialità nella progettazione e restauro di fabbricati, mancanza di rispetto delle norme di sicurezza, incertezza circa lo svolgimento dei processi in corso, ignoranza e diffusa complicità. Per solidarietà con le vittime di mafia e crimine organizzato in genere, tanti appartenenti al Popolo delle Agende Rosse. Schierati a semicerchio, hanno mostrato le loro agende, creando una specie di muro umano a difesa della legalità nella città, ora più che mai necessaria in vista del lungo processo di ricostruzione che ci attende.

Perché questo sta a cuore agli aquilani, la ricostruzione della città, delle case esistenti tirate su con i sacrifici di generazioni, dei fabbricati religiosi e civili presenti nella mente di tutti come parte integrante della città. Le C.A.S.E. sono utili ai fortunati che le hanno avute, ma non bastano. Proprio in memoria degli angeli di polvere di tutta Italia, tutti dobbiamo credere che in tempi brevi ci saranno cantieri aperti e funzionanti nel centro della città, fonte di lavoro per tanti giovani con la creazione di nuove professionalità per il restauro di pietra, legno, affreschi e sculture. La ricostruzione può essere il motore primo della ripresa dell’economia locale. Cantieri puliti, se è possibile.

 

emedoro@gmail.com

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L'interno di Palazzo Quinzi dopo il terremoto.