L’Aquila: la rinascita

Di Emanuela Medoro.

 

11 gennaio 2010. - Stento ancora, a dieci mesi dal sisma, a fissare alla mente l'immagine del centro storico dell'Aquila com'è oggi. Macerie di fabbricati civili e religiosi di grande pregio, pochissima gente in giro, solo i vigili del fuoco che mettono in sicurezza i fabbricati che stanno in piedi, le chiese,i portici, i palazzi di Corso Vittorio e di Corso Umberto, un tempo luoghi di attività ed anche di struscio, di passeggiate, dove incontravi gli amici e camminavi chiacchierando. In Piazza Duomo ora si vede bene il monumento alle vittime del sisma di Walter Di Carlo offerto dai vigili del fuoco, finalmente libero da tende ed impalcature circostanti che lo coprivano. Tristissimo, in una piazza deserta del suo secolare vivacissimo mercato, il monumento segna il fatto che non solo ci fu perdita di vite umane, allora, ma c'è la perdita di una città come era e dove era, oggi, e l'impressione generale è che chissà che cosa verrà fuori quando finalmente si passerà dalla messa in sicurezza alla ricostruzione.

Ferve, invece, la vita nella immediata periferia, quella dove c'erano spazi ancora liberi da fabbricati, verdi ed aperti. Sono spuntate costruzioni di legno o antisismiche dappertutto, in aggiunta alle C.A.S.E., unità abitative antisismiche statali, che formano estesi quartieri dormitorio, definiti provvisori. Una provvisorietà pericolosamente tendente all'infinito, a scapito dell'esistente finora ignorato e trascurato, nonostante i quotidiani incoraggiamenti alla ricostruzione. Evidentemente qualche cosa non funziona, case B o C, bisognose di lavori brevi e leggeri, ancora stanno come erano il 6 aprile, gli abitanti sparsi ancora lungo la costa negli hotel pagati dallo stato, o chissà dove altro.

Segnalo con piacere un passo di ripresa della normale vita quotidiana, la inaugurazione della nuova sede della Scuola dell'infanzia e primaria della Dottrina Cristiana, gran festa venerdì pomeriggio, annunciata dal traffico impazzito e dalla pratica impossibilità di parcheggio su via Madonna di Pettino. La scuola è stata costruita nello spazio ancora verde adiacente questa via, un fabbricato basso, in legno, con spazi interni larghi e confortevoli. Presenti all'inaugurazione Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, Stefania Pezzopane, Presidente della provincia dell'Aquila, il prefetto Franco Gabrielli, l'arcivescovo Giuseppe Molinari, l'ausiliare monsignor Giovanni D'Ercole. Televisioni e stampa locale hanno seguito l'evento, presentato da Madre Nazarena Di Paolo, Madre Generale della Congregazione. I ragazzi più grandi hanno letto composizioni ispirate al terremoto, testimonianze di un vissuto incancellabile nella memoria di piccoli e grandi. La Madre Generale ha ringraziato tutti gli operatori che hanno contribuito alla costruzione del fabbricato in tempi brevi, ed i numerosi benefattori che hanno reso possibile la rinascita della scuola, la fondazione “Marisa Bellisario”, l'Associazione “Teresa Scalfati”, un gruppo di Canadesi, ed un gruppo di donatori Svizzeri, che hanno voluto rimanere anonimi. La scuola funziona bene, ci sono arredi nuovissimi dai colori chiari e luminosi, computer e spazi attrezzati per il gioco, tutti i ragazzi sono tornati o torneranno presto, ma che nostalgia per il bel fabbricato di Via Atri 75, subito fuori Porta Leoni, a ridosso della mura cittadine! È stato il motore trainante dello sviluppo del quartiere adiacente, quello di via Strinella. Oggi tutte le case lì intorno sono ancora abbandonate, come lo erano subito dopo il sisma, passai lì il 7 e l'8 aprile, e mi resi conto della gravità della situazione per il progressivo svuotamento di quella zona, cresciuta in fretta dagli anni sessanta in poi, ed oggi densamente popolata.

Un volo di mongolfiere illuminate, con la scritta l'Aquila vola, ha posto fine alla cerimonia di inaugurazione, un forte messaggio di speranza, proveniente dai bambini, dal loro entusiasmo e dalla loro gioia di vivere. Che sia questa la molla che può aiutare anche noi ad agire per contribuire alla rinascita della città vera, quella che c'è stata per secoli e che non vuole diventare una nuova Pompei per turisti a caccia di immagini sensazionali ed inconsuete.

 

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