La candidatura di Marisa Bafile segna una svolta per l’Abruzzo
In lista con Carlo Costantini, candidato del centrosinistra,
apre alla Regione una porta sul mondo. di Goffredo Palmerini.

11 novembre 2008. - E’ molto più d’un gesto di sensibilità verso le comunità abruzzesi nel mondo la candidatura di Marisa Bafile nel listino maggioritario dell’ on. Carlo Costantini, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Abruzzo, nella consultazione elettorale del 30 novembre prossimo. Segna invece una svolta vera per l’Abruzzo, regione che nel secolo scorso ha conosciuto largamente l’emigrazione in tutti i continenti, con una comunità all’estero oggi stimata un milione e trecentomila persone, tanto quanto la popolazione esidente sul territorio regionale.

La presenza in lista di Marisa Bafile - per due anni parlamentare eletta nella circoscrizione estero del sud America e fino all’aprile scorso Segretaria nell’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati – segna davvero una svolta per l’Abruzzo, indicando anche per altre regioni un esempio virtuoso d’attenzione verso i connazionali all’estero che voglia affrancarsi dal paternalismo e dagli stereotipi che ancora persistono nella mentalità di larga parte della classe politica italiana. Marisa Bafile, infatti, per formazione culturale e per visione politica interpreta l’esatto contrario di certi clichés che ancora resistono nella visione comune del fenomeno emigratorio italiano. Dunque una scelta importante, che qualifica il centrosinistra per averla adottata e che segna un’apertura verso la realtà dell’emigrazione abruzzese oggi, una volontà di valorizzarla come risorsa d’inestimabile qualità.
 

Per chi abbia un minimo d’interesse vero, e d’umiltà, l’avvicinarsi alle comunità abruzzesi all’estero permette di scoprire un patrimonio inimmaginabile di risorse umane, professionali ed imprenditoriali, di valori civili impersonati dagli Abruzzesi ed incardinati nelle società dei Paesi d’emigrazione che porta loro una messe di riconoscimenti, stima e prestigio, guadagnati sul campo in decenni d’impegno competitivo, talvolta contro supponenze e pregiudizi. Oggi gli Abruzzesi all’estero sono considerati per il loro valore umano, sociale, creativo ed intellettuale. Hanno raggiunto risultati importanti in ogni campo, nel lavoro, nelle imprese e nei ruoli di responsabilità che espletano nei Paesi in cui vivono. Le generazioni successive alla prima emigrazione oggi esprimono una schiera di personalità, emergenti in ogni settore della vita sociale e civile, dall’imprenditoria alle professioni, dall’economia alle università, dalla ricerca alla politica. Riscattando le condizioni di povertà dignitosa che furono alla base della loro emigrazione in ogni continente, lasciando i borghi delle nostre montagne o i paesi delle pianure ancora soggiogate dal latifondo, gli Abruzzesi hanno contribuito, specie nell’ultimo mezzo secolo, alla crescita dei Paesi d’accoglienza, guadagnandosi rispetto e stima con le generose testimonianze di vita che hanno saputo dare. In quelle stesse terre, dal nord al sud America, dall’Africa all’Australia, in ogni paese della vecchia Europa, essi hanno realizzato una fitta rete associativa che se da un lato ha conservato l’identità regionale, dall’altro costituisce un cespite su cui sono edificate le ragioni stesse del riconoscimento agli Abruzzesi da parte di quelle società.
 

Di queste cose, che riguardano anche altre comunità regionali, in Italia certa classe politica dirigente stenta ad averne piena consapevolezza ed a comprenderne il significato profondo. Persino a capirne il valore, nel momento in cui l’Italia attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia, con difficoltà economiche appesantite da un trend di crescita (-0,6%) per la prima volta negativo dopo decenni, con tutte le conseguenze sociali d’una recessione nel bel mezzo d’una tormenta finanziaria che scuote l’intero pianeta. In questo contesto, a maggior ragione riguardante la nostra regione, l’Abruzzo con le sue realtà produttive ha tutto l’interesse ad aprirsi verso mercati nuovi e ad ricercare nuove opportunità. Ecco quindi che personalità della levatura di Marisa Bafile sono di rilevante importanza per la conoscenza profonda che hanno dell’altro Abruzzo all’estero, una ramificata rete di “ambasciatori nel mondo” sui quali investire per l’internazionalizzazione dell’economia regionale, bisognosa d’aprirsi a nuovi campi della competizione mondiale. Oggi davvero è possibile per l’Abruzzo poter contare su un valore aggiunto, costituito dai suoi figli all’estero, mettendone in rete qualità e valori, grazie ad una Regione che abbia l’intelligenza d’allargare i suoi confini a tutta la sua comunità nel mondo. Questo, dunque, il significato più vero della chiamata di Marisa Bafile all’impegno diretto in Abruzzo. Lei, che l’emigrazione ha direttamente conosciuto ed indagato da osservatori qualificati, come la direzione d’un giornale all’estero, La Voce d’Italia, distintosi per le battaglie in difesa degli italiani in Venezuela ed in tutto il sud America - se persino Gabriel Garcia Marquez ne scrisse in un romanzo parlando di Gaetano Bafile, suo padre - o attraverso la direzione di patronati, fino al ruolo di Parlamentare attenta ed operosa, lei appunto è la figura migliore per avviare, nel caso il centrosinistra vinca le elezioni, questo esperimento decisivo per il futuro della Regione.

Di questa eventualità mi confidò qualche tempo fa, richiesta d’un impegno in Abruzzo da personalità del mondo politico nazionale, lei ancora riflettendo sulle decisioni. Le espressi tutto il mio favore. Tra l’altro assecondava una proposta che da alcuni anni veniva da ambienti del mondo associativo all’estero, specie da Enzo Alloggia, presidente degli Abruzzesi di Basilea e componente del CRAM. Proprio quest’estate, all’indomani del ciclone giudiziario che ha investito la Regione, Alloggia aveva riproposto la sua idea d’un rappresentante degli Abruzzesi all’estero nel listino regionale, non essendo state previste altre misure strutturali nello Statuto. Lo aveva fatto di recente con una lettera, inviata anche al consigliere regionale Gianni Melilla, che della candidatura di Marisa Bafile qualche giorno fa ha sottolineato il valore. Una scelta che va oltre, molto oltre, il semplice tributo ai nostri corregionali all’estero, riconoscendo loro dignità anche all’interno dell’istituzione regionale. Se fosse solo questa la ragione, quantunque utile, darebbe l’impressione d’una captatio benevolentiae di cui francamente la comunità abruzzese all’estero non sente il bisogno. Avverte invece, con il rigore e l’efficacia che Marisa Bafile ha da sempre saputo esprimere, il desiderio, l’utilità e finanche il bisogno per la stessa Regione di vedere finalmente aperto un ponte stabile tra l’Abruzzo e le comunità abruzzesi all’estero. Un ponte di relazioni mature che dia modo di mettere ad investimento le forti valenze e qualità nel reciproco interesse, superando quella patina ingiallita che ancora indulge alla visione nostalgica dell’emigrazione, incapace di riconoscere quanto di straordinariamente eccellente hanno saputo creare gli Abruzzesi fuori dall’Abruzzo e quale giacimento d’intelligenze rappresentano. Ora, degli Abruzzesi all’estero l’Abruzzo ha davvero grande bisogno.

 

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