La solidarietà Abruzzese
in Costa d'Avorio

Una giornata di lavoro nel Centro ospedaliero “San Luigi Orione”
di Anyama: un pezzo d’Abruzzo in Africa, di Pietro Iovenitt (*).

Un pezzo d'Abruzzo in Africa: la sala operatoria del Centro Ospedaliero San Luigi Orione in Costa d'Avorio.20 maggio 2008. - Appena arrivati in ospedale una brutta notizia ci attende. Da ieri notte l’autoclave, ossia il macchinario che utilizziamo per sterilizzare i ferri chirurgici e i tessuti per la sala operatoria, non risponde più ai comandi. In poche parole non si accende e non parte il ciclo di sterilizzazione.

Chiamiamo subito il tecnico il quale ipotizza che il guasto possa dipendere da un filtro ostruito e soltanto alla fine della giornata riesce a creare un raccordo esterno all’apparecchio così da permettere la sterilizzazione dei ferri e della teleria di prima necessità. Riusciamo, in questa maniera, a garantire il funzionamento della sala operatoria per il fine settimana. Lunedì tutto dovrebbe risolversi.

Sono trascorsi una decina di giorni da quando abbiamo rinunciato ad eseguire un intervento chirurgico molto particolare. Si trattava di un’anziana signora accompagnata da suo figlio, un importante personaggio di un villaggio poco distante da Anyama. La donna era giunta alla nostra osservazione per un’enorme formazione addominale di circa quaranta centimetri di diametro causa di una severa dispnea. Le indagini ci avevano permesso di diagnosticare una gigantesca cisti ovarica che occupava l’intera cavità addominale. La donna, durante i controlli pre-operatori, aveva mostrato una severa ipertensione che ci aveva imposto di richiedere una consulenza cardiologica. Il giorno della consulenza la signora si era presentata ancora con suo figlio che mi aveva pregato di poterci appartare per parlare di sua madre.

Durante l’incontro chiedo all’uomo informazioni sullo stato di salute della donna e sulla sua ipertensione e lui, con gli occhi iniettati di sangue e la voce tremante, mi dice che la madre non può più essere operata poiché la sorcellerie (ossia la magia nera) era la causa della sua pressione elevata. Voleva farmi capire che era meglio evitare l’operazione e nonostante il quadro clinico che imponeva l’intervento chirurgico. Accettai la proposta dell’uomo senza insistere. A quel punto il figlio prese sua madre per mano e se ne tornò a casa. Sino ad oggi ancora non ho notizie di loro.

In Africa la donna e la sua fertilità assumono un carattere quasi sacro. Una donna che non può concepire è come se perdesse l’anima, mentre una donna che ha concepito per la prima volta si augura di poter mantenere il suo stato fertile per molto tempo. Tra le molte credenze legate alla fertilità, certamente la placenta ha un ruolo predominante. Già dai primi giorni della mia permanenza in Africa una certa consuetudine mi ha fatto capire l’importanza che le donne e la famiglia, generalmente, attribuiscono alla placenta. Presso i nostri ospedali, in occidente, dopo il parto la placenta viene di solito gettata nei rifiuti speciali oppure raccolta e utilizzata per ottenere cellule staminali simili a quelle contenute nel midollo osseo, con la speranza di poter curare alcune gravi malattie. In Costa d’Avorio, specialmente nei villaggi, ma molto spesso anche ad Anyama, la famiglia della donna che partorisce richiede all’ospedale la placenta, da sotterrare di fronte all’abitazione.

La placenta, in stretto contatto con la terra, rappresenta per loro un buon auspicio per le generazioni future e un augurio di fertilità. Si racconta che alcune donne che non riescono a concepire si legano la placenta sulla schiena sistemandola sotto il vestito e la portano con se anche quando escono per andare al mercato. Ho sentito dire che in alcuni villaggi delle donne mangiano parti della placenta per auspicarsi di restare incinte. Quando una donna partorisce nel nostro ospedale e la sua famiglia ci chiede la placenta noi non possiamo rifiutarci di farlo e gliela consegniamo avvolgendola in un panno che la madre della puerpera aveva in precedenza preparato.Finalmente il Presidente della Repubblica, Laurent Gbagbo, con grande sorpresa, annuncia ai giornalisti la data delle tanto auspicate elezioni che dovrebbero svolgersi il 30 novembre prossimo.

Molti osservatori sono scettici sulla reale attendibilità di queste dichiarazioni, ma le forze in campo già stanno preparando la campagna elettorale. Il legame dei candidati, ma anche dei votanti con la loro etnia di origine è ancora molto forte anche se ultimamente ci sono segnali di maggiore obiettività. Attualmente sono tre gli schieramenti politici che si contendono l’elettorato: da una parte il Fronte Popolare Ivoriano (FPI) del Presidente Gbagbo e dal lato opposto il Partito Democratico della Costa d’Avorio (PDCI) dell’ex Presidente Henri Konan Bédié, quindi la Coalizione dei Repubblicani (RDR) con a capo l’economista Alassane Ouattara. Attendiamo gli eventi.

Le strade cariche di terra rossa, secche e aride da circa cinque mesi, sono oramai rigate da rigagnoli di acqua piovana che rischiarano allo stesso tempo la frutta che abbellisce i tanti mercati di Abidjan. Tra le tante luci che ogni mattina ci danno il benvenuto, la piccola Elena – l’ultima nata -appare la più luminosa.

 

*medico ginecologo, piero.iove@yahoo.it, (00225) 09209351 (cell. Costa d’Avorio)