È Forlì la città delle donne

DALLA POLITICA ALL’IMPRENDITORIA,
È QUI IL PARADISO DELLE PARI OPPORTUNITÀ.

20 maggio 2010. -  A Forlì le donne non si sono accontentate di un bel palazzo signorile, si sono prese quello della Signoria. E quel che era il quartier generale di Caterina Sforza è tornato a essere abitato da signore. Non più una ma molte, naturalmente, come si addice in tempi di democrazia.

Quel Palazzo infatti è la sede del Comune più rosa d'Italia, con sindaco maschio (ma fino a un anno fa era femmina) e giunta fifty-fifty: cinque assessori donna e cinque uomini. Grazie a questi numeri e a una sfilza di nomi femminili che siedono ai vertici di tanti enti importanti, la più sobria delle cittadine romagnole si è trovata così catapultata prima in classifica nel «Rating delle Pari Opportunità» stilato dall'Osservatorio Donne nella Pubblica Amministrazione.

Se la presenza femminile media nei Comuni italiani (posti di vertice, s'intende) è del 18,75%, a Forlì è praticamente doppia: 36,14%. Non c'è gara. Il soffitto di cristallo, se c'è, qui ha un buco bello ampio.

A fare un giro della piazza - con la P maiuscola, immenso rettangolo dedicato alla gloria nazional-locale Aurelio Saffi - si ha già un'idea visiva della presenza rosa in quello che dai tempi di Caterina Sforza è «il» luogo del Potere. Del palazzo comunale che occupa un intero lato lungo della piazza (e delle sue 5 inquiline) s'è già detto. Sul lato corto, altro palazzo, altra signora al vertice: Marisa Babbi, direttore delle Poste. Sull'altro lato lungo, altro palazzo altra signora: Annalisa Raduano, vicepresidente della Camera di Commercio, 36 anni, prima donna a entrare in Giunta nei 140 anni dell'Ente (detta la Marcegaglia di Romagna).

E ad allontanarsi dal centro si resta ai piani alti. In Provincia ci sono due assessore su 8, delle 3 circoscrizioni una ha una combattiva presidente di 26 anni, Jennifer Ruffilli, determinata a non farsi togliere il posto da Calderoli tanto facilmente. Nella Sanità sono donne il direttore generale e quello amministrativo dell'Azienda Usl; sono donne il direttore dell'Ufficio Provinciale del Lavoro, il direttore della sede Inail, quello di Confapi, il vicequestore della Polizia. A uscire di città si incontrano altre due number one: il direttore del carcere Albarosa Casella e, nel suo nuovo quartier generale tutto giallo, Monica Fantini, potentissimo direttore biondo di Legacoop.

L'elenco è lungo e dà un'idea quantitativa del fenomeno, che però qui si è imposto con la qualità. Il primo a riconoscerlo è il sindaco Roberto Balzani, Pd, primo «responsabile» del golpe rosa in Comune. «Quando è iniziata l'avventura-primarie ho notato che le più pronte a un approccio non castale o gerarchico tipico del potere maschile erano le donne. La giunta paritaria è stata una scelta non di propaganda». Infatti ha proseguito, mettendo mano a un regolamento che incide sulle nomine negli enti «collaterali» del Comune, veri scrigni di potere chiusi a chiave. Per scardinarli si è inserito «oltre al parametro della competenza tecnica, quello del riequilibrio di genere», spiega il sindaco, quarantottenne sposato con prole «paritaria»: un maschio, una femmina.

A chiedergli se è contento del primato, non si ha granché soddisfazione. Non se ne stupisce più di tanto. Piuttosto, da professore universitario di storia, se lo spiega con la strada fatta dalle donne in questi luoghi dai primi Novecento a oggi. «La cosa curiosa è che in questa città industriale del tessile, la classe operaia era fatta di donne e i sindacalisti erano tutti uomini. Nessuna parlava». Poi hanno cominciato a farlo. «Forlì è stata all'avanguardia nella formazione dei gruppi femministi d'antan», conferma Pietro Caruso, saggista e notista politico del Corriere di Romagna. «C'erano i gruppi tradizionali di area cattolica e comunista-socialista, ma anche altri, nati nelle fabbriche del peltro o nella storica Filanda Maiani». Quello della formazione di una classe dirigente femminile, invece, è un fenomeno recente.

«Sono brave», se lo spiega il presidente della Camera di Commercio (e direttore di Confindustria) Alberto Zambianchi. «In 32 anni di Confindustria ne ho viste tante in posizioni apicali. Se ora siamo in percentuale da classifica mi fa piacere, ma da noi si son sempre viste».

Franca Compostella le rappresenta bene: laureata cum laude, ha mantenuto la storica bottega di arrotino del padre e come presidente del Gruppo Donne Impresa di Confartigianato ha appena organizzato il Girl's Day. «Una giornata in azienda per le ragazze di II media; perché conoscano anche lavori non tradizionalmente femminili: le abbiamo mandate in falegnamerie e officine meccaniche». Toste queste forlivesi, e anche longeve. Il sindaco infatti ci saluta e salta in bicicletta per andare a far gli auguri a una cittadina centenaria. «Si sa, sono soprattutto donne. E' la vendetta postuma sul genere maschile».

 

(lastampa.it)

Share