Le macchine di Leonardo da Vinci

Straordinario successo della mostra di cinquanta prototipi
esposti al Museo Nazionale d’Abruzzo. di Goffredo Palmerini*

21 febbraio 2008. - Appena due settimane dall’inaugurazione ed è già un successo con il vento in poppa. “Le Macchine di Leonardo”  è un evento davvero straordinario. Un’esposizione di cinquanta prototipi di macchine funzionanti, realizzate in perfetta scala sui disegni del grande genio toscano dall’artigiano fiorentino Gabriele Niccolai con i materiali dell’epoca, cioè legno, cotone, ottone, ferro e corde. La mostra, aperta all’inizio di febbraio, è programmata fino al 31 marzo. Ma c’è da scommettere che sarà opportunamente prorogata per l’interesse che ha suscitato in tutta Italia ed anche all’estero. Vanta già un lungo elenco di prenotazioni, circa 4500 finora, per visite di scuole e gruppi turistici. La grande esposizione si svolge in un coinvolgente percorso artistico e scientifico tra le geniali macchine di Leonardo, ciascuna corredata da didascalie e disegni tratti dai Codici leonardeschi.

Si dispiega nell’ampia sala Chierici, lungo l’androne della cavallerizza ed in due bastioni del Forte Spagnolo dell’Aquila, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo. “Location più appropriata – ha osservato peraltro l’ospite,  la Soprintendente Anna Imponente – non poteva esserci, specie per le macchine da guerra di Leonardo. Questo forte è opera di  Luis Pirro Escrivà di Valencia, il più grande architetto militare europeo del Cinquecento”. Dunque un’operazione corposa questa mostra, realizzata dalla società SBS con partners scientifici di rilievo, come i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Micron Technology, l’Università dell’Aquila e l’Associazione Insegnanti di Fisica. Patrocinata da Regione Abruzzo, Provincia e Comune dell’Aquila, sponsor un gruppo bancario, può contare sulla collaborazione artistica della Soprintendenza PSAE per l’Abruzzo. Insomma, un risultato superiore ad ogni aspettativa. La dice lunga sull’attrazione che il genio, l’arte e la scienza di Leonardo hanno sempre esercitato sugli uomini di tutti i tempi.

E pensare che al convegno inaugurale della mostra - moderato da Daniele Cerrato, conduttore su Rai Tre del programma scientifico “Leonardo” - l’evento è stato incredibilmente aperto, insieme a presenze qualificate del sapere scientifico, dalle sequenze del film “Non ci resta che piangere”, laddove i protagonisti Roberto Benigni e Massimo Troisi, nel loro viaggio a ritroso nel tempo, incontrano proprio Leonardo ed hanno con lui un esilarante “confronto tra colleghi”. Vittorio Marchis, ordinario al Politecnico di Torino, ha scelto proprio così d’iniziare la sua relazione, a conclusione del convegno. Nel suo intervento, infatti, il prof. Marchis ha sottolineato l’atteggiamento superficiale che la società contemporanea ha verso la scienza, anche nel comprendere a fondo il messaggio di Leonardo. 

“Spesso la difficoltà che Troisi e Benigni hanno nel film nel comunicare con Leonardo – ha detto il prof. Marchis - è la stessa che noi abbiamo nel comprendere il suo messaggio. Dobbiamo imparare a conoscere tutti i canali comunicativi del genio leonardiano che esprimeva le sue intuizioni migliori attraverso il linguaggio dell’arte”. Marchis ha quindi indicato una chiave di lettura originale per comprendere il genio di Leonardo. “Come i quadri di Pollock hanno contribuito ad elaborare la teoria del caos, anche gran parte del messaggio di Leonardo è arrivato a noi per mezzo dell’arte. Il maestro riusciva a comunicare le sue intuizioni scientifiche della natura, con gli strumenti dell’arte e della musica”. Ha mostrato infine una serie di reinterpretazioni dell’Uomo vitruviano di Leonardo, fino ai giorni nostri. “Quest’immagine, resa immortale nei secoli, è diventata una sorta d’icona che ha assunto un significato diverso a secondo del contesto che l’ha rivisitata. Per molti - ha concluso il prof. Marchis - l’uomo vitruviano è diventato l’espressione della modernità”.  Il direttore dei Laboratori del Gran Sasso, Eugenio Coccia,  nel suo intervento ha tra l’altro detto: “Con questo contributo siamo certi di rendere omaggio al primo scienziato del nostro Paese che ha promosso un approccio innovativo alla realtà, mettendo al primo posto l’esperienza.

Leonardo è stato il primo a promuovere una visione dell’ambiente nel suo insieme, cercando di spiegare i fenomeni naturali, chiedendosi non solo come funzionano, ma soprattutto il perché. Leonardo è il primo ambientalista e il primo scienziato moderno”.  Ferdinando di Orio, rettore dell’università aquilana, ha tenuto ad illustrare, pur nella crisi italiana di “vocazioni” scientifiche nelle immatricolazioni, l’ottima performance dell’ateneo dove in buona crescita sono proprio le facoltà scientifiche - ingegneria, biotecnologie e scienze matematiche fisiche e naturali – e dove si registrano punti d’eccellenza nella ricerca.

Ma veniamo alla mostra. Vi si espongono le macchine con le quali Leonardo da Vinci lanciò una sfida contro l'impossibile: gli studi e i progetti che hanno rivoluzionato l'idea del volo. Una galleria dei modelli più importanti progettati da Leonardo, dalle prime macchine che sfruttano la forza dell'uomo fino al perfezionamento con l'applicazione delle leggi dell'aerodinamica: l'anemometro a lamelle, il deltaplano, l'inclinometro, l'ornitottero, lo studio d'ala e la vite aerea. Quindi le macchine belliche, progettate da Leonardo nonostante la sua repulsione per la guerra, solo al fine d’essere accettato a corte dagli Sforza, a Milano.

Ecco dunque le sue macchine da guerra: il carro falciante, la barca con falce (detta escorpio), il carro armato, il cannone navale, l’escavatrice da trincea, il ponte arcuato, il carro bombarda per l'assalto alle mura, scala mobile e catapulta, vari tipi di proiettili. La meccanica. Leonardo si avvicinò allo studio della meccanica sin da giovane, affascinato dalle enormi gru create dal Brunelleschi per costruire la Cupola del Duomo di Firenze. Egli andò molto più avanti, anticipando quasi di tre secoli la rivoluzione industriale, con la creazione di macchine completamente automatiche per alleviare il lavoro dell'uomo. Queste le altre macchine esposte: automobile a balestre, automa o robot, bicicletta, pinze, trivella verticale, gru con argano centrale e gru a piattaforma anulare, carro con differenziale, alzacolonne, argano multivelocità, podometro e gru brunelleschiana.

Infine le macchine idrauliche di Leonardo. Anche l'idraulica appartiene agli studi di Leonardo che affronta temi come l'idrodinamica, i mezzi per l'offesa e la difesa sui mari fino alla creazione di strumenti per esplorare e lavorare sui fondali, quali sega idraulica, barca a pale, ponte mobile, draga, imbarcazione a doppio scafo, sci galleggianti, palombaro e vite d'Archimede. In un’apposita sezione della mostra il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso presenta i plastici degli esperimenti in atto e le applicazioni attuali sulle intuizioni tecnico-scientifiche di alcune macchine di Leonardo, insieme ad un laboratorio scientifico interattivo. La visita alla mostra delle macchine di Leonardo può integrarsi con gli itinerari espositivi nelle molteplici collezioni all’interno del Forte Spagnolo, ma anche in visite guidate nei Laboratori sotterranei del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Insomma un appuntamento singolare e di grande suggestione.

 

Leonardo da Vinci

Leonardo nasce il 15 aprile 1452 nel borgo di Vinci, tra Empoli e Pistoia. Il padre Piero, notaio, lo ha da Caterina, una donna di Anchiano che sposerà poi un contadino. Nonostante fosse figlio illegittimo, il piccolo Leonardo viene accolto con ogni riguardo nella casa paterna. Sedici anni dopo tutta la famiglia si trasferisce a Firenze. La precocità artistica e l'acuta intelligenza del giovane Leonardo inducono il padre a mandarlo nella bottega di Andrea Verrocchio, pittore e scultore molto acclamato. L'attività di Leonardo presso il Verrocchio è ancora da definire, ma è certo che lì comincia a svilupparsi. Possiede curiosità infinita, ogni disciplina artistica lo attrae, è un acuto osservatore dei fenomeni naturali e grandiosa è la capacità di valutarli con le sue cognizioni scientifiche. Nel 1480 entra nell'accademia del Giardino di S. Marco, sotto il patrocinio di Lorenzo il Magnifico. E’ il primo approccio di Leonardo con la scultura. Quello stesso anno gli è affidato l’incaricato di dipingere l'Adorazione dei Magi - ora nella Galleria degli Uffizi - per la chiesa di S. Giovanni Scopeto, appena fuori Firenze. Tuttavia, l'ambiente fiorentino sta stretto a Leonardo. Con una credenziale in cui descrive le sue attitudini d’ingegnere civile e costruttore di macchine belliche si presenta al Duca di Milano, Lodovico Sforza, che subito lo prende a corte.

Nascono i suoi capolavori: la Vergine delle Rocce e l'esercitazione per il monumento equestre in bronzo a Francesco Sforza. Nel 1489 avvia gli studi per decorare il Castello Sforzesco di Milano per le nozze di Gian Galeazzo con Isabella d'Aragona mentre, in veste d’ingegnere idraulico, s’occupa della bonifica nella bassa lombarda. Nel 1495 inizia il Cenacolo, famoso affresco nella chiesa Santa Maria delle Grazie. Questo lavoro l’impegna in modo quasi esclusivo fino al termine dell’opera, nel 1498. L'anno successivo Leonardo fugge da Milano, invasa dalle truppe francesi, e ripara prima a Mantova poi a Venezia. Nel 1503 torna a Firenze per affrescare, insieme a Michelangelo, il Salone del Consiglio nel Palazzo della Signoria. A Leonardo è affidata la rappresentazione della Battaglia di Anghiari, che non porterà mai a termine, per la sua ossessiva ricerca di tecniche da sperimentare o da innovare. E’ tuttavia attribuita a quello stesso anno la realizzazione del celebre ed enigmatico ritratto di Monna Lisa, detta anche Gioconda, ora conservata al Louvre di Parigi. Nel 1513 il re di Francia, Francesco I, lo chiama ad Amboise, dove si occupa di progetti idraulici su alcuni fiumi di Francia. Il 2 Maggio 1519 il grande genio del Rinascimento muore e viene sepolto nella chiesa di S. Fiorentino, ad Amboise.  La sua opera d’artista è enorme. Quella di scienziato moderno anticipa la grande rivoluzione che Galileo Galilei apporterà alla scienza mezzo secolo dopo, con tutta la serie di guai e scomuniche da parte della Chiesa, da cui solo nel 1992 lo scienziato pisano, ben 350 anni dopo la morte, è stato riabilitato da Giovanni Paolo II.

 

* gopalmer@hotmail.com - componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo