Vasco Errani ricandidato

Il Pd chiede al Presidente della Regione Emilia-Romagna
di candidarsi per la terza volta.

Vasco Errani.

 

21 novembre 2009. - Alla fine va esattamente come voleva. Il Pd gli chiede di ricandidarsi e lui, Vasco Errani, risponde sì. Sì a correre per la terza volta per viale Aldo Moro. Cancellati, dopo due settimane di trattative, i dubbi delle due mozioni sconfitte, Franceschini e Marino. Il governatore sfida la Lega Nord e pensa già alle alleanze, a cominciare da quella con l´Udc, messa più che mai in discussione dai "Dico" all´emiliana. Errani difende dal palco la sua scelta di equiparare famiglie tradizionali e coppie di fatto nell´accesso ai servizi - «Non sono Dico o Pacs. Sono una semplice norma anti discriminatoria» - ma non chiude la porta ai casiniani: «E´ legittimo che siano contrari. Discuteremo».

Al termine di una mattinata già scritta, ieri al Boscolo Hotel, l´assemblea regionale Pd vota all´unanimità la deroga che consente al governatore di correre per il terzo mandato pieno. L´accordo è già sancito. L´area Franceschini ha ottenuto dal Governatore garanzie di "innovazione" sulla futura giunta, magari con l´estromissione di alcuni assessori "logorati" dal lungo governo come Giovanni Bissoni e Duccio Campagnoli. In più sia Mariangela Bastico che Thomas Casadei faranno parte dell´esecutivo ristretto del neosegretario regionale Stefano Bonaccini. Così, l´assemblea che deve eleggere gli organi del partito, si trasforma in un coro di acclamazione per Errani.

Un crescendo che culmina nella risposta del governatore, «emozionato», che concede la sua «piena e incondizionata disponibilità», il suo «sì senza remore». E lancia la campagna elettorale in un discorso fiume di oltre un´ora. Dentro, ci mette tutto l´orgoglio del suo «buon governo», che non «è sufficiente» forse (questa l´unica concessione alle "critiche"), ma che è già tanto. Difende la sua coalizione larga modello "Unione", «che qui ha funzionato, diversamente da quanto è accaduto, purtroppo, a Roma». E arriva a portare il governo della Regione ad esempio per quello nazionale: «Noi vogliamo portare l´Italia ai livelli più alti d´Europa come è l´Emilia-Romagna, dove economia e società stanno insieme.

Finita l´epoca in cui l´Emilia rappresentava il governo che non verrà mai. Adesso è l´esatto opposto. Noi non siamo più dei "panda"». E sul finale si concede persino una stoccata alle mozioni sconfitte: «Le mozioni non esistono più. Non sono i numeri delle mozioni a portare il peso del cambiamento. E io sto lontano da una retorica astratta su innovazione e nuovismo». Fischiano le orecchie ai Franceschiniani, con il senatore Walter Vitali, che un attimo prima di votare sì alla deroga precisa: «E´ vero, le mozioni non ci sono più, ma in un partito plurale bisogna rendere conto di tutte le opinioni».

(repubblica.it)