Cronache di un'Apocalisse
Il Passato Perduto.

Di Emanuela Medoro.

24 aprile 2009. - L' appartamento in condominio situato in Piazzale Pasquale Paoli, situato allo sbocco di Via Campo di Fossa, dove andai ad abitare con la mia famiglia nel 1952, non esiste più. Quando andammo ad abitare lì, l'allaccio della corrente elettrica non era ancora stato fatto, ma poco importava a gente che aveva vissuto la guerra, l'importante era andare ad abitare in un appartamento di proprietà.

Nelle immediate vicinanze successivamente furono costruiti parecchi altri condomini, ricordo benissimo quello rosso mattone all'angolo di fronte a casa mia, tutti spariti, ingoiati dalla terra, un nuvolone di polvere grigia, portandosi appresso vite umane giovani e meno giovani.Li conoscevo tutti, i miei vicini di casa di una vita.

Non esistono più, semplicemente.

Oggi si scopre che Via Campo di Fossa era sì la denominazione di una strada, ma ricordava anche la presenza di un fossato, un vuoto. Inoltre oggi si dice che sotto tutta la zona, via Campo di Fossa, via S.Andrea, il piazzale che fu luogo dei giochi dei miei figli piccoli, tutto questo, al di sotto della fragile superficie di cemento e ciottoli, fosse una gigantesca caverna. Oggi quella caverna ha inghiottito tante vite umane. Ieri era un'ottima zona per costruire e vendere, altissima la domanda di abitazioni in una zona verde nelle immediate vicinanze di Piazza Duomo.

Via Campo di Fossa era una traversa di via XX Settembre, e tutte le mattine percorrevo quelle vie per andare in centro, verso la piazza principale ed il corso.Via XX Settembre l'ho vista crescere negli '60 e '70, con i suoi palazzoni in condominio, abitazioni, studi di medici ed avvocati. In questa via negli anni '80, fu restaurato un palazzetto pubblico che fu adattato a Casa dello Studente.

Un gruppo di otto studenti, che stavano ancora lì il primo giornodella settimana santa, non ce l'ha fatta a salvarsi, schiacciati da travi di cemento di notte, svegliati di soprassalto dal boato, dal rimbombo ed uccisi dal tremito e dallo schianto di tutto.

La stampa nazionale il giorno dopo la scossa ha riportato la notizia che un sismologo di fama mondiale, straniero e lontano dalla città e dai suoi interessi, ha detto che una scossa come la nostra in Giappone o in California non fa morti, fa solo danni. E' falso e fuorviante, dunque, dire che poteva fare più morti e che è andata bene. Non solo la furia della natura, ma l'avidità di danaro facile ha strappato alla vita gli studenti dell'Aquila e tutti gli altri.

Non ci sono più. Faciloneria, trascurataggine, superficialità, ignoranza, soldi, soldi, soldi...risparmi ingiustificati, materiali scadenti. Un giornale nazionale cita la maledizione abruzzese del padre di uno dei ragazzi morti: “Te faccio versà lo sangue...”, rivolta ai responsabili della costruzione del palazzetto. Certamente il o i resposabili non verseranno sangue, ma sarebbe augurabile che tutti, ma proprio tutti i sopravvissuti spingano per ottenere che chi ha sbagliato, paghi.

Poco più giù, a scendere dopo La Casa dello Studente, sulla stesso lato della strada, ecco i fabbricati in cemento del tribunale nuovo, migliaia di metri quadri, pieni di faldoni, giudici ed avvocati. Anche quelli a terra, qualcuno ha ingannato la giustizia, qualcuno ha sbagliato i calcoli, o, santo cielo! è il perverso funzionamento di quel sistema che si chiama “asta al ribasso”, che non ho mai capito bene, in forza del quale si aggiudica la commessa dei lavori pubblici la ditta che presenta il preventivo spese più basso. Questi fabbricati di notte erano vuoti, per fortuna. Non ci sono più.

Sempre a scendere, oltre Santa Barbara e Pettino, l'Ospedale Regionale, nuovo, inaugurato negli anni 90. Sembrava ben fatto, tanto spazio, camerette a quattro letti dove si riusciva ad avere un po' di spazio personale, qualche riquadro verde ben curato a rasserenare lo sguardo dei malati, corridoi lunghissimi, a perdita d'occhio. Ma soprattutto tante attrezzature e macchine che hanno salvato la vita a tanti. In caso di malattia un posto lo si trovava sempre, ed anche tanti bravi dottori, dottoresse, infermieri ed infermiere. C'era, ora c'è in parte ed inagibile. Ancora mi sembra impossibile.

Nel centro storico il palazzo della prefettura con le sue belle colonne bianche, l'ingresso ampio, lo scalone e tanta gente in giro, anche quello lo vedevo tutti i giorni quando andavo alla scuola elementare, anche quello non c'è più. Frequentavo la scuola elementare De Amicis, la cui sede era un bel palazzo nel centro storico della città, accanto alla Basilica di S. Berardino, non c'è più, neppure la scuola. Ho fatto il pranzo del mio matrimonio nel bel salone belvedere dell'hotel Duca degli Abruzzi, un grosso fabbricato recente in cemento, è crollato tutto.

Ho perduto le architetture del mio passato. Restano solo i fantasmi delle memorie, è l'apocalisse, la fine del mio mondo personale, piuttosto che la fine del mondo in generale. E la fine di tanti altri vicini a me nel mio panorama mentale e parte integrante del mio tessuto affettivo. Semplicemente quel mondo non c'è più. Ho più passato che futuro, non so se desiderare la rinascita di quel mondo perduto. Come e quando? Chissà se sarò ancora qui per inaugurare palazzi nuovi pubblici e privati, orgogliosi di cemento e vetri luccicanti, restauri, sale da concerto e da cinema, e quant'altro avevamo, e non abbiamo più.

Il panorama abruzzese verde e tradizionale vedrà, prevedibilmente, file e file di casette prefabbricate, scatole attrezzate per viverci, tristissime nel nostro ambiente, ma abitabili, e forse anche confortevoli. Dovremo abituarci a cose nuove. Sullo stemma della città, sull'immagine dell' aquila rapace, c'è una scritta che dice: immota manet.Questa volta la città si è mossa, parecchio.

 

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