La perdonanza celestiniana

tra le macerie
Annunciato un raduno mondiale di giovani all’Aquila, nel 2010, nell’edizione 716 del più antico giubileo. Di Goffredo Palmerini.

Basillica di Collemagio

31 agosto 2009. - Alla fine l’evento è stato ciò che non è accaduto, come l’improvvisa rinuncia del Presidente del Consiglio a presenziare ai riti della Perdonanza Celestiniana, nelle sue intenzioni un evento che potesse apparire una sorta d’assoluzione mediatica dalle critiche per la sua disordinata e discutibile vita privata ed occasione d’un incontro con la gerarchia vaticana, a lungo meditato e ricercato. Poi il “disgustoso attacco” - così l’ha definito il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana - portato da Feltri in un editoriale sul quotidiano della famiglia Berlusconi all’onorabilità del direttore di Avvenire, Dino Boffo, ha reso tutto vano, fino al forfait del premier.

Ma non è di questa “perdonanza” del potere che intendiamo parlare, ampiamente riferita sui giornali di tutto il mondo, giacché quella vera è degli umili, tutta interiore, discreta e penitente. E infatti la Perdonanza con la maiuscola, il più antico giubileo della cristianità donato all’umanità da Celestino V, l’unico Pontefice della storia ad aver rinunciato alla tiara ad appena cinque mesi dall’elezione, non ha avuto problemi e la Porta Santa di Collemaggio è stata aperta anche quest’anno, come sempre, da 715 anni. La contrarietà di Bonifacio VIII, poi guerre pestilenze e terremoti, non sono mai riusciti ad interrompere la celebrazione del giubileo aquilano, il dono gratuito ed universale dell’indulgenza plenaria a chiunque sinceramente pentito e confessato fosse entrato nella basilica di Collemaggio dell’Aquila dai vespri del 28 agosto a quelli del giorno successivo. Dunque, anche quest’anno san Pietro Celestino, nonostante i drammi del sisma, ha potuto esortare l’umanità alla riconciliazione con Dio e con il prossimo nella città dove venne incoronato papa il 29 agosto 1294, ora devastata dal terremoto.

L’urna di cristallo con le sue spoglie mortali, miracolosamente uscita indenne dalle macerie, scortata dai Vigili del Fuoco, ha preceduto il Corteo storico che dal Palazzo municipale ha preso avvio, ridotto all’essenziale, per recare a Collemaggio la Bolla di papa Celestino istitutiva della Perdonanza, da secoli custodita nella cappella blindata della Torre civica. Ma ora è tutto diverso rispetto alla tradizione. Tutto è più sobrio ed ogni gesto evoca lacrime. Le ali di folla che fino all’anno scorso acclamavano il Corteo sono oggi solo quinte di palazzi deserti, lacerati dal sisma, puntellati e messi in sicurezza. Al sindaco dell’Aquila, alle antiche insegne della Municipalità, alla Dama che porta la Bolla papale ed al Giovin Signore che la scorta, all’altezza della Piazza Grande del duomo - fino al 6 aprile cuore pulsante della città - si uniscono altre rappresentanze delle istituzioni, la Giunta ed il Consiglio comunale dell’Aquila, i rappresentanti della Provincia, della Regione Abruzzo, del Governo - non Berlusconi, ma il Sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta ed i Ministri Mara Carfagna e Gianfranco Rotondi - il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, le autorità civili e militari con in testa il Prefetto dell’Aquila, i sindaci abruzzesi e i rappresentanti di istituzioni accademiche ed ordini professionali.

Davanti all’Emiciclo, si sono aggiunti sbandieratori e gruppi storici nei loro costumi medioevali, dispiegandosi lungo il viale che non scopre, come fino all’anno scorso, la stupenda facciata in pietra bianca e rosa della basilica di Collemaggio, impreziosita da magnifici rosoni e portali, ma l’indistinto magma di cuspidi delle tende azzurre dove accampano parte degli aquilani sfollati dalle case distrutte. Lungo il viale, solo qui, assistono al Corteo aquilani e pellegrini con gli occhi umidi, come quelli del sindaco Cialente incapace di trattenere le lacrime, incurvato dal peso della responsabilità che gli incombe nel servire la comunità aquilana in uno dei periodi più drammatici della sua storia. Questa è una Perdonanza del dolore. Ma anche della speranza.

L’ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, durante l’omelia che ha preceduto il rito d’apertura della Porta Santa d’una Perdonanza tutta particolare, “… quest’anno ancor più solenne perché coincidente con l’ottavo centenario della nascita di san Pietro Celestino. Conservo vivo il ricordo di un'altra commovente celebrazione, ben diversa da quella odierna, la Santa Messa esequiale dello scorso Venerdì Santo, che mi ha dato modo di condividere il lutto della Città e dei tanti paesi colpiti dal terremoto, e di pregare per le vittime del tragico sisma e per le famiglie affrante dal dolore. Chi potrà mai dimenticare quelle scene di sofferenza e di morte? Chi potrà dimenticare anche la dignità e il raccoglimento di quel rito funebre, a cui, attraverso le televisioni, ha partecipato, potremmo dire, il mondo intero? Quest'oggi sono tornato, come avevo promesso, per una data importante per la vostra diocesi; sono venuto per la solenne apertura della Porta Santa, proseguendo con voi una lunga tradizione di fede, che segna la vostra terra, e che ogni anno si rinnova grazie al ripetersi dei riti suggestivi della Perdonanza Celestiniana. Vi reco innanzitutto - ha poi aggiunto Bertone - il saluto affettuoso del Santo Padre Benedetto XVI, assicurandovi che continua a stare spiritualmente accanto a voi e alla vostra terra. Egli sa bene quante preoccupazioni, interrogativi e problemi ci siano nell'animo di tutti i suoi abitanti; ma sa pure quanto profonde siano la fiducia e la forza d'animo che tutti nutrite. (…) Facendo eco a queste parole del Papa, anch'io incoraggio tutti, autorità, istituzioni pubbliche e private, imprese e volontari a contribuire efficacemente perché questa città e questa terra risorgano al più presto. Sono certo che sarà compiuto ogni sforzo, anche a livello internazionale, perché siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case, ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali.”.

Quindi la Porta Santa della basilica, secondo l’antico rito, si è aperta ai tre colpi battuti dal cardinal Bertone, Segretario di Stato, con il ramo d’ulivo del Getsemani e migliaia di fedeli vi sono passati, nella notte e durante l’intera giornata fino alla sera del 29 agosto. E’ stato l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, a presiedere le celebrazioni per la chiusura della Porta, dando peraltro inizio alla peregrinatio delle venerabili spoglie di san Pietro Celestino attraverso le undici diocesi dell’Abruzzo e Molise, che potranno beneficiare d’una speciale indulgenza, ricorrendo gli ottocento anni dalla nascita del grande Papa, nato il 29 giungo 1209 a Sant’Angelo Limonano (Campobasso) come hanno confermato le ricerche di Oreste Gentile, studioso molisano. Papa Celestino tornerà all'Aquila il 28 agosto 2010, in occasione dell’edizione 716 della Perdonanza Celestiniana. La prima diocesi ad ospitare le sue spoglie è quella di Sulmona-Valva. Il Vescovo della diocesi peligna, mons. Angelo Spina, è il primo a ricevere in consegna dall'Arcivescovo Metropolita dell’Aquila l'urna con le spoglie del papa Santo nella chiesa concattedrale valvense di Corfinio, nei pressi di Sulmona.

Ma un altro grande evento è stato annunciato nel corso d’un importante convegno celestiniano, tenutosi all’Aquila durante la Perdonanza. Ne ha dato notizia durante i lavori Ernesto Olivero, del SERMIG (Servizio Missionario Giovani) di Torino, annunciando per il 28 agosto 2010 all’Aquila il terzo “Appuntamento Mondiale dei Giovani della Pace” con i Grandi della Terra. Era stato l’Arcivescovo dell’Aquila, mons. Molinari, proprio durante il convegno, a rivolgere con una lettera l’invito ad Ernesto Olivero. “Caro Ernesto Olivero - scrive mons. Molinari nella sua lettera - tu conosci bene i giovani e sai quanto hanno tanto da dire sopra tutto agli adulti, che non sono abituati ad ascoltarli. Li ho visti anch’io i giovani nella tragedia del terremoto. Ho visto la loro rabbia e il loro dolore, ma anche lo slancio generoso di fronte alle necessità.

Guardando questi giovani ho pensato a te, Ernesto, che li ami tanto e che li inviti a non perdere la speranza. Conosco i tuoi desideri profondi, la tua ostinazione nel voler riconciliare la generazione dei padri con quella dei figli. Dare voce ai giovani è da sempre una delle missioni del Sermig che hai fondato. E’ quello che cercate di fare ogni giorno negli Arsenali del mondo, a Torino, a Madaba di Giordania, a San Paolo del Brasile.

Hai ricevuto indicazioni concrete nella preghiera da Dom Helder Camara e Madre Teresa di Calcutta. Il tuo impegno è stato riconosciuto da tanti. Penso a frère Roger della comunità di Taizé, al cardinale Nguyen Van Thuan, a padre Michele Pellegrino, a Chiara Lubich, a Dom Luciano Mendes de Almeida, già presidente della Conferenza episcopale brasiliana, che ti considerava suo migliore amico. Hai ricevuto l’invito a scrivere “una pagina di storia per i giovani” da papa Giovanni Paolo II. Figure come Giorgio La Pira o Sandro Pertini, insieme ai giovani e ai poveri e ad altri grandi uomini della politica, della cultura e del pensiero, credenti e non, hanno incoraggiato sempre la vostra opera. So che vuoi offrire ai ragazzi una grande opportunità: un incontro mondiale in cui possano parlare davanti ai Grandi della Terra, dando voce così alle loro ragioni, al dolore, ai sentimenti, alle speranze, ai desideri per un futuro che è loro, non nostro. Mi piace pensare - aggiunge mons. Molinari - che Putin, Obama, Sarkozy, Berlusconi, la Merkel, Lula, Sonia Gandhi e tanti altri si lasceranno invitare con assoluta semplicità. Condivido il tuo sogno, radicato nella fede e nella speranza, che vi ha permesso di trasformare un arsenale di guerra in un arsenale di pace. Caro Ernesto, con questa lettera voglio chiederti di realizzare qui all’Aquila, il tuo sogno. Qui, in una terra che in questo momento ha sete estrema di speranza. Ti scrivo nel giorno della Perdonanza, una giornata importante per la città, dedicata alla misericordia e al perdono reciproco, istituita da Celestino V, il papa monaco che dimostrò con un gesto stupefacente che lo scopo principale della vita cristiana è la lotta spirituale, la crescita interiore, la vittoria sul male. E non il potere”.

Ernesto Olivero.La risposta di Ernesto Olivero, che 45 anni fa fondò a Torino il SERMIG (www.sermig.org), uno straordinario centro di pace e solidarietà che con progetti di sviluppo opera in centotrenta Paesi del mondo ed ha tra le sue priorità proprio l’impegno per i giovani, non si è fatta attendere che pochi istanti. Nel suo intervento al convegno, infatti, Olivero ha raccolto con entusiasmo l’invito del presule aquilano a tenere all’Aquila un incontro mondiale di giovani. “Per noi - ha dichiarato Olivero - i giovani sono i più poveri tra i poveri. Sono stati traditi dalla generazione degli adulti. Ma la nostra storia è la prova che i problemi possono diventare delle opportunità. Sono lieto che il vostro vescovo ci abbia chiesto di fare qui all’Aquila il III Appuntamento Mondiale dei Giovani della Pace.

E mi sembra molto significativo che l’annuncio di questo Appuntamento venga dato nel giorno della Perdonanza, in un giorno dedicato al perdono. Sono convinto infatti che oggi dobbiamo chiedere perdono al mondo. Il mondo si trova in una situazione drammatica perché non lo abbiamo amato abbastanza. Abbiamo guardato solo all’oggi e non siamo stati capaci di avere uno sguardo profetico sul futuro. Chiediamoci: se il futuro sarà conseguenza diretta dell’oggi, che futuro sarà? Eppure, è ancora possibile cambiare direzione. E noi vorremmo che il primo cambio di direzione fosse verso i giovani. Solo con loro, infatti, sarà possibile ridisegnare davvero un mondo migliore. Ecco perché - ha continuato Olivero - siamo qui a parlarvi di un grande atto di riconciliazione degli adulti verso i giovani, dei padri verso i figli. Il Sermig ha una lunga storia d’amore con i giovani, soprattutto i giovani che il mondo considera persi. Quanti di loro hanno bussato alla nostra porta, e quanti hanno ritrovato la strada, il senso della loro vita dopo un periodo trascorso nei nostri Arsenali. I giovani sono sempre stati il nostro specchio, perché ci hanno sempre chiesto umiltà e verità”. Il 28 agosto del prossimo anno - ha concluso Olivero - il silenzio, l’ascolto di testimonianze dirompenti proposte dai giovani, la condivisione con i più poveri saranno le nostre “armi” per far pensare il mondo. Vorremmo che alla fine dell’Appuntamento i “grandi” della Terra presenti dicessero: “Questi silenzi, queste armi di pace ci hanno sconvolto, ci hanno fatto conoscere un mondo che non volevamo vedere e ascoltare”. Vorremmo che alla fine di questo Appuntamento i “grandi” si commuovessero e scegliessero di squarciare il buio insieme ai giovani, mettendo il loro potere al servizio del bene”.

Dagli esiti del Terzo Appuntamento Mondiale, che si terrà appunto all’Aquila il 28 agosto 2010 con il titolo “SQUARCIAMO IL BUIO”, sarà redatto un documento che verrà consegnato alle autorità civili e religiose in Italia e all’estero, e che diventerà il progetto di lavoro dei Giovani della Pace per i successivi due anni. Perché “SQUARCIAMO IL BUIO”? Il SERMIG risponde così: “Squarciamo il buio dell'odio, dell'ingiustizia, della fame, della guerra, della paura, della droga, dell'imposizione, della corruzione, dell'egoismo, dell'indifferenza, perché non accettiamo un mondo in crisi, non accettiamo che milioni di giovani siano privi di valori e speranze nel futuro. Perché vogliamo difendere il futuro con il silenzio, l’ascolto, la ricerca del confronto, la preghiera, il perdono, la volontà di giustizia, il disarmo, l’aiuto allo sviluppo, l’amore e il rispetto per la terra e il creato, l’incontro con i grandi per un dialogo costruttivo, senza imposizioni. Dobbiamo far pensare il mondo degli adulti. Tanti giovani persi che si credono già arrivati nel loro nulla potranno cambiare strada, potranno squarciare il buio, ma devono trovare prima di tutto in noi credibilità e trasparenza. Noi siamo con loro”.

Ernesto Olivero nasce nel 1940 a Pandola (Salerno) dove la famiglia si era trasferita per lavoro, da padre piemontese e madre campana. Rientrato anni dopo in Piemonte, lavora nel settore industriale e poi in una grande banca. Nel 1964, insieme alla moglie Maria Cerrato e ad alcuni amici, fonda a Torino il SERMIG, gruppo d’apostolato laico sorto con lo scopo di operare per l’eliminazione della fame e delle ingiustizie nel mondo, di costruire la pace, aiutare i giovani a trovare un ideale di vita e sensibilizzare la società verso i problemi dei poveri del terzo mondo. Presto il SERMIG cresce in numero di volontari e attività, allargando man mano il suo impegno in soccorso dei poveri e dei giovani in difficoltà. Nel 1983, dopo anni di richieste, Olivero finalmente ottiene in gestione parte delle strutture del vecchio Arsenale militare, situato in Borgo Dora, uno dei quartieri più malfamati di Torino. Il SERMIG, con l’impegno di volontari giunti da tutta Italia, restaura interamente quelle strutture che versavano da anni in uno stato di grave degrado. Nasce così l’Arsenale della Pace, un centro polivalente che attualmente copre quasi quattro ettari di superficie. L’Arsenale, definito “un monastero di laici”, nel corso degli anni ha dato speranza ed assistenza a centinaia di migliaia di immigrati, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di Aids e senza tetto. Negli anni ’90 i volontari dell’Arsenale hanno dato vita al movimento “Giovani della Pace”. Nello stesso periodo Olivero apre a San Paolo, in Brasile, l’Arsenale della Speranza (1996) e ad Amman, in Giordania, l’Arsenale dell’Incontro (2003).

Migliaia di persone in stato di disagio (tossicodipendenti, carcerati) sono state reinserite grazie ad Ernesto Olivero ed al SERMIG. Tra questi anche molti ex brigatisti dissociati, organizzati in cooperativa. Per la sua capacità di dialogo e mediazione, Olivero ha spesso condotto in terre martoriate dalla guerra, come in Libano, missioni di pace, come pure è intervenuto in difficili mediazioni durante rivolte in alcune carceri di massima sicurezza. Legato da personale amicizia con Madre Teresa di Calcutta e con Giovanni Paolo II, ha potuto contare sul sostegno di Capi di Stato italiani e stranieri, governanti, imprenditori, religiosi e gente comune per rafforzare le attività sociali e di solidarietà del SERMIG. Ernesto Olivero ha ricevuto in tutto il mondo numerosi riconoscimenti per i suoi meriti a servizio della pace, la laurea ad honorem in Sociologia dall’Università di Torino, mentre numerose personalità italiane e straniere lo hanno ripetutamente proposto al Premio Nobel per la Pace.

C’è dunque da ritenere che l’Appuntamento Mondiale dell’Aquila, nella Perdonanza dell’anno prossimo, per una serie di motivazioni sarà un evento storico, non solo per la città, ma per i giovani di tutto il mondo. La vicinanza e l’affetto verso L’Aquila già dimostrati dai Capi di Stato durante il recente G8 potranno essere rinnovati in questo incontro con i giovani provenienti da tutto il mondo. Celestino V non poteva provocare miglior miracolo per l’umanità, riunendo per l’edizione 716 della sua Perdonanza sensibili costruttori di pace come i giovani sanno essere senza condizioni e calcoli di sorta, ma solo con la generosità sostenuta dai grandi ideali. E’ appunto quanto serve oggi per un mondo migliore.

 

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