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2 marzo 2012 - Tra 28 anni, il 5 febbraio 2040, l’asteroide 2011 AG5,
scoperto l’8 gennaio dell’anno scorso da Mount Lemmon in Arizona, potrebbe
scontrarsi con la Terra. Lo dicono le valutazioni attuali, anche se per il
momento sono molto parziali. Infatti nella scala Torino dei rischi di
impatto accettata internazionalmente si trova al primo gradino sui dieci
livelli previsti; quindi è bassissimo. Detto in un altro modo la probabilità
d’impatto oggi calcolata dal gruppo di specialisti del Jet Propulsion
Laboratory della Nasa a Pasadena con i quali collaborano anche matematici
dell’Università di Pisa, è di 1 su 625.
OSSERVAZIONI - Rimane, dunque, nella numerosa pattuglia degli 8.744 corpi
pericolosi per il nostro pianeta perché la loro orbita si avvicina al
pianeta azzurro. Tuttavia la probabilità che ci finisca addosso è per
fortuna ridotta. Però con gli asteroidi, essendo molto piccoli e per questo
influenzabili, la parola definitiva è difficile esprimerla in quanto
soggetti alle forze gravitazionali e ai disturbi naturali presenti nel
sistema solare. Di conseguenza la loro linea di viaggio potrebbe subire
variazioni e diventare ancora meno a rischio oppure salire maggiormente
nella graduatoria delle preoccupazioni. Per questo si aspettano con
particolare interesse le osservazioni che saranno effettuate nel settembre
dell’anno prossimo quando si troverà a 147 milioni di chilometri dalla Terra.
Il successivo momento favorevole per le indagini si presenterà due anni più
tardi.
140 METRI - Per il momento l’orbita dell’asteroide è calcolata con un punto
più lontano dal Sole di quasi due unità astronomiche, cioè circa 300 milioni
di chilometri e il punto più vicino intorno a 120 milioni di chilometri. La
taglia di 2011 AG5 è considerevole avendo un diametro di 140 metri, cioè
sarebbe in grado di creare disastri su scala planetaria. Del problema si è
incominciato a parlare grazie alle discussioni emerse durante la 49ma
sessione del sottocomitato tecnico della commissione delle Nazioni Unite per
l’uso pacifico dello spazio tenuta all’inizio del mese a Vienna.
IMPATTO - «2011 AG5 è l’oggetto che, secondo le valutazioni odierne, ha le
più alte probabilità di impattare con la Terra nel 2040», precisa Detlef
Koschny della divisione missioni nel sistema solare del centro Estec
dell’Esa a Noordwijk (Olanda). «Tuttavia finora abbiamo studiato bene
soltanto la metà della sua orbita, quindi non abbiamo una completa sicurezza
sulle conclusioni alle quali ci hanno portato i calcoli». Dunque, ad Apophis
che dovrebbe minacciare la Terra nel 2036, ora si aggiunge anche 2011 AG5
soltanto quattro anni dopo. La notizia ha riacceso l’interesse per preparare
una missione di deviazione della corsa del corpo celeste alla quale si stava
già pensando sia in Russia che negli Stati Uniti. Ma i più prudenti
suggeriscono di aspettare le verifiche dell’anno prossimo prima di far
precipitare gli eventi.
(giovanni caprara / corriere.it / puntodincontro)
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2 marzo 2012 - Dentro de 28 años, el 5 de febrero de 2040, el asteroide
2011 AG5, descubierto el 8 de enero del año pasado desde el Monte Lemmon en
Arizona, podría chocar con la Tierra. Esto de acuerdo con las estimaciones
actuales, aunque por el momento son muy parciales. De hecho, en la escala
Torino de los riesgos de impacto aceptada internacionalmente se encuentra en
el primero de los diez niveles previstos, por lo que la probabilidad es muy
baja. Dicho de otro modo, la probabilidad de impacto, ya calculada por el
grupo de especialistas del Jet Propulsion Laboratory de la Nasa —con los que
colaboran también matemáticos de la Universidad de Pisa—, es de 1 en 625.
Es uno más, pues, del numeroso grupo de 8,744 objetos peligrosos para
nuestro planeta ya que su órbita se acerca a la del planeta azul. Sin
embargo, la probabilidad de que se impacte con la Tierra es afortunadamente
baja. Siendo los asteroides pequeños y fácilmente influenciables, es difícil
sacar conclusiones dado que se encuentran sujetos a las fuerzas
gravitatorias y las perturbaciones naturales del sistema solar. En
consecuencia, su trayectoria podría cambiar y volverse aún menos riesgosa o,
al contrario, ganar lugares en la clasificación de riesgo.
(giovanni caprara / corriere.it / puntodincontro) |
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