La musica è indimenticabile
se prende poco spazio nel cervello

Per far si che ci “restino in testa” scale, allegri, andanti e riff,
devono essere riducibili a schemi semplici dal nostro cervello.

 

 

20 gennaio 2011. - Una musica è tanto più bella e indimenticabile quanto più è semplice. Per far si che ci “restino in testa” scale, allegri, andanti e riff, devono essere riducibili a schemi semplici dal nostro cervello. In questo modo occupano meno spazio per essere ricordati. Più o meno come avviene quando si comprimono i file audio nel computer, eliminando i dati in eccesso e identificando i modelli alla base. A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla rivista BioMed Central Research Notes.

Nicholas Hudson ha usato dei programmi di compressione della musica per imitare la capacità del cervello di condensare le informazioni audio. Ha messo a confronto la quantità di rumore casuale compattabile con una vasta gamma di tipi di musica, tra cui quella classica, tecno, rock e pop, scoprendo così che mentre il rumore casuale può essere compresso solo fino all’86% della sua dimensione originale e la musica tecno, rock e pop fino al 60%, la III sinfonia di Beethoven, apparentemente più complessa, può essere compressa fino al 40%.

«I capolavori musicali che durano nel tempo - spiega Hudson - nonostante la loro apparente complessità, sono altamente comprimibili, ed è da questa compattabilità e semplicità che il cervello è conquistato».

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La música será más bella y memorable mientras sea más simple. Para asegurar que "permanezcan en nuestra cabeza" escalas, allegri, andanti y riffs deberán ser reducibles a patrones simples en nuestro cerebro. De esta manera, ocuparán menos espacio para ser recordados. Más o menos como cuando se comprimen archivos de audio en la computadora, eliminando datos redundantes e identificando el patrón básico. Lo anterior se explica en un estudio publicado en la revista BioMed Central Research Notes.

Nicolás Hudson utilizó los algoritmos de compresión musical para imitar la habilidad del cerebro para condensar la información auditiva. Comparó la cantidad de ruido aleatorio compactable con una amplia gama de estilos musicales, incluyendo piezas clásicas, techno, rock y pop, descubriendo así que, mientras el ruido aleatorio sólo puede ser comprimido hasta un 86% de su tamaño original y la música tecno, rock y pop hasta un 60%, la tercera sinfonía de Beethoven, aparentemente más compleja, puede ser comprimida hasta un 40% de su "tamaño" original.

"Las obras maestras que perduran a pesar de su aparente complejidad - afirma Hudson -, son altamente comprimibles, y el cerebro es conquistado por esta compactibilidad y por su alto nivel de sencillez.

 

(la stampa / puntodincontro)

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