L'italiana che manda
l'Europa sulla Luna
ISimonetta Di Pippo è capo dei 14 astronauti Ue

"Ora possiamo dare una mano agli americani". 

Simonetta Di Pippo.29 dicembre 2009. - Alla fine, la ragione per mandare astronauti nello spazio è sempre quella: «Perché è un’impresa umana eutimanista, oltre che una grande sfida tecnologica e geopolitica e un’opportunità di crescita. Perché le sonde, i robot, le missioni automatiche forse sono meno costose, ma sono anche meno flessibili, possono solo parzialmente superare situazioni di crisi o riprogrammarsi se la missione deve cambiare. La presenza umana invece è sinonimo di inventiva, reattività e curiosità scientifica».

Simonetta Di Pippo è romana, ha 50 anni, un figlio, astrofisica di formazione e dall’aprile del 2008, dopo due decenni all’Agenzia Spaziale Italiana, è diventata direttore dei Voli spaziali abitati dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. In altre parole, è il capo, tra l’altro, dei 14 astronauti europei (4 sono italiani) attivi o in corso di formazione.

Un lavoro difficile ma gratificante ed emozionante, visto che Di Pippo fa parte del ristretto lotto di terrestri – con i suoi colleghi della Nasa, i russi della Roscosmos, i giapponesi della Jaxa, i canadesi, i cinesi e gli indiani - che ogni giorno prende decisioni sul modo in cui l’umanità deve investire risorse e tempo per estendere il suo raggio d’azione al di là del nostro pianeta. O per cercare di «aggiustare» il pianeta: «vivere e lavorare in orbita vuol dire anche studiare la gestione dell’acqua, dei rifiuti, la cattura di CO2, la produzione di cibo in condizioni difficili, fare ricerca medica e sui materiali. Le ricadute per applicazioni terrestri ci sono, e saranno sempre più numerose».

È un momento forse decisivo: gli Usa devono scegliere se proseguire sulla rotta stabilita ai tempi di Bush (il programma Constellation per tornare sulla Luna entro il 2020) o se esplorare seguendo altri approcci. Gli esperti della Commissione Augustine voluta da Obama dicono che senza almeno 3 miliardi di dollari l’anno in più sono obiettivi irraggiungibili. «Con la nuova Presidenza e la nuova leadership alla Nasa – risponde Di Pippo – un riesame era dovuto e atteso. Siamo in attesa di avere qualche dato certo al più tardi per il mese di febbraio 2010, quando si conoscerà il budget Nasa per il 2011. Dai contatti che ho mi aspetto un’apertura sulla cooperazione internazionale. Noi europei abbiamo oggi la legittimità, la credibilità e l’esperienza necessarie». C’è anche incertezza sulla destinazione: andremo sulla Luna, sugli asteroidi, verso Marte? «Marte è affascinante, ma ci vorranno molti anni prima di poterne parlare seriamente, intanto studiamo e sviluppiamo le tecnologie necessarie. Ci sono molti motivi per preferire un ritorno sulla Luna, in preparazione a missioni verso destinazioni più lontane. Ma ritengo anche che le Stazioni spaziali in orbita bassa continueranno a essere un punto di riferimento per i nostri piani di esplorazione umana: abbiamo acquisito un’esperienza decennale nell’assemblaggio e gestione della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale in orbita».

L’Europa. L’astronauta europeo Frank De Winne è stato comandante della ISS, un bel riconoscimento. Ma noi europei non siamo autonomi: non abbiamo un lanciatore capace di portare astronauti («man-rated»), non abbiamo un veicolo spaziale capace di rientrare nell’atmosfera, proprio quando lo Shuttle viene ritirato e sulla Stazione si potrà andare solo con la Soyuz russa. Secondo Di Pippo, intanto, i primi passi per costruire l’Arv, il veicolo di rientro, li abbiamo già fatti: «molto presto potremo formulare una proposta di sviluppo vera e propria. Non possiamo restare dipendenti dal trasporto altrui, se vogliamo veramente giocare un ruolo all’altezza con la dimensione politica ed economica dell’Europa». Ovviamente c’è molto da lavorare, e soprattutto servirebbero degli investimenti e volontà politica, diciamo noi. Intanto all’Esa lavorano a un veicolo cargo lunare, una specie di Lem automatico in grado di portare carichi e rifornire una base sulla Luna. Come quella progettata dalla Nasa. «Il cargo lunare – puntualizza Di Pippo - è stato identificato come l’elemento più significativo con il quale l’Europa potrebbe contribuire alla strategia americana migliorandola e rendendola più robusta. E questo nostro contributo potrebbe anche fruttarci un posto per un astronauta europeo nel primo equipaggio internazionale che ritorna sulla Luna». Magari un italiano, no?

 

(La Stampa)