29 dicembre 2012 - Tasse, imposte, balzelli, esazioni fiscali, gabelle, tributi, canoni, contributi ecc. : sono tutte parole che vogliono dire la stessa cosa. Cioè che dobbiamo pagare, e sempre di più, per i servizi che ci vengono resi dalle diverse strutture istituzionali.

Sono parole che … ci costano care.

Secondo Ronald Reagan «Il contribuente è uno che lavora per lo Stato senza essere un impiegato statale». Dio sa, e non solo Lui, se aveva ragione!

Gli Italiani, in particolare, sono vessati da una pressione tributaria di circa il 47%. Su 8 ore di lavoro, quasi 4 se ne vanno per pagare l’Erario. Bisogna sgobbare per circa 6 mesi per mettersi in regola con lo Stato. Per la precisione 173 giorni.
 

L'esposizione di merci sui banchetti del mercato è soggetta ad imposte per occupazione del suolo pubblico.
 

A questi livelli di prelievo fiscale, le imposte, come spiega l'etimologia stessa della parola, sono un atto di coercizione bella e buona. Il cittadino che lavora e produce (onestamente!) si sente espropriato. Rapinato legalmente. Anche perché, in cambio, lo Stato fornisce servizi giudicati scadenti e costosissimi.

Nel nostro Paese le tasse sono tante. Si stima (Codacons - Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) che ogni anno siano emanate oltre 60.000 nuove disposizioni tributarie.

Fra quelle in vigore, ve ne sono alcune a dir poco stravaganti. Valgano alcuni esempi.

Un ortolano che esponga la propria merce, in vendita, su un banchetto del mercato rionale, dovrà assoggettarsi ad un balzello per “occupazione di suolo pubblico”. D’accordo, tassa senz’altro ammissibile. Però ce n’è un’altra, assai curiosa, che riguarda sempre l’occupazione di suolo pubblico: la “tassa sui gradini”. Difficile a credersi ma devono sobbarcarsi questa imposta tutti i proprietari di una casa che sia connessa alla strada pubblica con una scalinata, anche di pochi gradini.

Un’altra ancora, dello stesso genere: se la tenda di un locale sporge sopra il suolo pubblico, è come se lo … invadesse. Il proprietario, pertanto, dovrà pagare la “tassa sull'ombra”. Straordinario!

Guai, per altro, a quei … patrioti che volessero far sventolare il tricolore (in pubblico, naturalmente): prima occorre ottemperare al pagamento dell’imposta per “l'esposizione della bandiera italiana”. è recente il caso di un albergatore di Desio che si è visto addebitare 140€ per aver spiegato il tricolore, “in forma permanente”. Pare che questa ostentazione di amor patrio sconfini, fiscalmente, nel campo delle “tasse sulla pubblicità”.

Il Fisco non teme di cadere nel ridicolo. In realtà c’è poco da ridere se si pensa che noi continuiamo a pagare l’antidiluviana “tassa sulle paludi” cioè un contributo che nacque nel 1904 da un Regio Decreto per la bonifica delle paludi che, all’epoca, si cercava di trasformare in terreni coltivabili.

E che dire della “tasse dei funghi”? Forse non tutti sanno che per andare a raccogliere porcini o finferli nel bosco, bisogna prima pagare un’imposta di bollo.

Tra le molteplici imposte di fabbricazione, spicca la … “tassa sull'aria”. È noto che il GPL (gas di petrolio liquefatto) e il metano, miscelati con aria sono più facilmente combustibili. Ma l’imposta aggiuntiva a quella sulla loro produzione, equivale, in pratica, a tassare l’aria!

Assolutamente sconosciuta ai più, è senz’altro la “tassa sul frigorifero”. È compresa nel prezzo d’acquisto dell’apparecchio ed è un’amabile concessione governativa che ci autorizza a detenere … macchine refrigeranti.

Da non crederci, ma il Ministero delle Finanze si è inventato (1998) una “tassa sulle rotaie d’asporto”, chiarendo (sic!) che gli acquisti di rotaie e di traversine di cemento, pur incorporandosi nella costruzione, appaiono dotate di una propria individualità funzionale (!) e vanno comunque tassate con l'IVA in quanto teoricamente asportabili.

Sarebbe interessante sapere chi ha inventato la “tassa sulle botole”.

Si chiama burocraticamente “canone non ricognitorio” ed è un'imposta patrimoniale dei Comuni che colpisce pozzetti, botole, tombini, griglie e qualsiasi altra cosa del genere che consenta l’accesso sotto il suolo pubblico.

Il Fisco, questa vorace istituzione, non risparmia nemmeno i defunti.

Se uno muore, va pagata una tassa (detta la “tassa del morto”) per il rilascio del certificato di constatazione di effettivo decesso. (35€ più 1€ di bollettino postale). Ci può essere un altro balzello da liquidare (“tassa di post-cremazione”) per l’eventuale affido personale delle ceneri (volendo si può portarsi a casa quel che resta della … suocera!) e/o per l’eventuale dispersione delle ceneri. (In tutto circa 100€). Non basta. I Comuni in cui è avvenuto il trapasso a miglior vita, possono esigere la “tassa sul feretro”, cioè un diritto fisso relativo al trasporto del “feretro contenente il defunto” (Il feretro-senza-defunto non è soggetto a tassazione. Almeno per ora). Da non dimenticare infine la "manomorta sui lumini" (= dal francese antico main morte che indica una forma di possesso rigida come quella della mano di un morto) relativa alla cosiddetta elettro-illuminazione votiva. In pratica l’istallazione di un lumino (che sarà funzionante finché dura la pila!).

Tuttavia, le imposte più folli sono le cosiddette “paleotasse”, residui mai cancellati di un passato immemoriale.

Un esempio lampante è la tabella più sotto riportata, che elenca le cosiddette "accise", gravanti sul prezzo della benzina a partire da 77 anni fa (= finanziamento della guerra di Etiopia, 1935-1936!). Il tragico è che dette tasse non vengono più abrogate, una volta che la loro motivazione cessa di esistere. Sono imperiture. Costituiscono una specie di sotterfugio sempre preso dai nostri Governi per finanziare bisogni straordinari, dalle “Missioni-di-pace” (=guerre) ai danni causati da catastrofi naturali (terremoti, alluvioni ..) o per fronte all’emergenza tipo quella di un’immigrazione eccezionale dopo crisi libica.

(Per inciso = Il termine accisa deriva dal latino medievale accisia ossia imposta, che a sua volta deriva dal verbo accensare, che significa "tassare").

Va specificato che l’accisa è un'imposta che grava sulla quantità dei beni prodotti, a differenza dell'IVA (Imposta Valore Aggiunto) che incide invece sul loro valore. Il che significa che il prezzo della benzina, già gravato da una pletora di accise, viene addizionato di un altro 21% come IVA. In altre parole, l’automobilista paga una tassa anche sulle tasse! Ad esempio recentissimo, da sabato 11 agosto 2012, nel bel mezzo delle ferie estive e dei lunghi viaggi conseguenti, è scattato un nuovo aumento delle tasse sul carburante. Questo incremento (0,042 €/litro) diventa, a motivo della "tassa sulla tassa", di 0,051 €/litro, comprensivo di un’IVA … omni-comprensiva, applicata cioè sul totale di costi + accise.

I rilevamenti di PrezziBenzina mostrano che la media nazionale della “verde” è di 1.988€/litro. Si può dire, a ragion veduta, che la benzina vale tanto oro quanto pesa. Infatti, considerando che 1 gr. d’oro vale circa 33€, 1 gr d’oro consente di immettere nel serbatoio poco più di 16 litri di benzina!

Ecco, comunque, le motivazioni dell’introduzione delle principali accise che ancora oggi si pagano su ogni litro di benzina:

 

1935

Guerra d’Etiopia

€ 0,001

1956

Crisi di Suez

€ 0,007

1963

Tragedia del Vajont

€ 0,005

1966

Alluvione di Firenze

€ 0,005

1968

Terremoto nel Belice

€ 0,005

1976

Terremoto nel Friuli

€ 0,051

1980

Terremoto in Irpinia

€ 0,039

1983

Missione di pace in Libano

€ 0,106

1996

Missione di pace in Bosnia

€ 0,011

2004

Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri

€ 0,02

2005

Acquisto autobus ecologici

€ 0,005

2011

Finanziamento alla Cultura

€ 0,0071

2011

Emergenza arrivo immigrati dopo crisi libica

€ 0,040

2011

Alluvione in Toscana e Liguria

€ 0,0089

2011

Decreto "Salva Italia"

€ 0,082

2011

Terremoto in Emilia

€ 0,02

2012

Adeguamento costo petrolio

€ 0,51

 

Tenuto conto dell’attuale pressione fiscale, molti Imprenditori hanno pensato bene di delocalizzare, come si dice, le loro aziende. Paesi come Cina, Romania, Bulgaria, Polonia accordano tassazioni comparativamente più basse e costi del personale meno gravosi. Per contro, gli ex-dipendenti italiani di dette aziende si trovano ad essere, appunto, degli ex, cioè disoccupati in Patria.

Sempre grazie alle tasse, anche molte filiali delle multinazionali presenti in Italia, stanno chiudendo i battenti.

È un vero fuggi-fuggi generale.

Qualcuno, Fisco compreso, dovrà ben porvi rimedio. Bisogna far presto, però.

Altrimenti il prossimo passo sarà la … delocalizzazione degli italiani.

 

(claudio bosio / puntodincontro / traduzione allo spagnolo di massimo barzizza)

 

bullet

Clicca qui per leggere gli altri articoli della serie Storia di parole italiane (e non), di Claudio Bosio,

 

***

 

29 de diciembre de 2012 - Impuestos, derechos, tributos, gravámenes, tasas, contribuciones, etc. son palabras que significan lo mismo. Es decir, que tenemos que pagar —y cada vez más— por los servicios que nos son proporcionados por diferentes estructuras gubernamentales y estatales.

Se trata de palabras que ... nos cuestan muy caras.

Decía Ronald Reagan que «El contribuyente es alguien que trabaja para el Estado, sin ser un funcionario público». ¡Y vaya que tenía razón!

Los italianos son acosados ​​por una carga impositiva de alrededor del 47%. De las 8 horas trabajadas diariamente, casi 4 se utilizan para pagarle al Estado. Hay que trabajar duro durante aproximadamente seis meses para estar al corriente con las obligaciones fiscales. Para ser precisos, 173 días.
 

La exposición de mercancía en los mercados está sujeta a impuestos por ocupación de la vía pública.

 

A estos niveles de tributación, los impuestos —como lo explica la etimología misma de la palabra— son sin duda alguna un acto de coacción. El ciudadano que trabaja y produce (honestamente) se siente expropiado de sus bienes. Asaltado legalmente. Y aún más porque a cambio el Estado proporciona servicios que se consideran de baja calidad y muy costosos.

En Italia los impuestos son muchos. Se estima (Codacons - Coordinación de las asociaciones para la protección del medio ambiente y de los derechos de usuarios y consumidores) que se emiten cada año más de 60 mil nuevas disposiciones fiscales.

Entre las vigentes, hay algunas extravagantes, para decir lo menos. He aquí algunos ejemplos.

Un verdulero que expone sus productos para la venta en un mercado de barrio, deberá someterse a un impuesto por “ocupación de suelo público”. Bueno, se trata ciertamente de un pago que podemos entender. Pero hay otra, muy curiosa, que también está relacionada con la ocupación del espacio público: el “impuesto sobre los escalones”. Aunque cueste trabajo creerlo, este tributo se aplica a todos los propietarios de un inmueble que está conectado a la vía pública por medio de una escalera, aunque ésta sólo tenga unos pocos escalones.

Otro impuesto, de naturaleza similar: si el toldo de un local sobresale sobre la vía pública, es como si ... la invadiera. El propietario, por lo tanto, tendrá que pagar el “impuesto sobre la sombra”. ¡Extraordinario!

Cuidado, por otro lado, con los patriotas ... que quieren exponer la bandera nacional (en un lugar público, por supuesto): antes de hacerlo hay que cumplir con el pago del impuesto por “exposición de la bandera italiana”. Recientemente el dueño de un hotel en Desio recibió un cargo de 140 euros por haber colocado en un lugar visible el tricolor “de forma permanente”. Parece que esta muestra de patriotismo llegue a ser considerada, para fines fiscales, como un particular “impuesto sobre la publicidad”.

El Fisco no le tiene miedo al ridículo. En realidad no hay nada de que reírse si usted piensa que en Italia se sigue pagando el antidiluviano impuesto “sobre los pantanos”, es decir, una contribución que fue ideada en 1904 por un Decreto del Rey para la recuperación de los pantanos que, en aquella época, se trataba de convertir en tierras de cultivo.

¿Y qué decir del “impuesto sobre los hongos”? Tal vez no todo el mundo sabe que para ir a recoger setas o rebozuelos al bosque, primero hay que pagar un derecho específicamente diseñado para tal fin.

Entre los muchos impuestos a la producción, destaca el... “impuesto sobre el aire”. Se sabe que el gas LP (gas licuado de petróleo) y el metano (o gas natural), mezclados con el aire se inflaman más fácilmente. Pero el impuesto adicional que se agrega a los que se cobran sobre su producción, equivale, en la práctica, a ¡gravar el aire!

Absolutamente desconocido para la mayoría de la gente es el “impuesto sobre el refrigerador”. Se incluye en el precio de compra de la unidad y es una encantadora licencia del gobierno que nos autoriza así a ser propietarios de ... máquinas frigoríficas.

Aunque no lo crean, el Ministerio de Finanzas inventó (1998) un “impuesto sobre los rieles para llevar”, dejando claro que «los rieles y durmientes de hormigón —aunque que se utilicen para la construcción de vías férreas— parecen poseer cierto grado de individualidad funcional (!) y deben por lo tanto ser gravados con el IVA dado que teóricamente pueden ser substraídos de dichas vías para otros usos».

Sería interesante saber quién inventó el “impuesto sobre las coladeras”. Se le llama burocráticamente “impuesto no verificable” y se trata de una gravamen de los Ayuntamientos sobre la propiedad que afecta pozos, orificios, coladeras, tapas de registro, rejas y cualquier otra cosa que permita el acceso al subsuelo público.

El Fisco, esta voraz institución, ni siquiera perdona a los muertos.

Si alguien muere, hay que pagar una cuota (llamada el “impuesto del muerto”) para la emisión del certificado de muerte. (35 euros más 1 euro para la oficina de correos). Puede haber otro derecho que hay que pagar (el “impuesto post-crematorio”) para la eventual cualquier custodia personal de las cenizas (si lo deseas, puedes llevarte a casa lo que queda de ... ¡la suegra!) y / o para la dispersión de las cenizas (en total, unos 100 euros). Y hay más: los municipios en los que tuvo lugar la muerte pueden exigir un “impuesto sobre el ataúd”, o sea, una tarifa fija para el transporte del “féretro que contiene el difunto” (el ataúd sin difunto no está sujeto a impuestos, al menos por el momento). Por último, no hay que olvidar la “mano muerta sobre las luminarias” (del francés antiguo main morte que indica una forma de posesión tan rígida como la de una mano muerta) relativa a la llamada electro-iluminación del recuerdo. En la práctica, la instalación de un pequeño foco (que permanecerá encendido mientras dure la batería).

Sin embargo, los impuestos más absurdos son los llamados “paleo-impuestos”, o sea, residuos nunca eliminados de un pasado inmemorial.

Un ejemplo notable es la tabla que incluimos más abajo y que enumera las llamadas “cuotas” (accise en italiano) que se aplican sobre el precio de la gasolina desde hace 77 años (a partir de la necesidad de financiamiento de la guerra en Etiopía, ¡1935-1936!). La tragedia es que estos impuestos no se derogan cuando su motivación deja de existir. Son inmortales. Constituyen una especie de subterfugio siempre adoptado por nuestros gobiernos para financiar necesidades extraordinarias, como las “misiones de paz“ (en otras palabras, las guerras) y los daños causados ​​por desastres naturales (terremotos, inundaciones ..) o para enfrentar emergencias como las provocadas por la excepcional inmigración que tuvo lugar después de la crisis en Libia.

(Dicho sea de paso, el término accisa deriva del latín medieval accisia, o sea, impuesto y que, a su vez, deriva del verbo accensare, que significa “gravar”).

Conviene precisar que la accisa (impuesto especial) es una carga fiscal sobre la cantidad de bienes producidos, a diferencia del IVA (Impuesto sobre el Valor Agregado) que afecta, en cambio, su valor. Esto que significa que en Italia el precio de la gasolina, ya distorsionado por una gran cantidad de impuestos especiales, es además sujeto a un 21% adicional de IVA. En otras palabras, el conductor paga impuestos incluso sobre los impuestos! Recientemente (el sábado 11 de agosto de 2012), en plenas vacaciones de verano entró en vigor un nuevo aumento de los impuestos al combustible. Este incremento (0.042 euros / litro) se convirtió, a causa del “impuesto sobre impuesto” en 0.051 euros / litro, al aplicarse el IVA sobre el precio total + impuestos especiales.

Según el sitio PrezziBenzina el promedio nacional del precio de la “verde” es € 1.988 / litro. Se puede decir, con razón, que la gasolina vale su peso en oro. De hecho, teniendo en cuenta que 1 gr. oro tiene un valor aproximado de 33 euros, 1 gramo de oro permite vaciar al tanque poco más de 16 litros de gasolina!
Presentamos a continuación los motivos principales para la aplicación de los impuestos especiales que se siguen pagando sobre cada litro de gasolina:

 

1935

Guerra en Etiopia

€ 0,001

1956

Crisis de Suez

€ 0,007

1963

Tragedia en el Vajont

€ 0,005

1966

Inundación de Florencia

€ 0,005

1968

Terremoto en Belice

€ 0,005

1976

Terremoto en Friuli

€ 0,051

1980

Terremoto en Irpinia

€ 0,039

1983

Misión de paz en Líbano

€ 0,106

1996

Misión de paz en Bosnia

€ 0,011

2004

Renovación del contrato de los ferrocarrileros

€ 0,02

2005

Adquisición de autobuses ecológicos

€ 0,005

2011

Financiamiento para la cultura

€ 0,0071

2011

Emergencia inmigración por la crísis en Libia

€ 0,040

2011

Inundaciones en Toscana y Liguria

€ 0,0089

2011

Decreto "Salva Italia"

€ 0,082

2011

Terremoto en Emilia-Romagna

€ 0,02

2012

Adecuación precio petróleo

€ 0,51

 

Dada la actual carga tributaria, muchos empresarios han preferido "reubicar" sus empresas. Países como China, Rumania, Bulgaria, Polonia tienen tasas impositivas relativamente más bajas y costos de mano de obra inferiores. Como consecuencia de estas migraciones empresariales, los ex-empleados italianos de estas empresas se quedan sin trabajo y se vuelven, por lo tanto, desempleados en su propia patria.

Por los impuestos, también muchas filiales de empresas multinacionales en Italia están cerrando sus puertas.
Es una verdadera huida general.

Alguien, con la colaboración de las autoridades fiscales, tendrá que poner remedio a esta situación. Hay que darse prisa, sin embargo.

De lo contrario, el paso siguiente será ... la reubicación de los italianos.

 

(claudio bosio / puntodincontro / traducción al español de massimo barzizza)

_________________________

 

bullet

Haz clic aquí para leer los demás artículos de la serie Historia de palabras y italianas (y no),
de Claudio Bosio,