ITALIA NEL MONDO
 

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29 gennaio 2019 - Puntodincontro ha rivolto oggi all'On. Fucsia Nissoli —deputata eletta con Forza Italia nella ripartizione America settentrionale e centrale— alcune domande su temi di interesse per gli italiani residenti all'estero e, in particolare, in Messico.

La recente legge sulla sicurezza, cosiddetto Decreto Salvini, ha introdotto anche nuove norme concernenti l’acquisto della cittadinanza per matrimonio in cui si richiede di dimostrare che il richiedente —anche se residente all'estero— conosce adeguatamente la lingua italiana ad un livello non inferiore alla certificazione B1. Cosa ne pensa?

Dalle sollecitazioni ricevute dalla comunità italiana all’estero ho capito che tale richiesta, pur essendo giusta, crea alcuni disagi. Per tale ragione domani, dalle 15 alle 16 ora italiana, il Ministro dell'istruzione risponderà, in diretta, nell'Aula di Montecitorio, alla mia interrogazione. Potete seguirmi online: https://webtv.camera.it/home.

Sono soddisfatta che Forza Italia mi abbia dato la possibilità di una sessione di question time. Sono l'unica parlamentare eletta all’estero a farlo in questa e nella precedente Legislatura. Seguitemi domani!

Cosa pensa del testo di legge in esame al Senato che prevede una riduzione generale del numero dei parlamentari e anche di quelli eletti all’estero?

Penso che ridurre ulteriormente il numero degli eletti all’estero, mentre gli iscritti Aire aumentano notevolmente, sarebbe un vero e proprio schiaffo per gli italiani all’estero e metterebbe i parlamentari in condizioni di non poter lavorare vista la vastità delle Ripartizioni. Infatti, già oggi è praticamente impossibile conciliare il lavoro parlamentare con la presenza tra le Comunità in un territorio cosi vasto.
Significherebbe creare le basi per abolire la rappresentanza estera.

Se è comprensibile che si riducano i parlamentari eletti in Italia, da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato, all’estero una riduzione del numero attuale, che è già simbolico, è inaccettabile.

Al momento la legge è stata approvata in Commissione Affari costituzionali del Senato e spero che venga cambiata quando passerà in Aula, oppure che venga stralciata dal testo generale. In questo senso auspico che gli eletti all’estero che fanno parte della maggioranza facciano sentire la loro voce al governo e si dissocino da questa riforma.

Ridurre il numero dei parlamentari così come proposto significherebbe abolire il dibattito politico all’estero e relegare gli eletti a compiere semplicemente una mera presenza scenica senza alcuna possibilità di incidere. Una situazione peggiore di quella attuale, già di per sé difficile.

Io, comunque, per meglio lavorare come eletti all’estero, lo scorso agosto ho presentato un disegno di legge per costituire una Commissione bicamerale per gli italiani nel mondo.

Esiste la possibilità che le tre parlamentari elette nella ripartizione America settentrionale e centrale organizzino una visita congiunta in Messico per ascoltare insieme le richieste degli italiani e proporre soluzioni coordinate?

Ho da sempre auspicato una coordinazione fra noi parlamentari eletti all'estero. Le tante problematiche, irrisolte, che affliggono i nostri connazionali non hanno colore, partito o nazionalità e noi, rappresentanti dei cittadini, siamo i primi interlocutori per trovare le soluzioni adeguate e, possibilmente, immediate. Certamente ci vuole buona volontà e prospettiva.

(mssimo barzizza/ puntodincontro.mx)

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