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14 aprile 2019 - Sono 28 gradini di marmo che uniscono Roma a Gerusalemme. Formano la Scala Santa, il «santuario della Passione di Cristo». Secondo la tradizione, vi salì Gesù nel palazzo di Ponzio Pilato il giorno in cui fu condannato a morte.

Dopo 300 anni, dall'11 aprile, nel complesso monumentale in piazza San Giovanni in Laterano è visibile al pubblico nel suo stato originario, senza la protezione lignea voluta da papa Innocenzo XIII nel 1723. Era chiusa per restauri dall’estate scorsa, e resterà straordinariamente scoperta per 60 giorni, fino al 9 giugno.

Si tramanda che Gesù sia salito sulla Scala dopo essere stato flagellato, dunque avrebbe perso del sangue che sarebbe conservato in tre gradini. L’imperatrice sant’Elena, madre di Costantino, l’avrebbe fatta trasportare a Roma nel 326. Era collocata nel Patriarchium, antica sede dei Papi, fino a quando Sisto V nel 1589 la fece spostare. Il santuario di Domenico Fontana, fatto costruire dallo stesso Pontefice, contiene anche il Sancta Santorum, la cappella ricca di reliquie, per secoli oratorio privato dei pontefici. Innocenzo XIII coprì la Scala per proteggerla dal flusso di pellegrini che la percorrono da secoli. In ginocchio, così da sempre si salgono i 28 gradini, in segno di devozione e venerazione della Passione di Gesù, per espiare colpe e invocare grazie. Come è avvenuto anche ieri alla riapertura con il cardinale Angelo De Donatis.

Sotto la direzione dei Musei Vaticani i restauratori hanno portato alla luce il marmo antico, raccogliendo sotto la copertura di legno una moltitudine di biglietti manoscritti, ex voto, monete e foto lasciati dai fedeli, e ora conservati dai Padri Passionisti che dal 1853 custodiscono il Santuario per volere di Pio IX. Dopo questo temporaneo riporto all’originale, a giugno sulla Scala sarà riposizionata la copertura di assi di noce.

(domenico agasso jr / puntodincontro.mx / adattamento e traduzione in spagnolo di massimo barzizza)

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