24 dicembre 2013 -
L'infanzia di molti è stata rovinata
da un'inguaribile ambiguità: chi è
che porta i regali, Babbo Natale o
Gesù Bambino? E perché ad alcuni
vengono consegnati alla Vigilia ad
altri il 25? E chi sono quelli che
festeggiano Santa Lucia e perché?
Senza contare che i regali
comparivano in case diverse,
sparpagliati, dalla nonna, dalla zia,
dagli amici del papà, presumendo che
Babbo Natale (e gli altri)
conoscessero l'agenda degli
spostamenti natalizi di ogni bambino
del mondo. Babbo Natale è un tipo
organizzato, questo è chiaro, ma
veniamo a lui.
Il solo e unico
San Nicola
Il primo e unico Babbo Natale è il
vescovo Nicola. Nato verso il 270 a
Pàtara in Licia, la regione
dell'odierna Turchia dove si trova
Antalya (e le spiagge più gettonate),
fu eletto vescovo di Myra e divenne
presto un personaggio in odore di
santità. Di lui si dice di tutto.
Non solo combatteva povertà e
carestie, ma l'agiografia ricorda
anche come abbia placato una
tempesta in mare, resuscitato tre
scolari uccisi da un oste, salvato
tre sorelle dalla prostituzione
donando al padre tre sacchetti d'oro
da usare come dote. Quando il
vescovo muore, il 6 dicembre, alla
sua tomba di Myra i fedeli arrivano
da ogni dove e il luogo diventa
presto una meta di pellegrinaggio
riconosciuta.
Ê
il 1087, quando un gruppo di 62 marinai
baresi (tra i quali anche due sacerdoti,
Lupo e Grimoldo) partono per una spedizione
a Myra, diventata, nel frattempo, musulmana.
Il loro intento? Trafugare i resti del santo,
ormai in mano ai pagani, e farlo più
velocemente dei veneziani, partiti dalla
Serenissima con lo stesso intento, In questa
"caccia al santo" vincono i baresi. Riescono
a prendere parte dello scheletro e lo
trasportano, con tutti gli onori a Bari,
proprio quando in città si sta innalzando
una delle più grandi cattedrali romaniche
della cristianità, che viene intitolata a
Nicola e che oggi custodisce il sepolcro del
Santo.
A
Myra rimane l'antica chiesa, più volte
restaura e dove, nella cripta, è stato
ritrovato il sarcofago, spaccato sui lati
per estrarre il corpo del santo. A Bari
Nicola viene venerato il 6 dicembre, giorno
della sua morte e il 9 maggio, la data delle
traslazione. Il suo aiuto è richiesto da
tutti e per ogni necessità: le zittelle
invocano il suo aiuto girando intorno alla
colonna Miracolosa nella Cripta per trovare
marito, ma da sempre la resurrezione dei tre
scolari gli vale la fama di Santo dei
Bambini.
In Italia, dai Saturnali a Nicola
Ma facciamo un passo indietro a due antiche
feste romane. Il 17 dicembre si celebravano
i Saturnalia, in onore del dio Saturno,
festa in cui i ricchi e i poveri celebravano
insieme scambiandosi i ruoli. I poveri
vestiti da ricchi, i ricchi da poveri. Il 1
gennaio, invece si festeggiava l'inizio
dell'anno nuovo, erano le Strenne, e per
tradizione ci si cambiava dei regali. Dal
325 a Roma si attesta però anche il
radicamento della festa per la Nascita di
Gesù, il 25 dicembre. Fu questa celebrazione
cattolica a inserirsi con sempre più forza
tra i festeggiamenti pagani dei Sturnalia e
del Capodanno, quasi a prenderne il posto, e
anche se non era intenzione della
cristianità mantenere la regola dello
scambio dei regali,la tradione pagana dello
scambio dei doni, rimase salda. Ma chi era,
ormai, l'ispiratore di quei doni? Se non
erano più in favore di Saturno o nemmeno per
celebrare i frutti della terra e del nuovo
anno, si individuarono prima i Magi, poi la
Befana (l'antica Strenia romana) come fonte
di generosità, fino a quando non entrò sulla
scena storica San Nicola, il santo che
donava ai bisognosi, raffigurato con tre
sacchi d'oro o sfere d'oro in mano e che si
celebrava proprio a dicembre. Nel Mille era
lui il più amato tra i santi, non c'era gara,
e fu lui che, volente o nolente, si prese
gli onori e anche gli oneri della sua
celebrità.
I regali di Natale
Non si sa quando furono consegnati i primi
regali in nome del vescovo. Forse in Francia
nel XII secolo, mentre è testimoniato che a
Strasburgo nel 1480 un benefattore il 6
dicembre vestiva i panni di San Nicola e
faceva doni ai bambini. In Germania comparve
Knecht Ruprecht, un piccolo aiutante di
Babbo Natale, ma è la tradizione olandese
che ha posto il primo passo perché il santo
turco si trasformasse nel Babbo Natale che
conosciamo oggi.
Secondo la tradizione dei Paesi Bassi,
Sinterklaas vive in Spagna tutto l'anno e
annota sul suo libro rosso quello che di
bene o male fanno i bambini. A novembre è
pronto a partire insieme al suo aiutante,
Zwarte Piet, un piccolo servo moresco,
arriva al porto di Amsterdam e poi la notte
del 5 dicembre cavalca i cieli distribuendo
i suoi regali. Un Babbo Natale buono, ma non
solo, perché il suo aiutante ha un sacco
abbastanza grande per portar via i bambini
capricciosi.
Marketing made in Usa
Per il marketing San Nicola dovette
aspettare gli americani: portato dagli
olandesi a Nieuw Amsterdam ancora con le
fattezze del vescovo severo, ritornò da
oltreoceano nella sua versione Coca Cola,
ovvero come lo conosciamo noi. Aspetto
bonario, barbuto, rubicondo, che viaggia nel
cielo su una slitta trainata dalle renne. E
vestito in rosso e bianco. È così che
apparve Santa Calus in una pubblicità della
Coca Coca nel 1931 grazie alla penna
dell'illustratore Haddon Sundblom, che mise
insieme i ricordi di San Nicola e il
personaggio dello "spirito del Natale
presente", descritto da Chales Dickens nel
racconto Canto di Natale. Uno spirito con le
fattezze di un signor grosso, panciuto, e
vestito di verde. Con il rosso e una grande
maestria, il risultato fu perfetto.
È
lui ormai il Babbo che ha colonizzato la
storia, un
“brand”
che la società londinese Brand Finance
proprio in questi giorni (dicembre 2013) ha
stimato valere oltre mille miliardi di euro
(la mela della Apple ammonta a "soli" 63
miliardi). Piano piano einesorabilmente, nel
Novecento abbiamo lasciato gnomi, sante
lucie e gesù bambini a combattere contro il
potere dei media. Come è successo, per
esempio in Svezia, dove in origine a portare
i done era addirittura un caprone, poi uno
gnomo, e quindi Santa Claus, che il 24
dicembre, bussa alla porta e chiede: «Ci
sono bambini buoni in casa?». Immaginiamoci
la risposta...
(paola
manfredi / vanityfair.it / puntodincontro.mx / adattamento
e traduzione all'italiano
di massimo
barzizza)
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