26 novembre 2011. - Giovanni Capirossi (GC) : Filippa potresti raccontare ai
lettori di Punto d'Incontro perché hai deciso di fare la cantante?
Filippa Giordano (FG): Sarebbe troppo facile risponderti che non ho dovuto
decidere perché, fin da piccola, ho ascoltato i miei genitori che cantavano
(mia madre Alma faceva la mezzosoprano e mio padre Marcello il baritono).
La musica faceva parte della nostra vita. I versi poetici delle romanze non
sempre facili da capire, per mio fratello Giacomo e per me lo erano molto di
piu' perché i nostri genitori erano non solo ottimi cantanti ma anche
bravissimi maestri. Potrei quasi dirti che la nostra casa era come una
grande stazione radio che trasmetteva la musica piu' bella in diretta. Con
l'unica differenza che gli interpreti non erano chiusi in quella scatola
magica che é la radio ma erano lí davanti a noi, protagonisti del
palcoscenico piú bello del mondo. Per questo ti dico che non sono stata io a
scegliere la musica, È stata la musica a scegliere me.
GC : Come sai, Filippa, io sono romagnolo, della città di Faenza ma in
un'altra vita devo essere stato certamente siciliano perché ho sempre
ammirato e amato la Sicilia e la sua gente. Ammiro le montagne che scendono
fino al mare e diventano spiagge calde ed accoglienti. Ammiro i teatri ed i
templi della Magna Grecia che sembrano rappresentare e raccontare la vita
della gente e nei quali è nata la ricerca filosofica di una risposta ai
grandi interrogativi che gli uomini saggi di tutti i tempi si sono fatti con
insistenza. Le risposte diventavano pensieri profondi che, ancora oggi, ci
guidano per i sentieri della vita. Posso chiederti, carissima Filippa, che
cosa hai ereditato dalla tua Terra?
FG : Forse la voglia di diventare protagonista di questa grande ricerca
cercando risposte non nelle tregedie greche ma nei melodrammi dell'opera e
della musica di altri generi che spesso assomigliano tanto. Io non so quanto
ci riesca ma ti posso assicurare che mi sono sempre impegnata al massimo e
che non è affatto vero che sia una diva creata dalla mercadotecnia. Sono una
siciliana che quando canta fa anche l'attrice ma, soprattutto. sono una
siciliana che quando si trova su di un palcoscenico cerca di stabilire una
comunione di sentimenti con il suo pubblico. Mi piace guardare la gente
negli occhi perché gli occhi non invecchiano mai e irradiano i pensieri
profondi che nascono nel cuore e nell'anima della gente. Io cerco sempre di
cantare con il cuore in mano e di trasmettere le mie emozioni intime a chi
mi ascolta.
Quando vedo una furtiva lagrima spuntare - come dice la celebre romanza
dell'Elisir d'amore che Alan Pingarrón canterá questa sera - come prova
d'amore negli occhi di chi mi ascolta, so che il pubblico mi segue con
interesse e che sono riuscita a stabilire la "comunione" che io cerco ogni
volta che canto.
GC: Bellissime parole Filippa. Sono molto belli i tuoi pensieri ed i tuoi
sentimenti. Ma adesso ti devo fare una domanda che spero non sia indiscreta.
Perché sembri preferire la musica "pop" a quella operistica?
FG : Le domande, Giovanni, non sono mai indiscrete. Ti rispondo molto
volentieri sperando di chiarire il tuo dubbio.
Intanto chiarisco che é vero solo in parte perché io adoro anche la musica
operistica. Credo peró che spesso sia troppo difficile per il grande
pubblico. Specialmente quando viene interpretata seguendo le regole rigide e
inflessibili della tradizione e dei canoni dettati dai puristi che
vorrebbero vedere sui palcoscenici dei grandi teatri solo le grandi voci
della lirica. Personalmente non credo, per esempio, che l'uso di un
microfono o di una scenografia piú moderna tolga all'opera la sua essenza.
Anzi credo che aiuti a trasmettere alle grandi masse popolari anche la
musica colta e con maggior successo.
GC : Se capisco bene per te cantare opera con uno stile tutto tuo e
personale, non é stata una scelta obbligata dalla stesura della tua voce che
alcuni critici, che non ti conoscono bene, giudicano "piccola" per fare la
soprano ma piuttosto da una tua convinzione che cantando cosí porti l'opera
a un maggior numero di persone. Di qui credo nasca la sfida che tu lanci
oggi ai tuoi critici cantando opera nello stile tradizionale e senza
microfono.
FG : Ricordo di averti commentato che nel Concerto organizzato dalla Dante
Alighieri per celebrare il 150° anniversario dell'Unitá d'Italia, tireró
fuori la voce dal cassetto e canteró senza microfono e allo stile
tradizionale.
G.C. : Ed é proprio per questo che non canti l'Ave Maria di Schubert in
Italiano come lo facesti in Vaticano davanti a Giovanni Paolo II° ma nella
versione originale in latino?
F.G. : É proprio cosí. Davanti a Giovanni Paolo II° ho avuto l'onore di
cantarla nella bellissima versione italiana (Ave Maria, Vergin del Ciel,
Sovrana di grazie e Madre pia ecc.).
G.C. : Per finire so che ti chiederó qualcosa che non potrai fare durante il
concerto, anche perché non avrai il microfono, ma che certamente puoi fare
in questa intervista che non ti faccio nella veste di un critico d'arte né
di un giornalista ma di un amico a cui piace scrivere e lo fa cercando di
seminare parole e pensieri nel cuore dei suoi lettori.
Vorrei chiederti di dedicare l'Ave Maria che canterai questa sera a due
donne eccezionali: la Signora Yves Caligaris che compirá 96 anni il 17
dicembre e la Sig.ra Rina Pagani che ne ha compiuti 89 il 17 settembre.
Insieme a loro vorrei dedicare l'Ave Maria a tutte le mamme del mondo ma
specialmente a quelle italiane e messicane che l’ascoltano sempre con
profonda emozione ricordando alcuni dei momenti più felici della loro vita.
Loro sono le migliori amiche della Dante Alighieri e vorrei dedicare ad
ognuna di loro questa bellissima preghiera che mia madre cantava con fervore
e devozione.
Sarà una serata molto speciale perché è un concerto della Dante ed è un
omaggio del Messico all'Italia.
F.G. : Mi pare bellissimo il tuo pensiero di voler dedicare l'Ave Maria a
Yves Caligaris ed a Rina Pagani e a tutte le mamme messicane e italiane,
compresa la mia carissima mamma Alma e la mamma di Brando Bernadette.
Lo faccio con grande affetto e riconoscenza.
G.C. : Grazie Filippa. Grazie per le canzoni che ci regali ma, soprattutto,
grazie per la tua simpatia e la tua squisita gentilezza e generosità. Grazie
di aver accettato di essere, insieme ad Alan Pingarrón, la voce del "Concerto
Italia 150".
F.G. Sono io a ringraziare te e lasciami dire ai tuoi amici che da questa
sera spero diventino anche i miei amici che questo concerto mi ha offerto la
possibilitá di conoscere una bellissima persona come Te. Complimenti per le
belle attivitá culturali che promuovi e conta sempre sulla mia amicizia e
sulla mia collaborazione.
G.C.: Grazie Filippa. Sará bello camminare per le strade della vita insieme
a te. In bocca al lupo
(giovanni capirossi / puntodincontro)
***
26 de noviembre de 2011. - Giovanni Capirossi (GC): Filippa, ¿Podrías
contarle a los lectores de Punto d'Incontro, por qué decidiste ser cantante?
Filippa Giordano (FG): Sería demasiado fácil responder que no tuve que
decidir porque desde niña, escuché cantar a mis padres (mi madre Alma es
mezzo-soprano y mi papá Marcelo barítono).
La música era parte de nuestras vidas. Los versos poéticos —no siempre
fáciles de entender— para mi hermano Giacomo y para mí sí lo eran porque
nuestros padres no fueron sólo buenos cantantes, sino también muy buenos
maestros. Casi podría decirte que nuestra casa era como una gran estación de
radio que difundía la música más bella en vivo. La única diferencia es que
los intérpretes no se encontraban encerrados en esa caja mágica que es la
radio, pero estaban allí en frente de nosotros, como actores de teatro en el
escenario más hermoso del mundo. Por esta razón te digo que no fui yo quien
eligió la música, sino que ella me eligió a mí.
GC. Como sabes, Filippa, yo nací en la ciudad de Faenza, en Emilia-
Romaña, pero en otra vida debo haber sido siciliano, porque siempre he
admirado y amado a Sicilia y su gente. Admiro las montañas que descienden
hasta el mar y se convierten en playas calientes y acogedoras. Admiro los
teatros y los templos de la Magna Grecia, que parecen representar y relatar
la vida de las personas y dónde nació la búsqueda filosófica de una
respuesta a las grandes preguntas que los sabios de todos los tiempos se
hicieron con insistencia. Las respuestas se convirtieron en pensamientos
profundos que, aún hoy, nos guían por los caminos de la vida. ¿Puedo
preguntarte, querida Filippa, qué heredaste de tu tierra?
FG. Tal vez el deseo de convertirme en protagonista de esta gran búsqueda
de respuestas, no en las tragedias griegas, sino en los melodramas de la
ópera y la música de otros géneros que a menudo se parecen mucho. No sé
hasta que punto lo haya logrado, pero te puedo asegurar que siempre me he
esforzado al máximo y que no es cierto que soy una estrella creada por la
mercadotecnia. Soy una siciliana que cuando canta es también actriz, pero
sobre todo soy una siciliana que desde el escenario trata de establecer una
comunión de sentimientos con su público. Me gusta ver a los ojos de la
gente, porque los ojos nunca envejecen y reflejan los pensamientos que
surgen desde el corazón y el alma. Yo siempre trato de cantar con el corazón
en la mano para expresar mis emociones más íntimas a los que me escuchan.
Cuando veo una lágrima furtiva que aparece - como se dice en el Elixir de
amor que Alan Pingarrón cantará esta noche - como prueba de amor en los ojos
de quienes me escuchan, sé que el público me está siguiendo con interés y
que logré establecer esa "comunión" que busco cada vez que canto.
GC: Hermosas palabras, Filippa. Son muy bellos tus pensamientos y tus
sentimientos. Pero ahora tengo que hacerte una pregunta que espero no sea
indiscreta: ¿Por qué pareces preferir la música "pop" a la ópera?
FG: Las preguntas nunca son indiscretas. Te respondo con gusto, y con la
esperanza de aclarar tus dudas.
Antes que nada, quisiera dejar claro que lo que dices es sólo
parcialmente cierto porque me encanta también la música de ópera. Pero yo
creo que a menudo es muy difícil para el público en general. Especialmente
cuando se interpreta de acuerdo a las estrictas normas y tradiciones
inflexibles dictadas por los puristas a los que les gustaría ver en los
escenarios de los grandes teatros sólo las grandes voces de la ópera.
Personalmente no creo, por ejemplo, que el uso de un micrófono o una
configuración más moderna le quite esencia a la ópera. De hecho, creo que
ayuda a transmitir la música clásica a las grandes masas con mayor éxito.
GC: Si entiendo bien, para ti, el que cantes con un estilo propio y
personal no ha sido una elección dictada por las características de tu voz,
que algunos críticos, que no te conocen bien, consideran demasiado "pequeña"
para desempeñar el rol de soprano, sino más bien por tu propia convicción de
que cantando de esa forma puedes llevar la ópera a más gente. De ahí surge
el reto que creo que hoy planteas a tus sus críticos cantando sin micrófono
al estilo tradicional.
FG: Recuerdo haberte comentado que en ocasión del concierto organizado
por la Sociedad Dante Alighieri para celebrar el 150 aniversario de la
unificación de Italia, sacaré la voz del cajón y cantaré sin micrófono, al
estilo tradicional.
GC: ¿Y es precisamente por esto que no vas a cantar el Ave María de
Schubert en italiano —como lo hiciste en el Vaticano ante Juan Pablo II—
sino en su versión original en latín?
FG: Es correcto. Ante Juan Pablo II tuve el honor de cantar la hermosa
versión italiana (Ave Maria, Vergin del Ciel, Sovrana di grazie e Madre pia
etc.).
Por último, te pido algo que no podrás hacer durante el concierto, ya que
no tendrás micrófono, pero que sin duda puedes hacer en esta entrevista que
no estoy realizando como crítico de arte o periodista, sino como un amigo al
que le gusta escribir y lo hace tratando de sembrar palabras y pensamientos
en los corazones de sus lectores.
Quisiera que dedicaras el Ave María que cantarás esta noche a dos mujeres
excepcionales: a la señora Yves Caligaris quien cumplirá 96 años el 17 de
diciembre, y a la Sra. Rina Pagani que cumplió 89 el pasado 17 de
septiembre. Junto con ellas, me gustaría dedicar el Ave María a todas las
madres del mundo, pero especialmente a las mexicanas y a las italianas que
la escuchan siempre con íntima emoción recordando algunos de los momentos
más felices de sus vidas. Ellas son las mejores amigas de la Dante Alighieri
y quiero dedicar a cada una de ellas esta hermosa oración que mi madre cantó
con fervor y devoción.
Será una noche muy especial porque se trata de un concierto de la Dante y
es un tributo de México a Italia.
FG: Me parece bellísimo tu pensamiento de querer dedicar el Ave María a
Rina Pagani y a Yves Caligaris y a todas las madres mexicanas e italianas,
entre ellas a mi querida madre Alma y a la mamá de Brando, Bernadette.
Lo hago con gran afecto y gratitud.
(giovanni capirossi / puntodincontro) |