Santos Frontini.
 

13 ottobre 2012 - Pochi giorni fa, la Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist, la piccola città in cui sono nata, ha festeggiato i suoi primi 100 anni con un grande evento.

C'era molto da festeggiare, c'era una storia costruita a base di volontà proprio lì, dove tanti anni fa si auto-convocò un gruppo di immigrati che, con la forza della gioventù e lontano da casa, si unirono per costruire uno spazio diverso e difendere la loro cultura. Tra di loro c'era mio nonno, Santos Frontini.

La storia racconta che agli inizi del secolo scorso, mio nonno —nato ad Osimo (Ancona)— conobbe una bella ragazza che ogni domenica andava a dire le sue preghiere alla Vergine di Loreto. Poco tempo dopo si sposarono —ancora adolescenti—, ebbero una figlia e partirono per l'America alla ricerca di nuovi e promettenti orizzonti.


Osimo.
 

Raggiungere il porto di Genova fu, di per sé, un'avventura... e non sapevano ancora che la vera e propria spedizione sarebbe iniziata giorni più tardi, al momento dell'imbarco nella stiva di un piroscafo che prese il largo verso il Río de la Plata.

Il viaggio durò due mesi, mentre le onde cullavano la loro bambina. Mio nonno lavorò a bordo per finire di pagare i biglietti e ogni sera sognava un futuro migliore in quella specie di terra promessa che era già stata raggiunta da alcuni suoi conterranei... Sognava una terra vergine dove coltivare sogni di libertà, una terra fertile dove far crescere radici solide, una terra accogliente dove poter veder crescere i figli.

Quando penso allo sbarco, non posso evitare l'emozione: affiora dal mio bagaglio genetico la commozione di quell'istante. Buenos Aires, 1906.

L'impresa era già stata molto lunga, ma non era ancora giunta alla fine. Con due valigie e un baule di legno dove avevano rinchiuso le suppellettili della loro storia, intrapresero un viaggio di 600 km verso sud e si stabilirono in mezzo ad un paesaggio di montagna, dove l'aria era sana e limpida.

Vissero a Tornquist, coltivarono ogni centimetro del loro terreno, ebbero 9 figli e diedero vita a una famiglia italo-argentina. Amarono il Paese (giovane e ricettivo) che gli aveva dato rifugio e difesero l'importanza sociale delle istituzioni, unendosi in un'assemblea che li avrebbe rappresentati.


Tornquist.
 

Si trattava di un gruppo di immigrati quasi analfabeti, ma pensavano in grande. Venivano da un continente con migliaia di anni di storia e si erano portati dietro arte e mestieri. Erano tutti —malgrado le loro scarse risorse economiche all'arrivo in Argentina— pieni di voglia di costruire una nuova vita. Era proibito eludere il lavoro (anche quello molto pesante) e così, castigati dalla fame e lontani dalle loro famiglie di origine, edificarono insieme una grande comunità, una sorta di istituzione che li raggruppava e identificava, prestando allo stesso tempo un servizio alla società.

Brindo a tutti loro, che un giorno si avvicinarono con poche informazioni alla nave delle illusioni e sbarcarono pieni di vita, disposti ad affrontare tutto, conservando le carattische della loro cultura d'origine.

Brindo a ciò che hanno tramandato ai loro figli e a noi, i loro nipoti.

Brindo ad ogni pranzo domenicale, riuniti in famiglia attorno alla pasta fumante.

E con l'orgoglio che porto nel DNA brindo a mio nonno, Don Santos Frontini, uomo di forte personalità e carattere gentile, che seppe farsi carico due volte dell'istituzione e collaborare umilmente a favore di ciò che oggi festeggia il suo 100° anniversario: la Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist.

Complimenti a tutta la grande collettività italo-argentina e... grazie!

 

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Di Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires.

Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)

 

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Santos Frontini.

 

13 de octubre de 2012 - Hace apenas unos días, la Sociedad Italiana de Socorros Mutuos de Tornquist, la pequeña ciudad donde nací, celebró sus 100 años con un gran agasajo.

Allí había mucho que festejar, había una historia labrada con ganas; allí mismo hace muchos años se auto-convocaron un grupo de inmigrantes que, con la fuerza de la juventud y lejos de su patria, intentaban agruparse y armar una espacio diferente defendiendo su cultura. Entre ellos estaba mi abuelo don SANTOS FRONTINI

Cuenta la historia que a principios del siglo pasado, mio Nonno, oriundo de Osimo (Provincia de Ancona) conoció a una cándida joven que cada domingo iba a rezar a la Virgen de Loreto. Al tiempo y siendo todavía adolescentes se casaron, tuvieron una hija y partieron hacia “América” buscando nuevos y prometedores horizontes.
 

Osimo.
 

Llegar al puerto de Génova ya fue toda una aventura....sin saber todavía que la verdadera expedición comenzaría días después, cuando embarcaron en la bodega de un trasatlántico con destino final al mismísimo Río de la Plata.

Dos meses duró su travesía por el océano mientras las olas mecían a su pequeña niña. Mi abuelo trabajó a bordo para terminar de pagar su pasaje, mientras cada anochecer ilusionaba con un horizonte mejor, una especie de tierra prometida que ya habían pisado algunos coterráneos... una tierra virgen para labrar sueños de libertad, una tierra fértil para echar raíces sólidas, una tierra amigable para ver crecer a sus hijos.

Cuando pienso en el desembarco, no puedo evitar la emoción... siento en mi genética afectiva el desborde emocional de ese momento. Buenos Aires 1906…

La expedición ya era larguísima pero todavía no había finalizado, portando dos valijas medianas y un baúl de madera conteniendo los trastos de su historia, emprendieron un viaje de 600 Km. hacia el sur; y afincaron en medio de un paisaje serrano, de aire límpido y saludable.

Vivieron en Tornquist, cultivaron cada centímetro de tierra, tuvieron 9 hijos, y formaron una familia “Ítalo-Argentina”. Amaron el país que les dio cobijo (que era joven y receptivo) y también defendieron la importancia social de las instituciones, uniéndose en asamblea para representarse.
 

Tornquist.
 

Eran un grupo de inmigrantes casi analfabetos, pero pensaban en grande. Venían de un continente con miles de años de historia, traían artes y oficios; y si bien al pisar suelo argentino estaban quebrados económicamente, traían en su genética las ganas de una nueva vida. Estaba prohibido desestimar el trabajo (aunque fuera muy duro), estaban castigados por el hambre, estaban lejos de sus familias de origen, pero juntos armaron una gran colectividad; una suerte de institución que los agrupaba e identificaba; y que al mismo tiempo prestaba un servicio a la sociedad.

Brindo por todos ellos, que un día subieron con escasa información al barco de las ilusiones y desembarcaron llenos de vida, dispuestos a enfrentarlo todo, y conservando los modismos de su cultura natal.

Brindo por lo que transmitieron a sus hijos, y a través de ellos a nosotros, sus nietos.

Brindo por cada almuerzo de domingo, reunidos en familia entorno a la humeante pasta.

Y brindo con el orgullo viajando en mi ADN por mi abuelo, don SANTOS FRONTINI, hombre de personalidad fuerte y modos amables, que supo en dos oportunidades ponerse al frente de la institución y colaborar desde su humilde lugar en lo que hoy festeja sus 100 años “ La Sociedad Italiana de Socorros Mutuos de Tornquist”.

Felicidades para toda la gran colectividad ítalo-argentina….y gracias!

 

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De Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina).

Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal), Desde 1994 hasta 1999 se desempeño en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación.

De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.

 

(alejandra daguerre / laura barral / puntodincontro)