25
giugno
2013 - Un'antica città Maya, forse una
capitale o sede di un governo locale. È stata
scoperta nel cuore della riserva della
biosfera di Calakmul, nello Stato di
Campeche, non troppo distante da Chichen
Itzà. A indivuduarla —ormai semisommersa dal
verde, ma nella realtà estesa per 22 ettari—
un gruppo di archeologi messicani e
internazionali, guidati da Ivan Šprajc,
dell'Accademia delle scienze slovena.
Secondo le prime stime —la scoperta è stata
svelata il 20 giugno ed è delle scorse
settimane— il tutto risale a circa 1600 anni
fa, a un periodo compreso tra il 600 e il
900 d.C. Una datazione, al momento, dedotta
dalle dimensioni del sito e dalla quantità e
tipologia dei monumenti scoperti. Gli
studiosi hanno battezzato la città con il
nome di Chactún, che significa “pietra
rossa”. Situato nel sud-est del Campeche, a
110 chilometri a Est di Chetumal, è uno dei
più grandi tra quelli emersi nelle Lowland
centrali messicane. La più vicine rovine
sono quelle della piccola città di Xpujil, a
25 chilometri circa.
Il sito consta di tre complessi monumentali.
Secondo le prime osservazioni, doveva essere
la sede di un governo locale. Aveva una
popolazione di 30-40 mila abitanti. Della
struttura facevano parte 15 piramidi, una
alta 25 metri, piazze, cortili e grandi
sculture-stele di pietra riproducenti volti.
Il tutto induce a pensare che Chactún abbia
vissuto il suo massimo splendore durante il
tardo periodo classico Maya, per collassare
—i prossimi mesi ci dovrebbero dire come—
circa mille anni fa.
L'intero sito era coperto dalla giungla,
anche se vi sono evidenze di passaggi
recenti: taglialegna, estrattori di gomma
sono transitati sicuramente nella zona, ma
in apparenza 20-30 anni fa, e non più. «Ci
sono alberi tagliati, evidentemente chi è
passato di lì non ha detto nulla di quel che
ha visto». Sprajc ha raccontato di avere
sospettato la presenza di rovine osservando
fotografie aeree della zona, scattate 15 anni
fa dalla Commissione nazionale messicana per
la conoscenza e l'uso della biodiversità
(Conabio).
Lo
studioso e il suo gruppo hanno impiegato 3
settimane per creare un sentiero di 16
chilometri nella giungla, in modo da
raggiungere il sito. La mappatura dell'area
e la catalogazione dei monumenti hanno
richiesto sei settimane, dopodiché il
passaggio è stato chiuso.
L'archeologo Ivan Sprajc esamina un muro di
Chactún.
Gli studiosi sono convinti che si tratti di
una vera e propria “capitale”. Una delle
prove che adducono è la presenza di molti
campi per i giochi con la palla. Secondo
Sprajc, la “Pietra Rossa” venne abbandonata e
lasciata al suo destino intorno all'anno
1.000.
Tra le sue ipotesi, pressione
demografica, cambiamento del clima,
ribellioni o guerra. Gli studiosi sperano
che il ritrovamento porti nuove luci sulle
relazioni tra le diverse regioni dell'impero
Maya, che al suo picco ha regnato in vaste
aree dello Yucatan, del Belize, del
Guatemala e dell'Honduras. Tikal, la città
scoperta in Guatemala nel tardo
diciannovesimo secolo, aveva una popolazione
di 90 mila abitanti. Il lavoro del team
guidato da Sprajc ha avuto l'approvazione
dell'Istituto Nazionale messicano di
Antropologia e Storia ed è stato finanziato
dalla National Geographic Society e da due
compagnie europee.